Ieri ultima giornata di trattative fra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico per provare a trovare un’intesa per un nuovo governo. Da oggi, infatti, inizierà la seconda torna di consultazioni che si chiuderà domani e al termine delle quali il presidente Mattarella deciderà il da farsi: affidare l’incarico al nuovo esecutivo giallo-rosso, oppure, indire nuove elezioni. L’Intesa fra Dem e Pentastellati sembrerebbe possibile, ma nelle ultime ore sono emerse alcune dichiarazioni che fanno capire quanto l’accordo non sia proprio così vicino. “C’è ancora molto da fare”, fonti del Pd, mentre dal Movimento 5 Stelle fanno sapere “Parlano solo di ministeri”. Quindi il partito a cui capo vi è il ministro Di Maio ha mandato un messaggio: “È un momento delicato e chiediamo responsabilità ma la pazienza ha un limite. L’Italia non può aspettare, servono certezze”. La sensazione è di essere vicini ad una resa dei conti, ed entro domani si capirà se potrebbe nascere un nuovo governo o meno. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



QUI IL CALENDARIO DELLE CONSULTAZIONI DA MATTARELLA

GOVERNO PD-M5S, CONTE PREMIER?
Dalle 21 in poi a Palazzo Chigi è previsto e atteso il vertice a “tre” tra Luigi Di Maio, Nicola Zingaretti e Giuseppe Conte: questa la vera novità del giorno che già fa intuire come la possibilità di una nascita del Governo Conte “bis” sia molto vicina e con nodi da limare ma nessun ostacolo insormontabile. Dopo il brevissimo incontro tra il Segretario dem e il leader M5s questo pomeriggio aveva fatto in un primo momento pensare a trattative più “frenate”, con addirittura fonti del Nazareno che parlavano di «non sciolto il nome sulla premiership». Poco dopo era stato però lo stesso Zingaretti dal Nazareno a commentare «Leggo molti retroscena, alcuni non veritieri, il confronto è partito è un fatto positivo per dare un governo di svolta»; a seguire un importante intervento del 5 Stelle Giuseppe Brescia (presidente della commissione Affari Costituzionali) «il nome di Giuseppe Conte alla guida del nuovo governo è imprescindibile. Garantisce rispetto a livello internazionale e rappresenta una risorsa da non perdere in una situazione caotica creata da Salvini che ha messo il Paese a rischio recessione». A quel punto arriva la conferma del vertice in serata a Palazzo Chigi – preceduto da due mini vertici Orlando-Zingaretti e Di Maio-Conte per prepararlo – per dirimere ogni possibile limatura sulla nomina di Giuseppe Conte come Presidente del Consiglio anche nel più che probabile Governo Pd-M5s che potrebbe nascere nei prossimi giorni. A commento di tutta la trattativa arriva poi in serata anche la conferenza stampa di Matteo Salvini tutt’altro che allegro dal Senato dove denuncia il “ribaltone”, ad ulteriore riconferma che l’ipotesi elezioni anticipate sembra essere tramontata definitivamente: «Se vuoi fare il cambiamento non puoi governare col Pd, con Renzi, Lotti, Prodi e compagnia […] per anni il Pd ha detto l’esatto contrario dei Cinquestelle. Se la famosa discontinuità avesse il volto di Conte che ha firmato il dl sicurezza, gli italiani hanno chiaro il ribaltone».


VERSO L’OK AL CONTE BIS

È durato circa 30 minuti il secondo faccia a faccia tra Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti avvenuto a Palazzo Chigi e senza finora dichiarazioni ufficiali rilasciate: secondo fonti informate in Parlamento tramite diverse agenzie, la trattativa procede spedita e l’accordo di Governo Pd-M5s potrebbe essere davvero vicino. Secondo l’Ansa però il M5s sarebbe intenzionato a verificare sulla piattaforma Rousseau il giudizio degli iscritti al Movimento in merito all’ipotesi di alleanza col Partito Democratico, anche se la data della consultazione al momento non sarebbe ancora stata fissata. Sul Premier Conte ormai sembra che il Pd abbia ceduto, mentre su altri punti (commissario Ue, Ministeri delicati e road map su economia e infrastrutture) ancora non è chiaro a che punto siano giunte le iniziali trattative di questi giorni sul tavolo “incrociato” di Pd e Movimento 5 Stelle. Monta intanto l’ira del Centrodestra e con un Salvini insolitamente in “silenzio” ci pensa Giorgia Meloni a far sentire tutta la propria contrarietà alla direzione che sta prendendo la rotta politica di queste ore: «Dobbiamo essere pronti a mobilitarci, non solo con la petizione per chiedere le elezioni e che in poche ore ha raccolto già 50 mila firme. Se necessario scenderemo in piazza: dobbiamo far sentire la nostra voce perché un altro governo fatto solo per massacrare gli interessi e i diritti degli italiani non ce lo possiamo permettere», spiega la leader di Fratelli d’Italia.



RUMORS SU PATTO PD-M5S: “DESISTENZA ALLE REGIONALI

Secondo Affari Italiani – che cita fonti qualificate delle trattative sul Governo Pd-M5s – un accordo tra dem e grillini sarebbe stato trovato e nelle prossime ore verrà comunicato direttamente al Capo dello Stato: «Zingaretti ha accettato Conte Premier e nell’accordo è previsto anche un patto di desistenza per le prossime Elezioni Regionali tra pentastellati e democratici», riportano i rumors dei colleghi di Affari. Intanto una novità fondamentale è arrivata dal Quirinale: è uscito il calendario delle consultazioni da Mattarella che riflette il modello “extra large” su due giorni, il che potrebbe essere un “sintomo” dello status positivo delle trattative fra Pd e M5s verso la formazione di un nuovo Governo che possa dunque porre fine alla crisi e scongiurare lo scioglimento delle Camere e le Elezioni anticipate. Si parte domani alle ore 16 con le cariche dello Stato e i gruppi misti di Camera e Senato: il giorno dopo al mattino LeU e Fratelli d’Italia, mentre nel pomeriggio dalle 16 in serie ci saranno Pd, Forza Italia, Lega, M5s.  È al momento ancora in corso il vertice dei “big” M5s con Casaleggio e Di Maio e per questo motivo Zingaretti sta attenendo al Nazareno comunicazioni e appuntamenti dai possibili nuovi alleati di Governo.

PATTO M5S-PD: SCADENZA DEL COLLE ALLE ORE 19

È tempo di scadenze, col tempo verso le consultazioni che si fa strettissimo: alle 15 inizia il vertice dei “big” del Movimento 5 Stelle, mentre intanto proseguono i tavoli interni al Pd per presentare contenuti e nomi ai rivali grillini nell’ormai decisivo vertice in previsione questa sera tra Di Maio e Zingaretti (anche se non è stato precisato né il luogo né tantomeno l’ora). Importanti novità arrivano però dal Colle del Quirinale, dove il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sta attenendo segnali distensivi dai partiti per provare a metter fine a questa anomala crisi di Governo: i leader dei partiti dovranno comunicare le loro indicazioni al Quirinale entro le 19, in modo da permettere al presidente della Repubblica Sergio Mattarella di stilare il calendario della consultazioni (così riporta l’Ansa in merito a qualificate fonti parlamentari). Nel frattempo il Partito Democratico ha convocato per domani alle ore 18 la Direzione Nazionale con all’ordine del giorno ancora la “crisi di Governo”: nella convocazione giunta ai vari membri del Pd, si avverte che l’orario potrebbe essere aggiornato alla luce degli sviluppi della crisi, ovvero a seconda delle eventuali convocazioni delle consultazioni al Quirinale con il Capo dello Stato. Da ultimo, la Lega mette in chiaro i suoi ultimi tentativi di far desistere il M5s dall’accordo con il Pd: «C’è l’ok a parlare con Di Maio nel momento in cui lo stesso Di Maio dovesse chiederci di fare lui il premier. E quindi siamo disponibili a ragionare su quella che sarà la nuova compagine di governo», sottolinea il Ministro Gianmarco Centinaio.

TRATTATIVE GOVERNO: VERTICE DI MAIO-ZINGARETTI IN SERATA

Quella “lieve” apertura registrata questa mattina da Zingaretti viene confermata e “ampliata” dai suoi capogruppo Marcucci e Delrio, sempre uscendo dal Nazareno nel giorno decisivo della trattativa Pd-M5s. «Conte bis? Non ci sono veti, vogliamo parlare di contenuti» spiega il capogruppo uscendo dalla sede del Pd. Mentre si attende il vertice in serata tra Zingaretti e Di Maio – con il Colle alla “finestra” per capire il grado di trattative e di conseguenza il calendario delle consultazioni di domani – saranno vertici incrociati tra “big” del M5s e parallelamente le ultime riflessioni in casa dem. Dopo pranzo si riunirà lo “stato maggiore” del Movimento 5 Stelle, una settimana dopo quello di Bibbona: Di Maio vedrà dunque Fico, Di Battista, Paola Taverna, Davide Casaleggio e forse anche Beppe Grillo anche se per ora il fondatore non è ancora giunto a Roma. Si scalda la Lega che con Matteo Salvini su Facebook non ritiene ancora chiusa la possibilità di un nuovo accordo gialloverde – «ma mai col Pd» – mentre Renzi insiste nel rilanciare l’assoluta necessità di far partire un Governo per lasciare fuori il leader della Lega «L’Europa deve cambiare linea economica adesso. In Germania arriva la recessione: l’export non basta. Brexit sarà un disastro per tutti. Lo scontro tra Usa e Cina ci vede alla finestra. Ora è tempo di investimenti, non di austerity. Se manda a casa Salvini, Italia torna protagonista. Adesso». Da ultimo, importanti per capire il livello del “secondo forno” sono le parole del Ministro Centinaio, leghista doc: «Noi ci siamo per parlare di cose concrete. Vogliamo sederci attorno ad un tavolo, fare autocritica, vedere cosa si può portare a casa del contratto di Governo, vedere i 10 punti di Di Maio che sono quasi tutti punti del contratto. Il Movimento 5 Stelle ci conosce e sa quanto siamo simili a loro, soprattutto nel fatto di considerarci delle persone normali e non dei fenomeni».

ZINGARETTI “APRE” AD UN CONTE BIS

Non lo ha detto ufficialmente ma in qualche modo si può leggere “tra le righe” di quanto appena spiegato da Nicola Zingaretti fuori dal Nazareno – dopo la riunione con i capigruppo Delrio e Marcucci e alcuni vertici del Pd – come Giuseppe Conte potrebbe essere “accettato” dai dem se il M5s si ponesse nella posizione di disponibilità e senza veti. «Sono e rimango convinto che serva un governo per questo Paese, un governo di svolta», ha detto il Segretario Pd poco fa fuori dalla sede, aggiungendo «Voglio difendere l’Italia dai rischi che corre, che vuol dire anche difendere le idee, la dignità i valori e la forza del Pd. Bisogna ascoltarsi a vicenda, le ragioni degli uni e degli altri e mi auguro che nelle prossime ore ci sia la possibilità di farlo, finora non era avvenuto». Il Movimento 5 Stelle ha smentito un incontro nel pomeriggio tra i rispettivi capigruppo per la trattativa di Governo, mentre è atteso il vertice da “resa dei conti” tra Di Maio e lo stesso Zingaretti per provare ad aprire definitivamente le porte alla trattativa e convincere magari così Mattarella a concedere ancora dell’altro tempo per la formazione del nuovo Governo. Nel frattempo, in giornata sono previsti diversi incontri tra i “big” del Movimento per decidere la linea da tenere: Casaleggio, Grillo e forse anche Di Battista saranno i nomi che Di Maio vedrà nelle prossime ore prima di sedersi al tavolo con il Segretario del Pd.

NUOVO GOVERNO O ELEZIONI: DOMANI LE CONSULTAZIONI

36 ore per un accordo: non è un titolo di un film d’azione con Liam Neeson, ma il tempo che Mattarella ha concesso a Pd e M5s (e forse anche Lega) per concludere le trattative sul nuovo Governo che possa evitare il ricorso alle Elezioni anticipate, “minaccia” che resta fissa come una pistola puntata alla tempia di Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio (più sul secondo potremmo dire, ndr). Sono previsti per oggi gli ultimi incontri decisivi tra dem e grillini per provare a trovare un patto sui contenuti che “medino” tra i 5 punti (+ 3) di Zingaretti e i 10 elencati da Luigi Di Maio durante le consultazioni della scorsa settimana. Ecco, consultazioni: in giornata dovrebbe essere stilato il calendario del Colle e dalla tempistica offerta si potrà già intuire un anticipo della decisione. Se saranno trattative di una giornata sola potrebbe voler dire che il tempo per le elezioni sarà più vicino, con il Quirinale che potrebbe aver colto una difficoltà insormontabile per costruire una maggioranza stabile in Parlamento; se invece saranno due giorni allora i margini per trovare un Premier incaricato che verifichi poi la stessa maggioranza in Parlamento si farebbero più vicini. I nodi intanto sono sempre due: il Premier, con Giuseppe Conte ribadito ieri da Luigi Di Maio che resta «l’unico nome del M5s» (e sul quale Zingaretti ha già storto il naso, ndr) e il “forno della Lega” che resta aperto quantomeno per una parte dei parlamentari grillini che vedono di cattivo occhio l’accordo con il Partito Democratico.

TRATTATIVA GOVERNO PD-M5S: GLI ULTIMI SCENARI IN 36 ORE

«Noi siamo pronti a fare la nostra parte per un governo nuovo e di svolta, anzi la stiamo facendo mettendo a disposizione le nostre idee. Ma occorre un confronto, non siamo disponibili ad essere presi in giro o solo ad accettare diktat o niet via Twitter. Non è cosi che si governa un grande Paese», si apre così la giornata di trattative con Zingaretti che su Twitter ribadisce quanto detto ieri in conferenza stampa. La trattativa di Governo con il M5s deve partire dai contenuti e non dai veti: il messaggio è rivolto tanto a Di Maio quanto alla maggioranza del M5s che chiede garanzie ai piddini oltre che l’adesione ad un Conte “bis” (o “2” come vorrebbe si chiamasse il direttore del Fatto Marco Travaglio, ndr). Le premesse di queste ultime ore non rassicurano il Colle, specie dopo quanto detto poco fa dal senatore M5s Gianluigi Paragone «Nel caso di accordo con la Lega resto nel gruppo parlamentare M5s. Nel caso di un accordo con il Partito democratico vediamo. Lo voglio vedere questo governo». Secondo Repubblica, mentre i tavoli incrociati Pd-M5s arriveranno nel pomeriggio, sarebbe in agenda un incontro tra Di Maio e Salvini per capire se vi sia la possibilità di una alternativa come più volte tentato dal vicepremier leghista in questi giorni, nell’intento esplicito «farò di tutto per evitare il ritorno di Renzi e Boschi al Governo». Dopo il vertice con Salvini, il leader M5s incontrerà anche Zingaretti e in serata potrebbero comunicare il responso della giornata di trattative. Ore decisive, ore “fragili”, ore di scacchi e attese: domani pomeriggio è stata fissata la Direzione Nazionale del Pd chiamata o per ratificare l’intesa con i M5s o per prendere atto del fallimento e quindi, con ogni probabilità, delle Elezioni anticipate.