La politica agricola europea messa alla prova dalla battaglia del grano. L’enorme produzione agricola ucraina sta mettendo alla prova anche la solidarietà degli europei, infatti alcuni Paesi vicini minacciano di chiudere le frontiere. Se in termini umanitari, finanziari e militari, la solidarietà europea non è in discussione, sulle questioni agricole c’è invece una battaglia in corso. Nel giugno 2022, per la prima volta furono esentate le esportazioni ucraina dai dazi doganali per sostenere la sua economia, quindi nei Paesi in cui il grano arrivava in grandi volumi i prezzi si abbassarono. In precedenza, i cereali ucraini venivano esportati soprattutto in Nord Africa e Medio Oriente, tramite il Mar Nero. Ma il traffico si è fermato dieci giorni fa, quando la Russia si è completamente ritirata dall’accordo per il trasporto delle merci, minacciando di bombardare le navi commerciali.



Ora la Polonia minaccia di chiudere il confine con l’Ucraina per evitare che treni carichi di grano, mais, girasole e colza a basso costo arrivino sul suo territorio per competere con i raccolti dei suoi agricoltori. Dello stesso avviso sono Ungheria, Bulgaria, Romania e Slovacchia. Questi cinque Paesi ora chiedono all’Ue di estendere la deroga decisa lo scorso aprile, e valida fino al 15 settembre, che limita l’afflusso di cereali ucraini e garantisce che questi passino tramite il loro territorio, senza essere venduti. Ora vogliono aggiungere altri prodotti, come fragole e lamponi congelati.



GRANO UCRAINA, LA SOLIDARIETÀ DEGLI EUROPEI ALLA PROVA

Stando a quanto riportato da L’Opinion, se la Polonia è la più ferma su questo tema, è perché ci sono le elezioni in autunno e quindi c’è grande attenzione all’elettorato agricolo. Si prefigura, comunque, ciò che probabilmente accadrà il giorno in cui l’Ucraina entrerà a far parte dell’Ue. La Politica agricola comune (PAC), il più grande bilancio dell’UE con il 40% della spesa, è assegnata sulla base della produzione nazionale. La Francia è il principale beneficiario. Ma i volumi di frutta, verdura e cereali coltivati in Ucraina sono considerevoli. Quindi, quando l’Ucraina entrerà nell’Unione europea, “se si applicheranno le attuali regole della PAC, recupererà gran parte dei fondi, causando una grande perdita a Francia, Germania, Spagna, Italia e Polonia in particolare“, avverte un alto diplomatico europeo. I problemi degli agricoltori polacchi potrebbero presto diventare i nostri. Durante la riunione dei ministri dell’Agricoltura di martedì, “alcuni Paesi si sono fermamente opposti” all’estensione delle restrizioni alle esportazioni ucraine, ha spiegato in conferenza stampa Luis Planas, ministro dell’Agricoltura spagnolo.



In particolare, Danimarca, Germania, Francia, Paesi Bassi, Lussemburgo e Lettonia si sono opposti. Se non si riuscirà a trovare un accordo in Europa, c’è il rischio che si ripeta lo spiacevole episodio dell’aprile scorso. I vicini dell’Ucraina hanno messo in atto la loro minaccia e hanno chiuso le frontiere. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è affrettata a negoziare la deroga in vigore oggi, accompagnandola con la promessa di aiuti per 100 milioni di euro agli agricoltori di questi Paesi. Ma molti a Bruxelles si sono sentiti offesi dal fatto che abbia agito senza il previo accordo dei 27 Stati membri e del Parlamento europeo, sembrando premiare i Paesi che violano i Trattati europei. Il Commissario europeo per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, polacco, ha proposto di aspettare fino a settembre per prendere una decisione. Nell’ultima riunione di mercoledì, gli ambasciatori dei 27 Stati membri hanno deciso di rinviare la decisione per vedere se la situazione sarà ancora così esplosiva dopo il raccolto estivo.