Il granchio blu sta mettendo in ginocchio le filiere di intere produzioni ittiche nazionali. Spinta dai cambiamenti climatici dal riscaldamento delle acque che hanno reso i nostri ambienti più idonei alla sua sopravvivenza e proliferazione, questa specie originaria della sponda occidentale dell’Oceano Atlantico è approdata anche sui litorali italiani, dove si sta facendo notare per essere un insaziabile divoratore di cozze e vongole. E così questi crostacei, da sempre ingredienti principi dei pranzi delle Feste di fine anno, potrebbero non campeggiare più sui banchi di pescherie e supermercati come in passato.
L’allarme arriva da un monitoraggio effettuato da Fedagripesca-Confcooperative, che sottolinea come “le continue razzie del granchio blu negli allevamenti, ormai depredati della quasi totalità delle vongole, rischiano di lasciare sguarnite le tavole degli italiani proprio a Natale”. E non è tutto, perché la mancanza di prodotto spingerà in alto gli scontrini delle forniture che arriveranno in commercio”. In verità è difficile prevedere la portata del fenomeno – nota Fedagripesca-Confcooperative -, ovvero stimare quanto saranno costretti a pagare effettivamente di più i consumatori per accaparrarsi le ultime vongole dal momento che la scarsa offerta e le festività potrebbero generare effetti speculativi. Di certo c’è però che rispetto allo scorso anno il prezzo alla produzione passa da 7 agli 11 euro a chilo, il 60% in più. E questo non è un dato che depone a favore del contenimento degli scontrini.
“Visto che di vongole sopravvissute al granchio blu ne sono rimaste poche, a differenza degli altri anni dove in questo periodo ricevevamo gli ordini e definivamo gli accordi commerciali con grossisti e ristoranti – affermano i produttori associati a Confcooperative -, quest’anno potremo tranquillamente, come per altre produzioni ittiche, vendere il prodotto al miglior offerente. Ma anche se dovessimo raggiungere il prezzo di vendita del caviale, nulla ci può ripagare delle tonnellate di prodotto andato distrutto per colpa del granchio”.
E va detto che per questi molluschi i guai potrebbero non essere finiti qui. In Emilia Romagna, nel porto canale di Porto Garibaldi, si deve infatti fare i conti con una moria senza precedenti di vongole, cozze, cannolicchi e altri piccoli bivalvi trovati morti al momento della pesca o spiaggiati lungo la costa per anossia, ovvero mancanza di ossigeno nei fondali marini che potrebbe essere stata generata da un’estate prolungata e dall’assenza di mareggiate che hanno portato un eccesso di acqua dolce dal Po.
A dare invece ossigeno – è il caso di dirlo – al settore arriva lo stanziamento del Masaf che, dopo il via libera della Conferenza Stato-Regioni, destina 10 milioni di euro “per sostenere la filiera della pesca che sta affrontando le fluttuazioni di abbondanza del granchio blu”. Il sostegno si aggiunge ai 2,9 milioni già stanziati per dare risposta alle aziende del settore e ai 500mila euro previsti dal Dl Asset, grazie a un emendamento del presidente della Commissione Agricoltura del Senato, Luca De Carlo.
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