La battaglia di Bakhmut, video che ritraggono immagini di una presunta decapitazione di un soldato ucraino da parte dei russi, ancora voci di una controffensiva ucraina. La guerra si trascina senza uno sbocco che faccia almeno balenare una possibilità di tregua, ma intanto si riaccende anche un altro aspetto del conflitto, la “guerra del grano” partito in questi mesi dai porti ucraini dopo un’intesa tra le parti che ora viene messa in discussione.



E che potrebbe avere ripercussioni in tutto il mondo. Un nodo che se non verrà sciolto, spiega Giuseppe Morabito, generale con al suo attivo diverse missioni all’estero, membro fondatore dell’Igsda e del Collegio dei direttori della Nato Defense College Foundation, potrebbe avere ripercussioni anche sul fronte migranti.



Il  sottosegretario alla Navigazione ucraino Vaskov sostiene che i russi stanno bloccando le navi che trasportano il grano dai porti ucraini. Non danno seguito alle ispezioni congiunte da realizzare insieme a turchi e Onu. Com’è la situazione?

La regola stabilita dagli accordi è che le navi uscite dal porto di Odessa vadano in un porto turco dove vengono ispezionate con la presenza di russi, ucraini, turchi e Onu. La Turchia se ne interessa principalmente perché la maggior parte delle navi commerciali per il trasporto o è turca o è di armatori turchi. All’inizio, quando la guerra ha portato al blocco del commercio del grano russo e ucraino, Ankara si era interessata a risolvere il problema perché molte di queste navi avevano per la maggior parte pagato il carico ed erano ferme in porto a Odessa. Erano, appunto, soprattutto navi turche o battenti bandiera di altre nazioni ma comunque di armatori turchi. Che gli ucraini dicano che la colpa delle mancate partenze sia russa è comprensibile, anche perché molti carichi sono destinati al Nord Africa e Mosca in Africa ha, purtroppo, una valenza consistente e sminuirla può essere un mezzo di propaganda efficace nel medio tempo.



Sullo sfondo c’è il rinnovo degli accordi per il commercio del grano. Proprio per questo motivo Lavrov, ministro degli Esteri russo, è stato nei giorni scorsi in Turchia per discutere di un corridoio sicuro nel Mar Nero attraverso il quale far passare il grano.

C’è un tavolo per ridiscutere l’accordo. Questo attivismo diplomatico russo sull’argomento infastidisce gli ucraini, anche perché il grano che viene commerciato non è solo ucraino ma anche russo. Gli ucraini sono giustamente contrariati dalla possibilità che i russi sistemino la loro vendita di grano con la Turchia. Temono che la Turchia faccia passare soltanto il grano russo dopo averlo caricato su sue navi di bandiera. Non ci sarebbe da stupirsi conoscendo la politica di Ankara, che non ha mai applicato sanzioni a Mosca e cerca attivamente un suo tornaconto dal conflitto.

Qual è il problema vero?

Il problema è che fino a che non si trova il modo di rinnovare l’intesa che sinora ha permesso di distribuire il grano dal porto di Odessa potrebbe succedere che, siccome gli unici porti sicuri per andare a caricare il grano sono quelli russi o controllati da loro, i turchi, giustificando la scelta con il fatto che  molti Paesi, principalmente in Africa, hanno bisogno del grano proveniente dal Mar Nero, decidano unilateralmente di vendere prioritariamente il grano russo. Per questo gli ucraini sono attenti alla questione, anche perché non saprebbero dove immagazzinare la produzione e ne perderebbero i proventi.

Ma se non si trovasse l’accordo e se dovesse essere interrotto il flusso delle merci, la mancanza di cibo in Paesi come quelli subsahariani potrebbe spingere altri migranti sulle coste italiane?

Aumenterebbe il prezzo e in certi Paesi sarebbe difficile mantenere standard di vita dignitosi. Una situazione che potrebbe ipoteticamente anche avere ripercussioni sul possibile aumentato arrivo in Italia dei migranti illegali. Le primavere arabe d’altra parte sono nate proprio in questo modo, dall’aumento del prezzo del pane nei Paesi del Nord Africa e conseguente crisi economica generalizzata.

Intanto sta girando un video nel quale ci sarebbe un soldato russo che ne decapita uno ucraino. Immagini che hanno già fatto il giro del mondo.

Mi auguro che sia propaganda e sia una finzione. Nessun militare regolare farebbe un video del genere per poi mettere online simili atrocità. Prima di dire che è un video autentico bisogna andare cauti. Purtroppo, i terroristi di Daesh facevano atrocità simili ma spero sia tutto finito e che, anche se infiltrati nelle file dei combattenti in Ucraina, non sia loro concesso questo modo di agire.

La situazione al fronte intanto come si sta evolvendo?

La realtà è che nonostante tutti gli sforzi occidentali la Russia sta lentamente guadagnando terreno. Tutti si aspettano questa controffensiva ucraina di primavera per condurre la quale sono state fornite ingenti armi a Kiev. Occorre vedere se gli ucraini si sono veramente organizzati per procedere o se finora hanno fatto propaganda anche in questo caso.

Quanto agli ucraini, il Washington Post dice che hanno carenza di mezzi e di uomini, mente il capo della Wagner Prigozhin sostiene che potrebbero avere dai 200 ai 400mila uomini da utilizzare. Qual è la verità?

Tutto e il contrario di tutto. Ma siccome non ci sono dati certi, si tratta di ipotesi. Quello che è certo è che gli ucraini hanno ricevuto un grosso supporto logistico dai Paesi Nato, Usa in primis. D’altra parte, se gli ucraini continuano a chiedere armi è perché quelle che hanno non sono sufficienti a sostenere il ritmo dei combattimenti e soprattutto hanno avuto ingenti perdite anche in campo logistico. Ma siamo sempre nel campo delle ipotesi e della propaganda.

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