Frutta e verdura sono diventate merce rara (e cara) per i sudditi di Sua Maestà Carlo III. I cittadini britannici devo infatti fare i conti con due problemi stringenti: la mancanza di disponibilità di questi prodotti e l’esplosione dei prezzi. A salire sul banco degli imputati è in primo luogo il clima, ovvero le basse temperature registrate in Spagna e Marocco, principali Paesi fornitori. Gli assortimenti provenienti da questi territori latitano, tanto da indurre quattro catene di supermercati come Asda, Morrisons, Tesco e Lidl ad annunciare l’introduzione di un razionamento per alcuni alimenti tra cui pomodori, cetrioli, lamponi e altri tipi di verdura, acquistabili fino a un limite di tre confezioni per cliente.



Ma va detto che questo già critico scenario è complicato anche dalle difficoltà che emergono sul fronte interno: le associazioni di categoria, infatti, sottolineano come diversi agricoltori locali abbiano visto diminuire il numero di prodotti coltivati a causa del forte aumento dei costi dell’energia. E non va dimenticato neppure che questi stessi rincari non si limitano al mercato britannico, ma toccano anche gli agricoltori esteri da cui il Paese tradizionalmente di rifornisce. Il risultato è un aumento dei listini che ha indotto alcune insegne britanniche a scremare la lista dei prodotti venduti. Infine, alla lista delle cause va aggiunta anche la mancanza di manodopera legata a vario titolo alla Brexit: all’appello nel settore mancherebbe circa 1,2 milioni di lavoratori.



Ma non è tutto. Perché la carenza di ortaggi non si fa sentire soltanto nei supermercati. Secondo quanto pubblicato da The Guardian, investe anche i ristoranti italiani in terra inglese, costretti a razionare i pomodori, ad aumentare i prezzi e in alcuni casi a eliminare completamente il pomodoro dai loro menu a causa dell’impennata dei costi. Una decisione drastica che segue a un’inarrestabile impennata dei prezzi: secondo la Fic UK, la Federazione italiana cuochi del Regno Unito, il costo dei pomodori freschi è infatti quadruplicato nell’ultimo anno passando da 5 sterline a 20 sterline a cassa, mentre quello dei pomodori in scatola è raddoppiato, passando da 15 a 30 sterline.



“Non vedo alcuna luce alla fine del tunnel. Di norma, gli aderenti all’associazione si riforniscono di pomodori dall’Italia, dalla Spagna o dal Marocco. Ma siccome c’è una carenza ovunque, non arrivano pomodori da nessun posto”, dice sconsolato Enzo Oliveri, presidente di Fic UK, che sottolinea anche come i ristoratori stiano cercando di individuare soluzioni-tampone, offrendo pizze e piatti di pasta “bianchi” senza pomodoro.

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