Nella giornata di oggi il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato che Mosca si è ritirata dall’accordo del Mar Nero per il grano ucraino. Sono state ore piuttosto intense per l’accordo, che vedeva una mediazione ed una collaborazione tra la Nazioni Unite, l’Ucraina, la Russia e la Turchia per garantire un canale prioritario per le esportazioni del cereale. Da tempo, infatti, Mosca lamentava il mancato rispetto delle condizioni che ha imposto per permettere al grano ucraino di viaggiare nonostante la guerra in corso, e nonostante il presidente turco Erdogan aveva assicurato che Putin non si sarebbe tirato indietro, è successo l’esatto contrario.



Grano ucraino: cos’è l’accordo del Mar Nero

Insomma, per ora il grano ucraino non potrà più appoggiarsi sulla via di esportazione prioritaria che l’accordo del Mar Nero gli aveva garantito nell’ultimo anno. L’iniziativa, infatti, era partita lo scorso 22 luglio, quando a Istanbul Onu, Russia, Ucraina e Turchia aveva siglato l’accordo, che si costituiva in due documenti. Di fatto, era stato istituto un triplice canale prioritario dai porti ucraini di Chernomorsk, Odessa e Yuzhny per permettere la vendita all’estero del cereale.



Le ragioni per cui si era reso necessario l’accordo sul grano ucraino muovevano soprattutto nella direzione di permettere ai paesi in via di sviluppo e più poveri di accedere, nonostante la guerra, al cereale centrale nella loro dieta. Secondo diversi esperti, così facendo, si sarebbe potuto evitare un ampio peggioramento della fame nel mondo, oltre alla possibile impennata del costo del cereale. Dal conto suo, invece, la Russia aveva chiesto, come condizione per permettere l’esportazione del grano ucraino, di rimuovere gli ostacoli internazionali all’esportazione del suoi cereali e fertilizzanti.



Le conseguenze dello stop all’accordo sul grano ucraino

Secondo le dichiarazioni di Peskov, i partner dell’accordo sul grano ucraino non hanno rispettato le richieste di Mosca, e pertanto “ha cessato di funzionare oggi“. Non è chiaro se Putin sarà disposto a ridiscuterlo, e neppure se vi siano state effettive mancanze nella rimozione degli ostacoli, oppure se si tratti di una semplice mossa geopolitica per ottenere condizioni ancora migliori, facendo leva sulla possibile crisi alimentare.

Chiaro è che, ora, tornerà centrale l’azione della Turchia, che fin da subito si era fatta mediatrice per l’accordo sul grano ucraino dalla parte del Cremlino. Così facendo le trattative potrebbero riaprirsi e l’accordo potrebbe arrivare ad un nuovo rinnovo, magari con condizioni leggermente diverse. Similmente, si potrebbe arrivare ad un nuovo accordo, completamente riscritto, che dia maggiore spazio alla posizione della Russia. Infine, si potrebbe arrivare alla fine di qualsiasi tipo di intesa per il grano ucraino, con conseguenze socio-economiche difficilmente prevedibili.