RAGGIUNTO IN SPAGNA L’ACCORDO PER IL GOVERNO DI SINISTRA: AMNISTIA PER PUIGDEMONT, SCOPPIA LA RIVOLTA
Dopo settimane di trattative in Spagna, è stato raggiunto l’accordo per il terzo Governo Sanchez tra il Psoe e il partito secessionista catalanista Junts per Catalunya, guidato dall’ex Presidente della Generalitat Carles Puigdemont: nonostante la vittoria del Partito Popolare di Albert Nunez Feijóo, l’area conservatrice non è riuscita a trovare i numeri per una maggioranza stabile in Parlamento dando così a socialisti e sinistra la possibilità di formare un Governo pur avendo perso le Elezioni della scorsa estate.
Il banco di prova per il Governo Sanchez sarà ora la discussione in Parlamento il 15-16 novembre ma dovrebbe essere una mera formalità, mancando ormai solo l’intesa con i nazionalisti baschi del Pnv per un voto di astensione in grado di far nascere l’esecutivo. In termini di numeri, il Psoe ha 121 seggi ai quali si aggiungono: 31 della coalizione di sinistra Sumar, 7 di Erc (partito catalanista di sinistra), 6 di Bildu (partito radicale basco), un deputato di Bng (partito galiziano) e i 7 di Junts. Insieme raggiungono i 173 seggi ma la maggioranza è fissata a 176, perciò Sanchez dovrà ottenere anche i 5 voti del Pnv, il partito nazionalista basco.
La situazione in queste ore in Spagna è però ad altissima tensione: una delle principali condizioni per l’appoggio esterno dei catalani al Governo Sanchez è infatti l’impegno del Psoe a promuovere la legge sull’amnistia a favore degli indipendentisti catalani coinvolti nel referendum illegale del 2017, Puigdemont in primis. Questo ha fatto scattare la protesta di Pp e Vox che da giorni scendono in piazza a Madrid per protestare contro la mossa spregiudicata della sinistra di Sanchez, nel combinato disposto di amnistia per Puigdemont e addirittura possibilità di un nuovo referendum sull’indipendenza della Catalogna. Il Centrodestra accusa il Premier di volere un “golpe” contro la Costituzione, ai danni dell’unità della Spagna: la presidente della Comunità di Madrid, Isabel Diaz Ayuso, dichiara che l’accordo tra PSOE e Junts significa “entrare in una dittatura“: «Nel momento in cui un governo è esecutivo, legislativo e giudiziario, è una dittatura. I grandi dittatori della storia si intrufolano attraverso i parlamenti». Ad aggiungere ancora più tensione al clima difficile presente in Spagna, si segnala l’orrendo attentato avvenuto stamane a Madrid ad Alejo Vidal Quadras, l’ex leader popolare catalano e co-fondatore di Vox: due uomini in moto gli hanno sparato al volto, perforandogli la mascella.
PUIGDEMONT, IL LEADER CATALANO INDAGATO DURANTE LA TRATTATIVA CON SANCHEZ
Nell’accordo siglato tra Puigdemont e Sanchez, oltre appunto alla possibilità che Junts convochi un nuovo referendum sull’indipendenza della Catalogna, e oltre al trasferimento del 100% della giurisdizione fiscale alla Catalogna (secondo un modello simile a quello attualmente in vigore nei Paesi Baschi), si prevede che il Partito socialista promuova una legge di amnistia che, se sarà approvata in Parlamento, «bloccherà i processi in corso sul referendum del 2017 e annullerà le condanne già emesse per tutti gli indipendentisti catalani coinvolti», fra cui appunto Puigdemont.
Tra l’altro nei giorni caldi della trattativa fra catalani e Psoe, sul presidente Puigdemont si è abbattuta una nuova grana giudiziaria: il giudice istruttore Manuel García-Castellón ha aperto un’indagine contro l’ex leader della Generalitat nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto “Tsunami Democratic”, la piattaforma che al tempo promosse l’indipendenza della Catalogna e che è accusata da tempo per reati di terrorismo. Un vasto rapporto della Guardia Civil spagnola avrebbe infatti scoperto come il gruppo “Tsunami” avesse in programma di «sovvertire l’ordine costituzionale e contribuire all’effettiva indipendenza della Catalogna dopo il fallimento del referendum del 1 ottobre 2017».