Manuela Falautano, ricercatrice dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), in una intervista a Weekly, ha parlato della diffusione del granchio blu in Europa. “Una specie aliena non è nativa dell’area in cui viene ritrovata, ma è stata introdotta volontariamente o involontariamente dall’uomo. È il caso del granchio reale, che è originario dell’Atlantico occidentale e, in particolare, delle coste americane. È arrivato nel Mar Mediterraneo attraverso le acque di zavorra delle navi”, ha spiegato.



Gli esemplari in questione stanno causando non pochi problemi. “Il granchio blu è pericoloso e minaccioso per la sua biologia. È una specie che sopporta variazioni altissime di temperatura e salinità. È per questo motivo che lo ritroviamo in diversi ambienti: nella zona costiera del mare, alla foce dei fiumi, nelle lagune, nelle paludi e negli stagnoni”. Ma non solo. “È un predatore molto vorace, soprattutto carnivoro. La sua dieta si basa principalmente su molluschi bivalvi, quindi cozze e vongole, ma mangia anche crostacei e pesci. Ha inoltre una fecondità molto elevata. La femmina riesce a deporre 2-4 milioni di uova”.



“Granchio blu è predatore vorace e ha alta fecondità”. Il parere di Manuela Falautano

Manuela Falautano e gli altri esperti italiani si stanno dunque impegnando per contrastare il problema derivante dalla presenza del granchio blu nelle acque del Mar Mediterraneo. “La situazione è di emergenza, è impossibile eradicare la specie. È per questo che si stanno attuando delle misure di contenimento, prelevando le popolazioni soprattutto nelle aree in cui sono esplose, come l’alto Adriatico. Il nostro istituto sta collaborando attivamente con il MASAF insieme agli altri enti predisposti. Sono stati subito stanziati dei fondi ed è stato emanato un decreto di pesca emergenziale. C’è la necessità di azioni immediate, ma anche nel medio-termine. È necessario analizzare sito per sito”, ha raccontato.



E conclude: “Il granchio blu non è l’unica specie aliena, ce ne sono tantissime e dobbiamo imparare a conviverci e soprattutto a segnalarle. È necessario rispettare e tutelare il nostro mare, perché un mare sano può reagire nel migliore dei modi alle invasioni di specie aliene”.