Il Gratta e Vinci rimane la lotteria, per giunta istantanea, alla quale ricorrono più frequentemente gli italiani. Lo rivelano le statistiche, che spiegano come la loro vendita comporti un introito annuo pari a 9 miliardi di euro, cifra seguita a stretto giro di posta dagli incassi derivati dal gioco del Lotto, che si fermano a quota 7 miliardi. Di queste cifre, la concessionaria Igt (Gruppo De Agostini) trattiene aggi rispettivamente del 3,9% e del 6%, che si traducono in 350 e 420 milioni di euro annui. Insomma, Igt vince senza grattare o scommettere, si potrebbe dire. Ma, al di là di ogni battuta di spirito sul tema, va sottolineato come questo sia fortemente sentito in questi giorni.



Colpa, in tal senso, di alcuni emendamenti emersi durante il dibattito per l’approvazione del decreto Sostegni Bis, con cui il Governo ha stanziato 40 miliardi di euro di aiuti alle imprese. In particolare, sono stati Italia Viva e Forza Italia a ipotizzare una proroga delle attuali concessioni d’oro, rivela “Il Messaggero”: si tratterebbe di un allungamento triennale, giustificato con l’esigenza di reperire risorse per il riordino dei giochi, a cui sta lavorando il Ministero del Tesoro.



GRATTA E VINCI, PROROGA CONCESSIONI: QUALI SCENARI SI PROSPETTANO?

La palla, adesso, è passata tra le mani di Claudio Durigon, sottosegretario al Tesoro, che ha tra le mani il delicato dossier, che scotta come non mai. Non va dimenticato, come evidenzia “Il Messaggero”, che in passato la proroga delle concessioni in settori imprenditoriali di questo tipo è finita nel mirino di pesanti osservazioni da parte dell’Autorità per gli appalti pubblici. Accadde, ad esempio, nel giugno 2010, quando si tenne la gara per l’assegnazione del Gratta e Vinci.

La procedura, ricorda il quotidiano capitolino, era stata giudicata “in contrasto con la norma che prevede che le concessioni per le attività di raccolta del gioco debbano essere affidate a una pluralità di soggetti, scelti mediante procedure aperte, competitive e non discriminatorie”. Un precedente, questo, che non può non essere tenuto a mente da Durigon, chiamato a decidere sul da farsi in tempi non troppo dilatati e dilatabili.