IL PRESIDENTE DI FEDERACCIAI CRITICA L’UE “GREEN”: “STANNO UCCIDENDO L’INDUSTRIA”
Nonostante qualche recente passo indietro operato sul Green News Deal europeo, l’impianto della Commissione Ue sui temi ambientali e industriali rischiano di portare il Vecchio Continente verso una lunga crisi se non viene interrotto quanto prima il percorso “anti-industriale”: ne è convinto Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, patron di Duferco e uno dei candidati alla guida di Confindustria. Intervistato da “La Verità” l’imprenditore genovese si “confessa” come puro europeista e proprio in forza di questa convinzione le critiche da porre contro Bruxelles sono diverse: «se l’Europa non cambia c’è il rischio che muoia».
C’è un forte problema di strategia, sottolinea ancora Gozzi, non solo di singoli provvedimenti da modificare ma proprio un “vulnus” culturale a livello generale: «pensiamo di essere i primi della classe», ma l’Europa con i numeri attuali non può affatto ritenersi tale. India, Cina e Usa ci stanno superando, riflette il n.1 di Federacciai, con gli ultimi 15 anni che hanno visto tante occasioni perdute e non sfruttate. «Non abbiamo approfittato dei tassi bassi e dei prezzi dell’energia abbordabili per fare riforme e crescere», attacca “mister” Duferco.
GOZZI: “NON SIAMO I PRIMI DELLA CLASSE, ESTREMISMO IDEOLOGICO SULL’AMBIENTE”
La cosiddetta “sindrome da primi della classe” denunciata da Gozzi comporta di fatto il pensare di poter risolvere i problemi dell’ambiente «con un estremismo ideologico privo di razionalità che sta distruggendo intere filiere a partire da quelle dell’automotive». Il presidente di Federacciai si fa ancora più specifico quanto individua nell’assoluta “ideologia green” uno dei problemi che hanno portato la situazione attuale a questi livelli: «si è sposato acriticamente un estremismo globalista-mercatista per cui può succedere di parlare con i dirigenti dell’Antitrust Ue che ti spiegano che se si perdono posti di lavoro per le politiche sulla siderurgia non c’è problema, tanto poi quei posti si creeranno altrove. E ha portato alla prevalenza della finanza sull’industria».
Gozzi boccia sonoramente anche il sistema Cbam, ovvero il meccanismo che applica una tassa sul carbonio alle importazioni di alcuni prodotti, che ha contribuito ulteriormente ad affossare il livello industriale siderurgico europeo: «quelle norme prevedono di come i produttori debbano fare la tracciatura dei fornitori dei fornitori per poter verificare l’effettivo contenuto di carbonio rispetto ai beni che compriamo», ma non solo, si stabilisce anche una riduzione delle agevolazioni per gli altiforni europei. Questo porta alla lunga ad un mercato europeo che si sposta verso la siderurgia secondaria, quella ad arco elettrico che però non riesce a produrre l’acciaio usato richiesto nell’automotive.
Si tratta di un altro favore alla Cina, secondo il presidente Gozzi: «Stiamo creando l’ennesima dipendenza strategica per il futuro dell’industria Ue. E facciamo tutto con le nostre mani». Il leader di Federacciai si augura che il 9 giugno prossimo con le Elezioni Europee si possa cambiare tanto, se non tutto: «questa è l’Europa della Vestager e di Timmermans che rappresentano l’emblema degli errori di cui le parlavo prima: il mercatismo-globaista da una parte e l’ideologia irrazionale green dall’altra».