“Se passa la mozione di sfiducia a Bonafede si apre una vera crisi, non c’è dubbio”. Così si è espresso Graziano Delrio, capogruppo del Pd alla Camera, che ha aggiunto: “I senatori di Italia Viva spero non si facciano tentare, non avrebbe alcun significato per il Paese in un momento così difficile. Confido che le cose si sistemeranno dopo l’intervento del ministro”. L’appuntamento, nell’aula del Senato, è per oggi alle 9.30. Riusciranno il ministro della Giustizia e il governo a superare indenni le due mozioni di sfiducia presentate dal centrodestra e da +Europa? Quanto è stabile il governo Conte? E c’è qualcuno che sta pensando seriamente a un rimpasto di governo, come ha consigliato il sindaco di Milano, Beppe Sala? “Assumersi l’onere di una crisi – risponde Fabrizio d’Esposito, notista politico del Fatto Quotidiano – in un momento in cui il paese sta affrontando un sacco di problemi – una ripartenza lenta dopo il lockdown, una drammatica crisi economica, un decreto Rilancio da 55 miliardi da varare – facendo cadere Bonafede per la questione delle scarcerazioni e la polemica con Di Matteo, mi sembra un suicidio”.



Sul caso Bonafede oggi verranno presentate due mozioni di sfiducia. Rischia solo Bonafede o anche il governo rischia davvero qualcosa? Potrebbe cadere sotto il fuoco amico di Renzi e Italia Viva?

La questione delle scarcerazioni è abbastanza seria, anche se le responsabilità dirette del ministro sono quasi zero, visto che il pasticcio lo hanno fatto i magistrati di sorveglianza. Detto questo, però, ancora una volta tutto verrà piegato al tornaconto personale di Renzi.



In che senso?

Pur non avendo mai fatto mistero del suo garantismo – e ricordiamoci che l’emergenza coronavirus ha messo in quarantena anche il nodo della prescrizione -, penso che Renzi stia giocando la solita partita e che Conte non abbia tutti i torti a pensare che sia un bluff. Renzi non vorrà certo intestarsi la caduta del governo.

Delrio però ha detto che se passa la mozione di sfiducia a Bonafede si apre la crisi di governo. Il rischio c’è?

Questo è un governo che ha un equilibrio talmente fragile, che non reggerebbe nemmeno la forza di un mini-rimpasto. Figuriamoci se dovesse cadere Bonafede, che è anche il capodelegazione del M5s al governo. Ci sarà fibrillazione, sì, saranno meno di 24 ore abbastanza lunghe e tormentate, ma alla fine Renzi non ha alternative: manterrà in vita il Conte 2.



Che cosa glielo fa pensare?

Tante cose, a partire dal fatto che la sua è stata una scissione parlamentare: i numeri che ha in Parlamento non corrispondono a quello che lui rappresenta nel paese, cioè meno del 2%. E siccome sono convinto che se questo governo cade, il voto anticipato è molto più probabile che un governissimo, penso che Renzi tutto voglia tranne che fare un azzardo.

A che cosa mira Renzi? Cosa potrebbe chiedere in cambio del salvataggio di Bonafede?

Renzi potrebbe mettere sul tavolo proprio la questione della prescrizione e anche un problema di riequilibrio all’interno del governo, perché dentro Italia Viva scalpita con forza Maria Elena Boschi, a cui sta stretto il ruolo di capogruppo. Le piacerebbe avere un posto al sole al governo, ma sono restio a credere a questa ipotesi. È più una battaglia personale della Boschi.

Di rimpasto però si parla da qualche giorno e ieri lo ha consigliato a Conte anche il sindaco di Milano. C’è qualcosa che bolle in pentola?

Tutt’al più movimenti minimi, si registra una certa insoddisfazione del Pd per la Catalfo e per la Pisano.

Ma Renzi non potrebbe infilarsi nella partita puntando magari – come si dice – alle Infrastrutture?

Vedo più un problema di interlocuzione fra Italia Viva, che vuole pesare di più, e il premier Conte. A mio avviso a Renzi, sempre attento ai ministeri dove si fanno gli affari, conviene di più chiedere un cambio di premier che un rimpasto.

Tra Pd e M5s chi potrebbe aiutare Renzi a far cadere Conte?

In queste settimane si è vociferato molto sulle ambizioni di Franceschini, ma lui in pubblico e in privato ha confermato che non ha alcuna intenzione di sostituire Conte.

Pare che abbia l’appoggio anche del Vaticano…

Troppo facilmente si tende a includere il Vaticano tra i poteri forti che determinano un premier. La candidatura Franceschini è più un disegno in testa a Renzi: voleva dare al Pd la premiership proprio per avere un cambio di governo. Renzi è imprevedibile, ma non ha fatto bene i conti.

Con chi?

Con la vera linea di Zingaretti, che vuole andare al voto. Magari lo dice per impaurire chi vuole destabilizzare il governo, però a lui convengono le elezioni, perché ha un partito che è stabilmente sopra il 20% e a soli 4-5 punti dalla Lega, a sua volta in calo, e si trova con un M5s che non si schioda dal 14-15%. Con il voto Zingaretti avrebbe un ricambio dei gruppi parlamentari e si sbarazzerebbe di Renzi per sempre.

Il governissimo?

Nessuno ha un governissimo già bell’e pronto. E tutta questa corsa al governissimo, tranne Renzi o Giorgetti, non la vedo, così come non vedo tutti questi congiurati che hanno già infiocchettato il governo Draghi o un governo tecnico.

E Mattarella?

Aspetterà almeno tre mesi perché evolvano le condizioni per un governo alternativo: è un realista e non un interventista come Napolitano. Ma non credo a piani alternativi: o si va avanti con il governo Conte oppure, se cade, si va al voto anticipato.

Superato lo scoglio di oggi, quale sarà il prossimo ostacolo su cui può andare a infrangersi il Conte 2? Le rivolte sociali che covano adesso sotto la cenere?

Vediamo. L’Italia ha attraversato altri momenti molto difficili e la crisi può arrivare per inerzia, però dipende dall’entità delle proteste. Certo, è un governo che non ha una tenuta politica stagna, ma credo sia destinato a durare un altro po’.

Finora il governo è sopravvissuto sull’assunto: tutti tranne Salvini. È ancora valido questo presupposto di sopravvivenza del governo?

Salvini non è più forte come una volta, faceva spavento prima della pandemia. All’opposizione è meno efficace, ma la rabbia sociale può essere una prateria per Salvini. È in calo, ma non lo darei per morto.

Il recente accordo Merkel-Macron con il piano da 500 miliardi per la ricostruzione dell’Europa quanto ossigeno dà al governo e allo stesso Conte?

Il Parlamento europeo ha votato una risoluzione per un fondo da 2mila miliardi, ora siamo a 500. L’importante è che si faccia presto. Non è una questione di cifre, di Mes, di Recovery fund e altre tecnicalità, ma di tempi. La tenuta di Conte dipende dalla tempestività con cui questi soldi arrivano a famiglie e imprese, si devono dare garanzie subito. Quando arrivano? Si rendessero disponibili dopo l’estate, potrebbe essere troppo tardi. È la vera scommessa del governo: non è più l’ora degli annunci, dei decreti e delle trattative con l’Europa. Adesso bisogna mettere la liquidità sul tavolo.

Altrimenti?

Se il paese esce male dall’estate, ci ritroviamo di nuovo con la Lega al 30%.

(Marco Biscella)