RUSSIA BLOCCA EXPORT GRANO UCRAINA: SCATTA L’EMERGENZA
L’emergenza del grano in Ucraina rischia di creare conseguenze potenzialmente dannose per l’intera globalità, come già evidenziato negli scorsi giorni dagli allarmanti appelli dell’Occidente in sede Onu: stamane poi il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha annunciato, durante un briefing con il Premier portoghese Antonio Costa, che la Russia «ha bloccato oltre 20 milioni di tonnellate di raccolti di grano nei porti ucraini».
«La Russia ha bloccato quasi tutti i porti. Tutte, per così dire, le opportunità marittime per esportare cibo – il nostro grano, orzo, girasole e altri… 22 milioni di tonnellate sono bloccate oggi dalla Federazione Russa», denuncia il Presidente del Governo di Kiev. Se è vero che il prezzo del grano è tornato a scendere del 9% in tre giorni, dopo l’impegno dell’Onu per garantire le spedizioni di quello bloccato in Ucraina, resta comunque un certo qual allarme per l’evoluzione di quella che si prospetta essere una gravissima emergenza alimentare globale. «Un andamento – sottolinea la Coldiretti nel report sulla crisi del grano – che non significa in realtà il superamento delle difficoltà, ma piuttosto l’accresciuto interesse sul mercato delle materie prime agricole della speculazione che ha approfittato degli alti valori raggiunti per realizzare profitti». Secondo gli analisti citati dalla Coldiretti, i grandi fondi speculativi che operano sulla borsa delle materie prime «hanno preferito guadagnare dopo i valori record raggiunti dalle quotazioni. Le speculazioni – sostiene l’organizzazione agricola – si spostano dai mercati finanziari in difficoltà ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati “future”, uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto».
FAME NEL MONDO, QUALI RISCHIANO CON IL BLOCCO DEL GRANO UCRAINO
Secondo le stime internazionali citate oggi dal “Corriere della Sera”, la guerra ha coinvolto purtroppo due dei Paesi più importanti al mondo per la produzione del grano: nel 2019 l’Ucraina rappresentava il 9% delle esportazioni globali di grano, ma anche il 16% di quelle di mais, il 10% dell’orzo e il 42% dell’olio di girasole. Per la Russia invece, si ha il 40% di produzione mondiale della potassa, un fertilizzante tra i più usati al mondo.
A rischiare maggiormente una crisi che possa sfociare in reale emergenza fame, è l’Africa e il Medio Oriente: con essi, riportano i dati Ue, anche Sri Lanka e Tagikistan, e pure il caso particolare dell’India. «Il grano c’è ma non arriva al posto giusto. C’è il rischio di fame in Africa, dobbiamo assicurare che nessuno resti senza grano», spiega il vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans, annunciando «abbiamo aperto nuovi mezzi di trasporto per l’Ucraina, dobbiamo arrivare ad altri porti e trovare mezzi di trasporto che abitualmente non sono usati come i treni e organizzare il mercato mondiale». I 27 Paesi dell’Ue si dicono infine disposti a sostenere con il proprio bilancio le nazioni più esposte al rischio carestia in Africa e Medio Oriente: al momento, l’obiettivo è quello di «scongiurare una crisi alimentare su scala planetaria, soprattutto per i Paesi del sud del mondo».