«Voglio darvi una buona notizia, dopo le proteste dei cittadini nelle piazze e sui social la Lega ha ceduto sul taglio dei parlamentari, una riforma del MoVimento 5 Stelle e che il Paese aspetta da anni. Settimana prossima tagliamo 345 parlamentari», è la prima replica di Luigi Di Maio dopo la bagarre avvenuta in Senato per la mossa spiazzante del vicepremier Matteo Salvini. «Per quanto riguarda il voto, il MoVimento 5 Stelle è nato pronto, ma è il Presidente della Repubblica il solo ad indicare la strada per le elezioni. Gli si porti rispetto», conclude un Di Maio al momento “frenato” dalla volontà della Lega di andare a Elezioni anticipando però il taglio dei parlamentari per “togliere” l’alibi di un Governo di transizione tra M5s e Pd. Il Senato intanto, votando contro le mozioni volute dal Centrodestra sull’accelerare la crisi di Governo si è di fatto riaggiornato al prossimo 20 agosto quando Conte entrerà a Palazzo Madama per le sue finora “misteriose” comunicazioni: M5s, Pd, LeU e Autonomie votano insieme contro le proposte del centrodestra di mettere ai voti nei prossimi giorni la mozione di sfiducia a Conte. Questo significa che a Palazzo Madama esiste da oggi una nuova maggioranza, di fatto però già “disinnescata” al momento dall’intervento di Salvini che non togliendo i suoi Ministri dal Governo e proponendo di votare assieme a M5s e altri partiti il taglio dei parlamentari (qui spieghiamo nel dettaglio la strategia del leader leghista sulla legge voluta dal M5s, ndr). La linea di Salvini invece è ben più chiara: ultima votazione assieme ai grillini sul taglio dei parlamentari, le Camere sciolte dopo le dimissioni di Conte (entro fine agosto) e nuove elezioni in ottobre per poter avere il tempo di produrre la Manovra di Bilancio nei tempi consentiti dalla legge (ovvero entro il 31 dicembre 2019). Uscendo dal Senato dopo il suo intervento, Salvini ha ribadito «Anche con il taglio dei parlamentari si può votare entro ottobre con la legge attuale: non c’è nessun problema, lo dice l’articolo 4 della riforma stessa. Il taglio entra in vigore nella legislatura successiva».



SALVINI IN CONTROPIEDE “OK TAGLIO PARLAMENTARI, POI ELEZIONI”

«Non si disturbino i poveri parlamentari a Ferragosto, sia mai…», inizia così l’incendiario discorso in Senato di Matteo Salvini prima del voto sul calendario della crisi di Governo. «Cosa c’è di più bello di voler dare la parola al popolo; capisco Renzi, fossi in lui mi agiterei nella medesima maniera come fa allora, lui piuttosto che mollare la poltrona sta qui col vinavil sulla poltrona per non andare alle urne», continua il leader della Lega che poi cala l’asso improvviso «Ho sentito l’amico e collega Luigi Di Maio ribadire di voler tagliare i parlamentari e poi andare subito al voto: io rilancio, anticipiamo questa riforma e poi elezioni. Chiudiamo in bellezza, noi ci siamo per tagliare quei seggi: affare fatto. Mio mandato non lo rimetto a Renzi ma solo agli italiani». La Lega chiede dunque di anticipare la mozione sul taglio dei Parlamentari per “lasciare con il cerino in mano” il Pd che era pronto al Governo di transizione con il M5s proprio sul taglio dei parlamentari. Non solo, annuncia di non voler ritirare i Ministri della Lega anche perché dopo quest’annuncio Salvini di fatto non fa cadere il Governo fino a che non vi sarà il taglio dei parlamentari richiesto dal Movimento 5 Stelle (cui dunque spetterà la replica per capire come calendarizzare la crisi, ndr). «Non si è mai visto un fascista che vuole dare la parola al popolo per andare alle Elezioni, mettetevi d’accordo tra di voi: tutte le imprese e gli imprenditori di questo Paese ci chiedono di andare al voto subito, “meglio il voto invece che accordicchi improduttivi’. Faccio appello a quest’aula, possiamo avere posizioni diverse e potete rimproverare tantissimo a me visto che faccio tantissimi errori: mai paura di ascoltare la gente, questa è l’unica cosa che vale», continua Salvini tra ali di insulti e “buffone” dai banchi del Pd. In chiusura ecco l’affondo del vicepremier leghista, «capisco la disperazione di chi fa guerra al suo partito, ma così Renzi ha la coscienza sporca e ha paura del voto degli italiani. Chi non vuole le Elezioni è perché ha paura di dare la parola agli italiani».



APPELLO DI RENZI AL M5S (E AL PD)

«Il governo del cambiamento è fallito. Ho fatto un appello al M5s per salvare le istituzioni», ha spiegato così Matteo Renzi nella conferenza al Senato che anticipa di fatto il voto sul calendario della crisi di Governo che vede ora la posizione chiara dell’ex Premier. «Se si va a votare non so se il Pd prende il 25% ma so che l’Iva va al 25% ed è un disastro per il Paese, è sicura la recessione […] Da ex presidente del Consiglio ho voluto lanciare un appello alle forze politiche che oggi ha lo spazio per poter essere accolto. Toccherà ai segretari di partito e ai capigruppo vedere come ma è evidente l’occasione, testimoniata dal voto sul calendari», conclude l’ex Segretario del Pd. Renzi lancia messaggi al M5s per un Governo di transizione che eviti il voto subito e la salita di Salvini a Palazzo Chigi: «Non darò alibi a nessuno per fare saltare l’accordo che il tabellone di Palazzo Madama mostrerà essere possibile» – ed è un messaggio a Zingaretti – «Contro la deriva del Papeete c’è la democrazia parlamentare». La Direzione del Pd è stata convocata per il 21 agosto prossimo ma Renzi non ci sarà «non mi interessano le diatribe interne al Partito Democratico». Sul fronte Lega, salta l’incontro odierno tra Berlusconi e Salvini ma non è detto che possa avvenire già questa settimana, una volta visto il calendario della crisi di Governo come verrà approntato dal Senato questa sera.



L’APPELLO DEI SINDACATI AL GOVERNO

Crisi Governo, ore caldissime in attesa del voto del Senato sul calendario. Si moltiplicano le voci su un possibile accordo di legislatura tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle e, dopo l’apertura di diversi esponenti dem al dialogo, il segretario Nicola Zingaretti ha evidenziato: «E’ il momento dell’unità e dell’allargamento delle forze per proporre un’alternativa al paese». In attesa della conferenza stampa in programma alle 17.30, Matteo Renzi è tornato ad attaccare la Lega: «Salvini ha chiesto il voto in Aula. Ma è stato un errore clamoroso perché se si vota Salvini perde. Lo conosco e credo che Capitan Fracassa stia cercando una scusa per non votare. Farà di TUTTO per non votare. Perché il tabellone dei risultati di oggi gli farà molto male. Molto». Netta la presa di posizione di Cgil, Cisl e Uil in una nota congiunta: «C’è bisogno di risposte immediate, di un Governo nel pieno delle sue funzioni e non si possono più aspettare le alchimie della politica», riporta Sky Tg 24. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

CRISI GOVERNO, NODO BERLUSCONI

Sono ore di profonda tensione in Senato per il voto sul calendario della crisi che si staglia nella prima serata di stasera: il Pd è diviso sulla scelta di seguire Renzi nell’accordo con i M5s (che però rifiutano la “mano” dell’ex Premier e sono disposti a parlare solo con Zingaretti, ndr) o di andare subito alle urne per “liberarsi” delle quote renziane in Parlamento. Di contro, il M5s resta “fratturato” sull’opportunità di un Governo istituzionale per portare a termine il taglio dei Parlamentari o stracciare tutto e andare al voto magari con Conte candidato al posto di Di Maio. Ma il vero nodo di tutto, ad oggi, è un Silvio Berlusconi che vale il 6-8% nei sondaggi ma conta moltissimo negli equilibri e nei possibili voti dell’attuale Parlamento dove conta ancora diversi senatori e deputati: «Berlusconi e Salvini si incontreranno dal notaio per rispolverare una vecchia alleanza in bianco e nero. Per tornare al passato. Cosa succederà con questo accordo? Salvini svenderà la Lega a Berlusconi – come fece Bossi nel 1996 – e Berlusconi svenderà i suoi attuali parlamentari in cambio di qualche poltrona per i big di partito», attacca Di Maio su Facebook. Intanto da Forza Italia arriva la linea contraria a qualsiasi ipotesi di accordo con Matteo Salvini che comporti una lista elettorale unica; questo ripeterà oggi Berlusconi al leader leghista nel vertice per un accordo stipulato in ottica di Elezioni anticipate post-mozione di sfiducia al Premier Conte. Dal Pd intanto Franceschini spinge per accordo con M5s, «Bettini indica un percorso difficile ma intelligente che credo valga la pena provare a percorrere. Sarà pieno di insidie e potremo provarci solo con un patto interno al Pd: lavorare tutti come una squadra, unita intorno al segretario». Intanto Renzi in Senato, parlando della possibile scissione, glissa così «Potrei dire che il tempo è galantuomo, avevamo ragione noi. Se ho preso una posizione chiara è perché sono preoccupato per i conti pubblici e per le famiglie. Le discussioni interne al Pd, i retroscena, a me non interessano e non mi riguardano. Quando ci sarà da dire qualcosa lo diremo chiaramente».

SALVINI “RENZI CON M5S? UNA TRUFFA AGLI ITALIANI”

È il giorno dei verdetti dove molto se non tutto di delineerà: come ha detto provocatoriamente Giorgia Meloni questa mattina, «La crisi di governo sta prendendo una piega che non mi piace neanche un po’. Andare a votare in Senato sul calendario significa consentire le prove tecniche di inciucione». Il voto al Senato avverrà attorno alle ore 19, con la possibilità di una “prova generale” per un possibile Governo di transizione a guida M5s-Pd-LeU per evitare il voto subito e la vittoria quasi certa del Centrodestra a traino Lega-Salvini. Secondo il leader del Carroccio «Renzi di nuovo al governo grazie ai 5 Stelle? Una truffa contro gli italiani, una vergogna». La pronta replica arriva dal Movimento sempre questa mattina, tramite una nota pubblica sul Blog delle Stelle «Dopo essere tornato a casa ad Arcore, accolto da Berlusconi e Meloni, Salvini ha obbedito immediatamente al primo diktat: salvare le poltrone dei politici con i loro stipendi d’oro da 14mila euro al mese». Prima del voto Matteo Renzi dovrebbe tenere una conferenza stampa per illustrare la sua proposta per l’impasse della crisi di Governo, anche se nel Pd arrivano messaggi contraddittori in merito: «Oggi come oggi non ci sono le condizioni per portare avanti un altro governo con questo Parlamento; la prospettiva più probabile sono le elezioni politiche. Non so cosa debba dire oggi Renzi, credo che la prospettiva con i Cinque Stelle non abbia i numeri in Parlamento e credo che Renzi abbia a cuore quanto me l’unità del partito. Mi auguro che quello che dirà sarà orientato a tenere unito il Pd perchè più saremo in forma più saremo utili agli Italiani», fa sapere Paola De Micheli, vice di Zingaretti alla Segreteria Pd, ospite della Speciale GR1 sulla crisi di Governo.

CALENDARIO CRISI GOVERNO: OGGI IL VOTO IN SENATO

La crisi di Governo, le possibili Elezioni anticipate o addirittura un Governo “tecnico” (o “istituzionale”) che vedrebbe assieme Pd-M5s-Leu uniti contro Salvini (e per rimandare il voto): gli scenari che si aprono nella caldissima giornata di oggi al Senato sono molteplici ma riassumibili così per tutti i partiti alle prese con la svolta decisiva. Spingere verso le urne, con Salvini-Berlusconi-Meloni pronti a raccogliere una possibile vittoria larga e un nuovo Governo entro metà novembre, oppure rimandare il tutto spingendo per un Governo di larghe intese che coinvolgerebbe renziani, Sinistre, Autonomie, fuoriusciti da FI e Movimento 5 Stelle pronti a tagliare il numero di parlamentari, approntare il referendum e comporre la Manovra di Bilancio che eviti l’aumento dell’Iva e l’esercizio provvisorio. I nodi sono tanti, gli attacchi incrociati pure ma Salvini si dice certo della saggezza di Mattarella: «è evidente che non c’è un’altra maggioranza. Il taglio dei parlamentari è un ‘Salva-Renzi’. Fino all’anno prossimo non si potrebbe più tornare al voto, e la coppia Renzi-Boschi (che ha sempre votato contro) salverebbe la poltrona. Capito? Una volta mandati a casa questi sciagurati, non solo tagliamo poltrone ma anche stipendi», spiegava ieri sera il vicepremier che ha dato il là alla crisi di Governo. Le strade in campo sono due e si sono viste ieri durante l’infuocata conferenza dei Capigruppo in Senato: votare subito la mozione di sfiducia al Premier Conte il 14 agosto prossimo – scelta votata da Lega-Forza Italia-Fratelli d’Italia – oppure attendere le comunicazioni di Conte in Senato per il prossimo 20 agosto, viatico ad un possibile nuovo Governo di transizione (ma non solo) con in campo M5s, Pd, LeU e Autonomie.

VOTO IN SENATO: I NUMERI E LE POSIZIONI

Che sia il 14 agosto o il 20 agosto, i numeri in Aula al Senato per la mozione di sfiducia al Governo Conte offre scenari e numeri alquanto “imprevedibili” che affollano i retroscena in queste ore. Stando ai dati raccolti da Ansa e Repubblica, qualora le truppe del Centrodestra fossero al gran completo potrebbero contare su 136 voti (Lega, FI, FdI) a cui si aggiungono i due del Maie per i 138 potenziali voti contro il Governo gialloverde. Salvini ieri sera si è detto disponibile a ritirare tutti i 7 ministri dall’esecutivo onde rispondendo all’attacco di Luigi Di Maio che lamentava una mozione di sfiducia «contro un Governo di cui ancora fa parte». Il fronte opposto avrebbe ad oggi la maggioranza, se vi saranno le truppe al completo: «107 i senatori 5S, 51 quelli Pd e una decina quelli del Misto, fra cui i 4 senatori di LeU, per un totale di 168 voti», calcola Repubblica. Restano i 6 voti delle Autonomie che però ieri hanno fatto capire come la direzione da prendere sia più quella renziana-M5s che non la linea sovranista del Cdx. Resta il nodo “assenze” come denunciato ieri dal Pd, con una convocazione in extremis non attesa fino all’altro ieri che ha fatto gridare allo “scandalo” e all’accordo tra Casellati e Salvini per stringere i tempi sulla crisi di Governo. Da ultimo, secondo regolamento, «se dovesse mancare il numero legale la seduta potrebbe essere convocata ogni 20 minuti fino a 4 volte nello stesso giorno, per poi essere rinviata al giorno successivo, ripartendo dallo stesso orario».

LE TAPPE E LE DATE DALLA CRISI FINO ALLE ELEZIONI

Dopo il caos generato ieri in Conferenza dei Capigruppo e con il prevedibile clima di tensione anche oggi in Senato per il calendario della crisi, le tappe (e le conseguenti date) che accompagneranno il Paese verso le prossime Elezioni anticipate potrebbero e dovrebbero essere stabilite con chiarezza solo dal Capo dello Stato Sergio Mattarella. Se infatti sceglierà la strada del Governo tecnico, il voto non sarà prima del 2020 (e potrebbe anche andare oltre fino al 2022, momento in cui si dovrà votare il suo successore al Quirinale), ma se l’opzione delle Elezioni anticipate sarà quella adottata dal Presidente della Repubblica allora i momenti da cerchiare in rosso nel calendario saranno pressa a poco i seguenti. Il 20 agosto dovrebbe tenersi il voto sulla sfiducia a Conte che a quel punto potrebbe salire al Quirinale per dimettersi. Tra il 21 e il 22 agosto Mattarella dovrebbe tenere le rapide consultazioni, con il 23 che invece sarà il giorno nel quale il Presidente nominerà un mandato esplorativo a qualche incaricato di spicco; in alternativa, scioglierà immediatamente le Camere indicendo elezioni anticipate. Entro fine agosto dovrà allora firmare il decreto ufficiale di indizione delle Elezioni, con 45-70 giorni di range validi per poter convocare le urne: secondo l’Ansa il 27 ottobre potrebbe essere la data buona per le nuove Elezioni, con il 15 novembre che potrebbe essere il giorno del nuovo Governo, laddove vi sia una maggioranza stabile uscita dalle urne. Entro il 31 dicembre il Governo deve approvare la Legge di Bilancio in Parlamento per evitare l’aumento dell’iva e l’esercizio provvisorio.