Se provate a mettere qualche pelo di gatto dove bazzicano i topolini, li vedrete correre a nascondersi dove possono. L’istinto gli dice che qualcosa di pericoloso è in zona e passeranno il tempo guardinghi sperando che non si manifesti il possessore del manto. Nicola Gratteri ha la postura del gatto soriano, la sua vivida intelligenza ed un istinto famelico per i roditori. Non è un castrato gatto domestico pingue e distratto, ma un randagio motivato abituato a vedersela per strada da solo. Non amato dai colleghi, timorosi del suo metodo severo e della sua allergia alle frequentazioni trasversali, sta per arrivare in quel di Napoli per prendere, pare, la guida dei pubblici ministeri.
La cosa potrebbe essere intesa come un’alba speranzosa che squarcia la notte, dando forza ai pochi legalitari locali che vedono il grigio della connivenza tra popolo e potere come il male da abbattere. Ma altri rammentano di procuratori altrettanto blasonati (Cordova) che lasciarono una spaccatura profonda nella magistratura inquirente, la quale giunse a firmare documenti critici del capo di allora che gestiva la Procura, a loro dire, in modo singolare.
Napoli è zona di commistioni sociali e di flessibilità normativa che viene praticata da secoli da chi ci campa. Ed in quella zona grigia si annidano anche i risultati. L’attuale capo della Polizia Pisani condusse una brillante operazione che portò alla cattura di Zagaria, il boss dei Casalesi, lavorando su quell’area grigia d’accordo con l’attuale capo della Procura Nazionale Antimafia e il magistrato Maresca. Quella intelligente sinergia sfruttava la sensibilità degli uomini dello Stato, che seppero leggere in controluce la vicenda e giunsero alla cattura con metodi del tutto innovativi. Se avessero praticato il percorso manicheo del bianco o nero, Zagaria sarebbe ancora libero.
Per questo Gratteri dovrà decidere che impronta dare alla sua venuta. Se si porrà come il cavaliere bianco che tutto vuole punire, rischia di prendere tanti applausi ma di trovare ostilità anche negli uffici che governerà, abituati a gestire le cose con metodi consolidati. Se, invece, mostrerà di capire il territorio e di pianificare le sue iniziative guardano al male oscuro della criminalità organizzata e dei suoi fiancheggiatori come ad un epifenomeno sociale, allora metterà davvero in difficoltà chi campa strutturalmente violando la legge.
Inoltre Gratteri è uomo verticale. Non ama i politici e li vede, a volte a ragione molte no, come garanti di accordi con pezzi della criminalità. Il punto è che il consenso ibrido, quello che unisce la convenienza elettorale con la compravendita di voti, regna da sempre nel Mezzogiorno e a Napoli. Cosa farà Gratteri? Prenderà nella sua rete a strascico di intercettazioni spacciatori e consiglieri comunali assieme a commercialisti e imprenditori, rischiando di far passare qualche brutto momento a degli innocenti, o muterà la sua visione e si concentrerà solo su chi porta la pistola e spaccia per le strade?
Per Gratteri, Napoli sarebbe l’apice della carriera. Lo sa lui, lo sa il Csm e lo sanno i sui colleghi napoletani che lo vedono come un pericoloso e turbolento risveglio dopo un assopimento evidente. È per questo che Gratteri dovrà scegliere, potendo, con cura i suoi collaboratori e avviare una ristrutturazione degli uffici che passa, come a Catanzaro, per una ripulitura di uffici e addetti che vedranno stravolte le abitudini consolidate negli anni. Perciò iniziano a muoversi quelli che, fiutando l’aria, vedono nella sua venuta un periodo di intenso lavoro e di cambio di passo. Cosa che nella pubblica amministrazione non piace mai.
Diverso il caso dei criminali. I clan più potenti sono ormai invisibili e solo quelli meno ricchi continuano ad imitare Gomorra senza successo. A chi si rivolgerà Gratteri per primo? Alle baby gang armate o ai boss con le pizzerie?
Infine i politici. Per loro Gratteri è il massimo delle sciagure. Considera del tutto inaccettabili cene e cenette con personaggi equivoci, intercetta chiunque può ed ha un radicato istinto che lo porta ad aggredire i vertici della politica assieme alla sua manovalanza, senza che la cosa lo turbi. A Napoli si voterà, sul serio, tra qualche anno e Gratteri di sicuro vigilerà su tutto con piglio molto più interventista ed è probabile che un pezzo della politica tradizionale andrà in difficoltà. Perciò la sua venuta, per assurdo, agevola il Pd di Elly Schlein, ed i generale la parte perdente della politica locale, che avrà un’involontaria spalla nella visione severa che Gratteri ha di un certo modo di costruire il consenso.
Perciò non è detto che Gratteri passi. E non è detto che le riforme proposte dal ministro Nordio gli lascino tutti gli strumenti che ha abbondantemente usato in questi anni per portare avanti le sue inchieste. Se Gratteri sarà quello di oggi, però, avremo un’unica certezza ovvero che di fuochi pirotecnici ne vedremo parecchi, oltre che per gli scudetti ed i capodanni. E che i topolini faranno molta fatica a farsi vedere in giro. Contro un gatto così è meglio nascondersi, in fondo. Durerà solo qualche anno, e tutto passa. Se resta qualcuno.
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