Lo scoppio della guerra in Ucraina ha provocato il fermo di tonnellate di grano sul Mar Nero, con il conseguente rischio di una «crisi globale della fame». A complicare la situazione, oltre al conflitto in est Europa, il blocco del porto di Shanghai per covid, che di fatto sta mettendo in ginocchio il commercio mondiale, e che ha indotto il World food program (Wfp) dell’Onu a lanciare l’allarme «per evitare che la crisi globale della fame sfugga al controllo. I silos di grano dell’Ucraina – spiegano – sono pieni. I porti sul Mar Nero sono bloccati, lasciando milioni di tonnellate di grano intrappolate in magazzini a terra o su navi che non possono muoversi». David Beasly, direttore esecutivo del Wfp, chiede di «aprire i porti per fare in modo che il cibo possa muoversi da e per l’Ucraina. Il tempo sta per scadere e il costo sarà più alto di quanto si possa immaginare».



Sébastien Abis, ricercatore dell’Iris, l’istituto francese per le relazioni internazionali e strategiche, e direttore del Club Demeter, think tank composto da 74 aziende agroalimentari, aggiunge «se la guerra non termina subito, i primi a soffrire dei danni alle produzioni agricole saranno gli ucraini e subito dopo i Paesi più dipendenti dalle importazioni di grano da Kiev. L’Ucraina è una superpotenza agricola, che ora non esporta più». Russia e Ucraina influenzano in maniera importante il mercato mondiale di frumento tenero, tenendo conto che da sole rappresentano il 31 per cento delle esportazioni mondiali. Si tratta di frumento destinato in particolare al Nord Africa e al Medio Oriente, e di conseguenza Paesi che hanno già vari problemi come Egitto, Indonesia, Bangladesh, Turchia, Tunisia, Marocco, Yemen e Libano.



GRANO FERMO SUL MAR NERO: L’UE INTERVENTA CON UNA POLITICA COMUNE URGENTE

Il premier Draghi, intervenendo lo scorso 3 maggio a Strasburgo ha ricordato che «l’Ucraina è il quarto maggior fornitore estero di cibo nell’Unione europea. Ci invia circa metà delle nostre importazioni di granoturco, e un quarto dei nostri oli vegetali. Russia e Ucraina contano per oltre un quarto delle esportazioni globali di grano. Quasi 50 Paesi del mondo dipendono da loro per più del 30% delle proprie importazioni. A marzo i prezzi dei cereali e delle principali derrate alimentari hanno toccato i massimi storici. C’è un forte rischio che l’aumento dei prezzi, insieme alla minore disponibilità di fertilizzanti, produca crisi alimentari». Attualmente, sottolinea il Corriere della Sera non c’è un problema di approvvigionamenti in Italia e in Europa, al contrario di quanto invece sta accadendo in Africa e nel Medio Oriente.



“Ma tutto questo – aggiunge il giornale di via Solferino – non ci mette al riparo dall’aumento fortissimo dei prezzi di queste merci, che infatti riscontriamo tutti i giorni facendo la spesa”. Urge quindi una politica comune di difesa sul piano agroalimentare da parte dell’Ue con l’obiettivo di aumentare le produzioni e soprattutto di essere più indipendenti dai Paesi a rischio, a cominciare da Ucraina e Russia. Caterina Batello, per vent’anni alla ao come Team leader per l’Agroecologia, ricorda infine come sia fondamentale «combattere lo spreco alimentare». Serve con urgenza «un cambiamento dei modelli alimentari: per esempio, mangiamo ancora troppa carne».