Conte dovrebbe presentarsi in Parlamento lunedì e martedì prossimo per informare sulla crisi di Governo e chiedere la fiducia, con tanto di voto finale sulle risoluzioni della maggioranza: alla Camera le comunicazioni avverranno lunedì pomeriggio, mentre il Senato si dovrebbe riunire martedì mattina. Dato che vi sarà una votazione “a carattere fiduciario” – dunque palese e con appello nominale – servirà a capire il timing delle due comunicazioni per permettere le adeguate operazioni di sanificazione anti-Covid.
«Nel momento in cui bisogna restare uniti, lui sfascia. Quando c’è da correre, lui ferma tutto. Quando c’è da assumere scelte coraggiose, lui scappa. Tutto questo, per qualche titolo sui giornali. Tutto questo per puro ego, purissima vanità. Ma il percorso imboccato da Matteo Renzi è destinato all’irrilevanza politica», spiega il Movimento 5 Stelle sulla propria pagina Facebook, durissima condanna anche da Pd, LeU e da alcuni membri del Gruppo Misto che potrebbero inserirsi nella pattuglia di “costruttori-responsabili” in grado di sostituire Italia Viva di Renzi. Da Monaco, dove si ritrova ricoverato per lievi problemi di salute, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi commenta la difficile situazione che affronta il Paese dopo la crisi: «Mi preoccupo anche, di conseguenza, per il rischio che la crisi politica che si è aperta aggravi la paralisi decisionale del Paese in un momento così difficile. Qualunque sia la soluzione, è necessario attuarla al più presto, senza perdere neppure un giorno nei tatticismi della politica di palazzo».
CONTE IN PARLAMENTO PER LA CRISI
Niente dimissioni formali, ma sì al passaggio in Parlamento: è questo l’esito del brevissimo colloquio avvenuto al Colle tra Conte e Mattarella questo pomeriggio, sul tavolo ovviamente la crisi di Governo con l’uscita di Renzi. «Il Presidente del Consiglio ha quindi illustrato al Presidente della Repubblica la situazione politica determinatasi a seguito di tali dimissioni ed ha rappresentato la volontà di promuovere in Parlamento l’indispensabile chiarimento politico mediante comunicazioni da rendere dinanzi alle Camere», scrive il comunicato ufficiale del Quirinale, senza riportare ulteriori commenti da parte del Presidente Mattarella che «prende atto degli intendimenti così manifestati dal Presidente del Consiglio dei Ministri».
Il passaggio al Colle è dunque spiegato formalmente dalla presa in carico ad interim dei due Ministeri lasciati vacanti da Italia Viva: «Il Presidente della Repubblica ha firmato il decreto con il quale, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, vengono accettate le dimissioni rassegnate dalla sen. Teresa Bellanova dalla carica di Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali – il relativo interim è stato assunto dal Presidente del Consiglio dei Ministri -, dalla prof. Elena Bonetti dalla carica di Ministro senza portafoglio e dall’on. Ivan Scalfarotto, Sottosegretario di Stato», conclude il Colle. Secondo diversi retroscena attorno al Palazzo, con la scelta di “parlamentizzare” la crisi (senza ancora però sapere le date e le modalità, ndr) non solo Conte sposa la linea del Pd ma dà l’impressione che i famosi “costruttori” (o “responsabili”) possano essere la vera strada per superare l’impasse.
CONTE SALE AL QUIRINALE
A quasi 24 ore dalla crisi di Governo aperta da Matteo Renzi, il Premier Giuseppe Conte è arrivato al Quirinale per l’incontro formale con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: diversi gli scenari in atto, ma le dimissioni si avvicinano sempre di più dopo la frattura ormai insanabile all’interno dell’esecutivo Conte-bis. Tanto dal Pd quanto dal M5s, riuniti nei rispettivi organi direttivi questo pomeriggio, emerge un doppio monito assai simile: «Sì va avanti con Conte» e «basta Renzi, Italia Viva è irresponsabile».
Si aggiunge alle prospettive della maggioranza sulla crisi di Governo anche la posizione netta e ferma del Centrodestra unito (Salvini, Meloni, Tajani e Lupi riuniti a Roma fino alle ore 16): «Non c’è più tempo per tatticismi o giochi di potere: il centrodestra unito, prima forza politica del Paese, aspetta da ieri che Giuseppe Conte venga in Parlamento a prendere atto di una crisi conclamata. L’Italia, il Parlamento e il Presidente della Repubblica meritano rispetto. La situazione è drammatica: Conte non può far finta di niente». Le carte dei partiti sono esposte, manca ancora l’indirizzo di Palazzo Chigi con il Premier Conte che ha ancora non ha sciolto i dubbi né sulle dimissioni al Quirinale né sull’informativa in Parlamento sullo stato della crisi. «Le maggioranze in un sistema non più bipolare si cercano e si costruiscono in Parlamento, è già avvenuto due volte in questa legislatura», ha spiegato il Ministro della Cultura Dario Franceschini, durante l’ufficio politico del Pd riunito al Nazareno. «Non c’è niente di male nel dialogare apertamente e alla luce del sole – ha concluso il capodelegazione Dem- con forze politiche disponibili a sostenere un governo europeista in grado di gestire l’emergenza sanitaria, il Recovery e di approvare una legge elettorale su base proporzionale».
PD E M5S: “BASTA RENZI”
Tutto in silenzio da Palazzo Chigi dove si sta decidendo la linea da tenere nei prossimi giorni decisi sulla crisi di Governo: andare al Quirinale per le dimissioni o resa dei conti in Parlamento, in entrambi i casi (e nei 6 scenari che indichiamo qui sotto, ndr) il Governo Conte-2 è sostanzialmente finito e le dichiarazioni di Pd e M5s ancora questa mattina vedono di difficile ricucitura dello strappo renziano. «Capigruppo al Senato aggiornata alle 17. Tutti i gruppi d’accordo sulla parlamentarizzazione della crisi. Confermata anche capigruppo del 19 sullo scostamento», sostiene il capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci.
Fonti di Governo alle agenzie riportano della possibilità di intervento di Conte in Aula non prima della prossima settimana, con il Cdx che invece spinge per affrettare i tempi, in alternativa andare subito a Elezioni. Sui social le Ministre renziane mostrano gli scatoloni fatti e le dimissioni così confermate, mentre il senatore Iv Davide Faraone ribadisce «C’è una crisi, due ministre si sono dimesse e il premier non vuole andare oggi al Colle e non vuole venire in Senato. C’è ancora una Costituzione in questo Paese o un Dpcm l’ha cancellata?». Il Partito Democratico ha riunito l’ufficio politico per il pomeriggio per fissare la linea con cui dettare l’agenda nei prossimi giorni: secondo le prime anticipazioni che filtrano dal Nazareno, si va verso l’appoggio a Conte e contro Renzi, con lo spettro del voto che si avvicina dato che i “responsabili” sarebbero difficile da trovare al Senato. «L’Italia rischia così di essere macchiata in modo indelebile da un gesto che considero irresponsabile e che, come avevo anticipato, divide definitivamente le nostre strade», attacca Di Maio in un lungo post su Facebook dove invoca l’appello ai “costruttori Ue” per salvare questo Governo.
LA CRISI DI GOVERNO È APERTA
La crisi di Governo si è aperta dopo un mese di “minacce” e ultimatum, ma dopo la mossa di ieri di Matteo Renzi – che ha fatto dimettere le Ministre di Italia Viva – ora il caos regna sovrano in Parlamento: il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte non è salito al Colle ieri sera, pur confermando durante il Consiglio dei Ministri le dimissioni di Teresa Bellanova e Elena Bonetti. «Italia Viva si è assunta la grave responsabilità di aprire una crisi di governo – ha esordito Giuseppe Conte in CdM – sono sinceramente rammaricato, e credo di potere interpretare anche i vostri pensieri, per il notevole danno che si sta producendo per il nostro Paese per una crisi di governo nel pieno di una pandemia e di una prova durissima che il Paese sta attraversando. Se un partito fa dimettere le sue ministre, questo non può essere considerato un fatto estemporaneo, non si può sminuire la gravità di questa decisione».
Dopo la salita al Colle ieri pomeriggio per valutare assieme a Mattarella l’apertura di un patto di fine legislatura aveva inizialmente fatto pensare ad una soluzione più pacifica della crisi, ma Renzi ha lanciato il guanto di sfida con un discorso durissimo contro Conte e il portavoce di Palazzo Chigi Rocco Casalino. Seppur non ha chiuso del tutto ad una nuova maggioranza con le medesime forze, sembra difficile che il leader di Iv possa continuare a stare sullo stesso tavolo dell’attuale Presidente del Consiglio.
CAOS IN PARLAMENTO: CDX CHIEDE INFORMATIVA CONTE
Sembra dunque Conte orientato ad andare in Aula ripetendo la “mossa” avvenuta nell’agosto 2019 contro un altro Matteo, in quel caso Salvini e la sua Lega dimissionaria dal Governo Conte-1: fonti governative all’Adnkronos riportano di un Conte furioso per l’uscita di Renzi, così come per Zingaretti e Di Maio che hanno definito Italia Viva degli «irresponsabili che hanno fatto un errore gravissimo e un danno per il Paese in piena pandemia». La situazione è molto delicata e al momento la crisi di Governo potrebbe avere il suo approdo naturale in Parlamento: dopo l’approvazione del Dpcm, dello scostamento di bilancio e del Decreto Ristori 5 (con i voti di Renzi garantiti anche ieri da Italia Viva su questi provvedimenti) si potrebbe giungere alla resa dei conti in Aula, con la maggioranza che cerca il sostegno di un nuovo gruppo parlamentare (i “responsabili” di cui da giorni si parla) per sostituire i renziani.
L’alternativa per Conte è quella di andare al Quirinale per rassegnare le dimissioni e “sperare” nel reincarico dello stesso Mattarella per cercare una nuova maggioranza in Parlamento con incarico ufficiale. Nel frattempo stamattina i lavori di Camera e Senato sono stati interrotti delle opposizioni che hanno legittimamente chiesto l’intervento in Aula di Conte per informare sulla crisi di Governo, sostenuti dai Presidenti Fico e Casellati che hanno convocato la conferenza dei capigruppo per stabilire un calendario dei prossimi “step”. Il presidente della Camera Fico ha detto all’Ansa che contatterà personalmente il presidente del Consiglio Giuseppe Conte «per riferirgli della richiesta avanzata dai gruppi parlamentari di venire a riferire in aula sulla situazione determinata dalle dimissioni dei ministri di Italia viva».
I 6 SCENARI PER UN NUOVO GOVERNO
Mentre dunque si prepara la venuta di Conte in Parlamento nei prossimi giorni, restano aperte tutte le ipotesi plausibili per “risolvere” la crisi di Governo: sono in tutto 6, compreso il ritorno alle urne qualora non emergessero possibilità di accordi per proseguire e concludere la Legislatura nel 2023. In primis, la possibilità che non cambi praticamente nulla: gli animi si placano e il Governo Conte-bis potrebbe rimanere tale con Italia Viva e magari un rimpasto di alcuni Ministri e un programma di riforme stabilito e concreto. Resta però difficile pensare ad una ricucitura tra Conte e Renzi e dunque il secondo scenario vede un Conte-ter senza Italia Viva e con i “responsabili” che al Senato potrebbero far mantenere la maggioranza: l’ipotesi non piace al Colle che avrebbe già fatto sapere che in questo caso servirà un nuovo gruppo parlamentare definito e non senatori “sparsi”. Terzo scenario è quello di mantenere la stessa maggioranza ma cambiando il Premier, con le ipotesi che riguardano i nomi Pd di Lorenzo Guerini, Dario Franceschini, Roberto Gualtieri o dei M5s Luigi Di Maio e Roberto Fico; se però tutte queste ipotesi non fossero credibili/sostenibili, allora entrerebbe in campo il Presidente Mattarella con le due “carte” in mano. O il Governo istituzionale a guida stabile di Mario Draghi, con appoggio esterno eventuale di Lega e Forza Italia (no Meloni), oppure un Governo istituzionale di “scopo” che traghetti il Paese verso le urne: si fa il nome di Marta Cartabia o Carlo Cottarelli, con l’appoggio di tutte le forze in Parlamento (in questo caso anche FdI si è detta d’accordo). Da ultimo, se tutti i precedenti 5 scarni non fossero applicabili, il ritorno alle Elezioni anticipate prima di luglio diventerebbe realtà: dopo scatta il semestre bianco prima dell’Elezione al Colle, dove Mattarella non può sciogliere le Camere per Costituzione.