Il governo inglese neo eletto di Sir Keir Starmer, ha fatto sapere che non presenterà alcuna opposizione circa l’emissione del mandato di arresto da parte della CPI, la corte penale internazionale, nei confronti di Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano. Come ricorda Sky News Uk, ad inizio 2024 il procuratore Karim Khan KC aveva chiesto che venissero emessi due mandati di arresto, uno appunto per il primo ministro di Israele e l’altro per Yahya Sinwar, leader di Hamas, entrambi per crimini di guerra.



Una vicenda che il precedente governo inglese, quello conservatore di Rishi Sunak, aveva contestato, esponendo la propria disapprovazione e appoggiando il primo ministro di Tel Aviv. Situazione che evidentemente è cambiata con l’arrivo del premier Starmer e a riguardo un portavoce dell’esecutivo ha fatto sapere che il governo attuale non prenderà in considerazione la posizione del precedente esecutivo, sottolineando comunque che la decisione del governo Starmer non rappresenta ne una obiezione ne tanto meno un avvallo al mandoto di arresto nei confronti del primo ministro Netanyahu.



STARMER: “NON SI OPPORRÀ A MANDATO D’ARRESTO DI NETANYAHU”. PERCHÈ ERA STATO EMESSO

“Il governo crede fermamente nello stato di diritto e nella separazione dei poteri”, ha aggiunto un portavoce dell’esecutivo. Secondo Karim Khan, il mandato d’arresto verso Netanyahu era stato emesso perchè “dobbiamo dimostrare collettivamente che il diritto internazionale umanitario, principio fondamentale della condotta umana durante i conflitti, si applica a tutti gli individui e si applica in egual modo alle situazioni affrontate dal mio ufficio e dalla corte. In questo modo dimostreremo concretamente che la vita di tutti gli esseri umani ha lo stesso valore”.



La decisione era stata ovviamente criticata dal ministro Netanyahu, che aveva spiegato di aver respinto “con disgusto” il paragone che il procuratore dell’Aja aveva fatto fra Israele e Hamas. Quando era stato emesso il mandato d’arresto, inoltre, il primo ministro Sunak aveva spiegato che l’azione della CPI non sarebbe stata utile per raggiungere il cessate il fuoco, o liberare gli ostaggi, o ancora, far arrivare aiuti umanitari, così come effettivamente è stato.