Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro, ha parlato sulle pagine del quotidiano La Stampa dell’attualità delle mafie italiane, concentrandosi soprattutto sulla ‘ndrangheta. Proprio attorno a questa cosca calabrese, infatti, ha concentrato la sua lunga battaglia, iniziata oltre 30 anni fa e, purtroppo, mai conclusa veramente. Fu lui a scoprire i primi carichi di droga al largo delle acque marine, abbandonati dai clan per poi essere recuperati dai pescatori, meno sospetti dei carichi consegnati nei container.
“Abbandonare temporaneamente in mare un carico così rilevante”, spiega Gratteri, “comporta meno rischi e più risparmi” per i clan. Inoltre, “ogni volta che la cocaina arriva nei porti l’organizzazione o le organizzazioni criminali che controllano quello scalo percepiscono una tangente pari al 20% del valore”. L’ultimo carico recuperato in mare, spiega ancora il procuratore, risale a “qualche anno fa [quando] sequestrammo nell’oceano otto tonnellate di cocaina“. Gratteri, tuttavia, sottolinea che seppure “il mercato della droga è aperto, non direttamente vincolato (..) in questo caso di può propendere” che si trattasse della ‘ndrangheta.
Gratteri: “Sulla ‘ndrangheta l’Europa non ci ha ascoltati”
Complessivamente, secondo Nicola Gratteri si può dire che la ‘ndrangheta, per il traffico di cocaina e stupefacenti “è ancora leader” mondiale, “lo dicono tutti i rapporti pubblicati nel mondo, dall’Onu, all’Interpol ad Eurojust”. Ultimamente, inoltre, sembra crescere sempre di più l’influenza della “mafia albanese, ma non in ottica di concorrenza, ma semmai di joint venture tra organizzazioni che cominciamo a vedere in Colombia”.
Tornando alla ‘ndrangheta, Gratteri spiega che lui ha sempre messo in guardia l’Europa che fosse un rischio concreto e reale per tutti i paesi, “ma in Olanda, ad esempio, non ci hanno ascoltato. Recentemente i ministri della giustizia e della sicurezza sono venuti in Italia terrorizzati da una serie di omicidi legati al traffico di droga avvenuti nell’ultimo periodo”. Ma una situazione analoga si registra in tutta Europa, spiega ancora Gratteri, sostenendo che “se [ci avessero ascoltati] avrebbero adottato quantomeno il sistema giudiziario italiano nel contrasto al fenomeno, ma quello di due anni fa”, prima della riforma Cartabia.