Nicola Gratteri parla del 41bis e delle intercettazioni

Sulla pagine de La Stampa il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri ha commentato la norma relativa al 41bis, ovvero il carcere definito “duro”. Soggetta di continue e sempre più pressanti discussioni, la norma è tornata importante sulle pagine di cronaca soprattutto per via del caso dell’anarchico Alfredo Cospito, sottoposto al regime dure e in sciopero della fame da circa tre mesi. Recentemente, inoltre, attorno al 41bis sono sorte anche tutta una serie collaterale di bufere in Parlamento che hanno portato alla richiesta di dimissioni per Donzelli e Delmastro.



Partendo dalla questione Donzelli e Delmastro, Gratteri sostiene di non poter commentare, “c’è un’indagine in corso”, così come non può parlare neppure “l’informativa del ministro della GiustiziaCarlo Nordio. Quest’ultimo, infatti, è intervenuto proprio in sede parlamentare, con un’informativa che parlerebbe proprio del 41bis e del caso Cospito. Secondo Nordio la norma non va toccata e non sarà messa in discussione. Un punto, questo, che anche Gratteri condivide, seppur spiega che “c’è un’altra questione su cui ritengo utile tornare”, ovvero le intercettazioni, oggetto delle accuse contro Donzelli e Delmastro.



Gratteri: “Il 41bis è indispensabile”

Nicola Gratteri, tornando sulle intercettazioni, spiega che “prima il ministro Nordio ha detto che le intercettazioni non devono essere pubblicate, quando in realtà c’è già una legge che lo vieta. Poi ha aggiunto che sono costose, quindi mi sono trovato a ribattere che i prezzi si sono dimezzati. [Ma] la domanda da porsi è se il governo intenda impedire o ridurre le intercettazioni per i reati legati alla pubblica amministrazione“.

Invece, sul 41bis Nicola Gratteri spiega che “è stato creato per impedire che persone pericolosissime mandassero messaggi di morte all’esterno del carcere. Questo era e resta l’obiettivo principale e il senso della disposizione”, che secondo lui va difesa perché “è sotto pesante attacco”, ma rimane “indispensabile”. Da quando, però, il 41bis venne introdotto, spiega ancora, “sono state fatte molte modifiche. Sono state apportate numerose variazioni al testo”. Ad intervenire, spiega ancora Gratteri, è stato soprattutto il Dap, ovvero il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia, “i vari direttori che si sono succeduti (..) hanno mutato l’impostazione della misura, svuotando parzialmente di contenuti il 41bis”.