Nuovo scontro tra Regione Veneto e governo, ma stavolta l’emergenza coronavirus non c’entra nulla. L’oggetto della “contesa” è la nuova facoltà di Medicina e Chirurgia che l’Università di Padova ha deciso di attivare a Treviso, dal prossimo anno accademico, con un finanziamento di 1.570.000 euro all’anno per l’impiego di 18 professori associati, 20 docenti a contratto e 2 unità di supporto. È durata poco la soddisfazione dopo l’approvazione all’unanimità in Consiglio regionale lo scorso 7 aprile, perché il governo ha impugnato la legge davanti alla Corte Costituzionale. E ciò perché «una norma in materia sanitaria viola la competenza riservata al legislatore statale in materia di determinazione dei Livelli essenziali di assistenza». Per il governo, inoltre, questa legge si pone in contrasto col principio di copertura finanziaria e con quelli fondamentali in materia di tutela della salute e di coordinamento della finanza pubblica. In altre parole, il governo sostiene che un corso di laurea non sia materia della Sanità ma della Pubblica Istruzione, ambito di competenza statale, quindi non delegato alle Regioni neppure nel 2001 con la riforma del titolo V della Costituzione che riconosce le autonomie locali.



GOVERNO IMPUGNA LEGGE VENETO PER FACOLTÀ MEDICINA

Il governo sostiene anche che il corso di laurea non debba essere finanziato con i soldi della Sanità perché si tratta di quello di Medicina e Chirurgia. Il Trentino, dove invece è riconosciuta la delega alla Pubblica Istruzione, paga infatti col proprio bilancio il nuovo corso di laurea in Medicina programmato dall’Università di Verona sul territorio. E poi questa mossa riduce la disponibilità finanziaria del servizio regionale sanitario. Ma c’è anche un’altra motivazione, di stretta attualità. L’aumento delle immatricolazioni provocherebbe un aumento della capacità formativa dell’Ateneo, che quindi rischierebbe di non coordinarsi con le disposizioni statali sulla definizione del fabbisogno di dirigenti medici. Quindi, verrebbero “sfornati” troppi medici, accentuando il disallineamento tra il numero degli studenti ammessi a frequentare i corsi di laurea in Medicina e Chirurgia e quello dei medici ammessi alla formazione specialistica. Ne parla Il Gazzettino, spiegando che si tratta di un problema noto e grave, causato dall’imbuto formativo dovuto all’insufficienza di borse per le scuole di specializzazione.



GOVERNO VS VENETO, ZAIA PRONTO A BATTAGLIA

Un errore di forma, dunque, che rischia di far saltare la legge. Visto che il termine per il ricorso scade il 16 giugno, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia vuole confrontarsi con il governo in questi dieci giorni per escludere la battaglia legale. Quindi, più che la giustizia, la politica può trovare una soluzione. «È un’autentica doccia fredda, siamo profondamente stupiti e delusi. Spero che si trovi una soluzione. Fatico a capire il senso dell’impugnativa, perdere quest’opportunità sarebbe una sconfitta per tutti», la reazione di Rosario Rizzuto, rettore dell’Università di Padova. Il governatore della Regione Veneto promette battaglia: «Ho appreso con stupore che l’impugnativa è stata chiesta dai ministeri della Salute e dell’Economia». Si è quindi consultato con Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali. «Mi auguro che ci sia la possibilità di sedersi a un tavolo per evitare il prosieguo dell’impugnativa. Se così non fosse, ricorreremo nelle sedi appropriate per difendere le nostre buone ragioni».

Leggi anche

Maurizio Lupi e Letizia Moratti, ‘primarie’ Centrodestra per sindaco Milano/ Comunali 2026: tutti gli scenari