Mentre Luigi Di Maio agita lo “spettro” di un governo tecnico per scacciare il rischio di una crisi ma il governo Lega-MoVimento 5 Stelle può dormire sonni tranquilli? Stando alle elaborazioni del Corriere della Sera la maggioranza non è così salda come si potrebbe pensare. Il governo si regge infatti su tre soli voti di vantaggio. La maggioranza è diventata ancora più risicata dopo il passaggio di Paola Nugnes dal Movimento 5 Stelle al Gruppo misto. I gialloverdi rischiano soprattutto al Senato, dove la maggioranza Lega-M5s arriva a quota 164 ma il quorum della maggioranza relativa è di 161. Dal canto suo Luigi Di Maio ha già annunciato che i due seggi vacanti saranno assegnati a M5S e Lega: dunque si andrebbe a + 5 sul quorum, ma il fatto che dall’inizio della legislatura i pentastellati abbiano già perso per strada 12 parlamentari non depone a favore di un esecutivo di lungo respiro. (agg. di Dario D’Angelo)
DI MAIO, “SE CADE IL GOVERNO NUOVI MONTI”
In una lunga intervista al Corriere della Sera, il vicepremier Luigi Di Maio per la prima volta avanza una sorta di “minaccia-avviso” all’intero Governo, tanto la Lega quanto le varie anime del M5s, leggasi Di Battista e Fico: dietro allo spettro di una imminente crisi a Palazzo Chigi, non vi sarebbe solo il problema della procedura d’infrazione bensì anche il timore di un Governo tecnico che potrebbe sorgere al posto dell’esecutivo Conte per evitare di andare alle urne nel pieno del periodo atto alla formulazione della Manovra di Bilancio. Questa sera nel Vertice di Governo a tre con Di Maio, Salvini e Conte si parlerà ancora di Autonomia e di Flat Tax e sicuramente sul tavolo verranno trattati anche le diverse strategie per produrre una “tregua armata” onde evitare tanto la procedura quanto nuovi Governi tecnici. Almeno questo è il piano lanciato da Di Maio oggi nell’intervista al CorSera: «Il Governo dura altri quattro anni. Chi lo fa cadere si prende una bella responsabilità, perché significherebbe far tornare il Pd insieme ad altri Monti e altre Fornero. Ci vuole coraggio per far ripartire il Paese. Se si tratta di tagliare il cuneo fiscale e creare decine di migliaia di posti di lavoro bisogna andare avanti».
DI MAIO, IL M5S E IL GOVERNO TECNICO
Un avviso chiaro e forte sicuramente a Salvini – una sorta di “allarme” sui possibili piani di Giorgetti in asse con il Colle, come ben spiega oggi su Il Sussidiario il nostro Lao Xi dalla Cina – ma un piano di convincimento anche per la tenuta della base M5s. Della serie, “mi criticate e volete far fuori ma attenzione perché dopo non ci saranno elezioni ma nuovi Governi tecnici”. Non tutti però dentro il M5s sembrano aver serenamente accettato il nuovo “piano di rilancio” del leader e Ministro del Lavoro: in primis Di Battista che continua ad insistere nel voler abbandonare la Lega per “tornare alla purezza delle origini”, ma oggi a tuonare è anche la semi-dissidente interna, la senatrice Elena Fattori. «Macché, questo favore io non glielo faccio. Sarebbero troppo felici. Sono dispettosa», spiega la senatrice annunciando di non voler fare come l’amica Paola Nugnes, uscita dal Movimento qualche giorno fa: «Di Maio non è in grado di mediare mi sembra evidente. Nel momento in cui si mette in contrapposizione con Di Battista, o perde l’anima ambientalista spingendo ad andare via Paola Nugnes. Uno sforzo di mediazione non c’è stato. Posso testimoniarlo». Secondo la Fattori, intervistata da Repubblica, «Di Maio fa di tutto per dividere, poi chiede di compattarsi […] dovrebbe dare spazio a tutte le anime, anziché tentare di negarle come ha fatto finora. Bisogna cambiare lo statuto. È un sistema troppo verticistico, in cui decide tutto il capo politico».