Il crollo di 45 euro/ton. del grano duro alla Borsa merci di Bari rischia di mettere in ginocchio gli agricoltori, già vittime degli aumenti dei costi di produzione e della siccità. Cia-Agricoltori Italiani lancia l’allarme per il forte ribasso delle quotazioni del frumento, passate da 565 euro/ton. alle attuali 520, nell’arco di una sola settimana.



Principali imputati del fenomeno sono gli effetti speculativi della finanza internazionale. “L’indice dei future sul grano duro alla Borsa di Chicago”, ricorda Cia, “è schizzato dopo le notizie – fatte girare “ad arte” – di presunte stime abbondanti sul prossimo raccolto in Canada”. Stime che Cia giudica molto affrettate “dal momento che la trebbiatura in Nord America si effettua fra tre/quattro mesi” e che ipotizza siano state pubblicizzate “al solo scopo di indurre i cerealicoltori italiani a vendere subito, con la logica conseguenza del calo dei prezzi”. La Confederazione parla insomma apertamente del rischio di una manipolazione, contro cui punta peraltro il dito, decisa, anche Copagri: “In una fase estremamente complessa e delicata quale quella attuale, caratterizzata dagli incrementi record dei costi di produzione, con particolare riferimento ai prezzi dei carburanti e dell’energia, e nella quale la cerealicoltura nazionale sta pagando lo scotto delle ripercussioni delle tensioni in atto sul versante comunitario orientale – sottolinea il presidente, Franco Verrascina -, appare del tutto deprecabile diffondere notizie allarmiste sulle disponibilità mondiali di grano, che hanno il solo risultato di sconvolgere le quotazioni ed erodere ulteriormente le pochissime certezze dei produttori agricoli. La repentina discesa del prezzo non trova infatti alcuna spiegazione e appare legata esclusivamente a fenomeni di tipo speculativo, ancora più gravi in quanto arrivano in un contesto già caratterizzato da un calo generalizzato della produzione di grano duro”.



Una vera e propria tegola, dunque, sulla testa del settore, che oggi deve fare i conti con quotazioni del grano duro molto lontane da quelle di qualche settimana fa. E che portano gli imprenditori agricoli a reclamare il giusto prezzo, “condizione essenziale – afferma Cia – per la copertura di oneri fortemente maggiorati: il costo medio di produzione per un ettaro di grano duro, infatti, un tempo quotato 700 euro, ora raggiunge almeno 1.200 euro. Un’esplosione spinta dall’aumento del costo del carburante agricolo, schizzato a 1,60 euro al litro, per cui Cia lamenta la mancata proroga del credito d’imposta nel Decreto Aiuti. E a questo si deve aggiungere il calo della produzione, con rese che, secondo Cia, saranno inferiori di circa il 35% alle medie degli ultimi anni, diretta conseguenza del prolungato periodo di siccità. E da qui, l’amara conclusione di Cia: “In queste condizioni, sarà difficile seminare nuovamente frumento duro in autunno, col risultato di un danno alla filiera della pasta 100% Made in Italy”.



In questo scenario, si deve quindi leggere l’appello di Verrascina: “Ci troviamo in un momento particolare, caratterizzato da un’ondata di siccità che non ha precedenti negli ultimi anni, e nel quale, in ragione delle tensioni in atto sul versante geopolitico, è stato chiesto agli agricoltori di intensificare gli sforzi per aumentare la produzione. Fenomeni speculativi come quelli descritti, al contrario, rischiano di alimentare pericolose spirali recessive, oltre a incrementare le importazioni di grano duro e quindi la dipendenza dell’estero, già considerevole dal momento che l’Italia produce circa la metà del grano duro necessario alla produzione di pasta. Occorre dunque che le autorità preposte si attivino prontamente per monitorare gli andamenti del prezzo dei cereali, scongiurando effetti che potrebbero rivelarsi devastanti per il primario nazionale”. Ma non solo. “Le speculazioni – conclude il presidente di Copagri – oltre a manifestare l’esigenza di dovute verifiche istituzionali, condizione fondamentale per evitare che gli incrementi gravino unicamente sulle spalle dei produttori agricoli, palesano la sempre maggiore necessità di continuare a lavorare per fare squadra all’interno della filiera, collaborando per il futuro del comparto cerealicolo e partendo dai positivi intenti del protocollo d’intesa ‘Filiera grano duro-pasta di Qualità'”. 

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