4 marzo 2022 ore 13:32, Houston abbiamo un problema… Un razzo alla velocità di 9.200 km orari si schianterà sulla luna. Conseguenze per noi sulla terra? Sperem de no, dopo il Covid, Draghi, il green pass e la guerra in Ucraina ci mancherebbe arrivassero dei detriti spaziali a rovinarci questo bel periodo. E poi si innescherebbe il cortocircuito della gretina e degli ambientalisti che, non sapendo più cosa fare per alzare la propria visibilità, passerebbero a rompere i cabasisi anche nello spazio. Pare che intorno alla terra ci siano 20.000 detriti spaziali e nulla esclude che qualcuno ci possa raggiungere. Ma chi li ha lasciati in giro? Russi, cinesi, americani, Corea del Nord, ecc. Aggiungiamoci Bezos e Musk che ormai vogliono inaugurare viaggi tipo navetta Stazione FS Centrale Milano-Aeroporto di Orio al Serio. Non ci sono solo pezzi di razzi e stazioni orbitanti alla deriva, ma anche satelliti per le telecomunicazioni inattivi e migliaia di micro satelliti.
Propongo perciò il film Gravity (2013) di Alfonso Cuaron vincitore di sette premi Oscar ampiamente meritati. Vidi il film in anteprima al Festival di Venezia del 2013, era fuori concorso, con tanto di occhialini 3d. Si verificarono alcuni intoppi tecnici e perciò lo rividi quando uscì nelle sale. All’anteprima non riscosse molto successo tra la razza cialtrona dei critici cinematografici, complici gli intoppi, la proiezione in orario da sveglia (ore 9:00 del mattino) e la sala proiezione refrigerata per i pinguini. Nel mondo fu accolto invece alla grandissima. La fotografia mi è piaciuta da impazzire. Direte che è un film realizzato all’80% in computer graphic, ma il punto è proprio questo, provate a rendere verosimile l’immagine totale, la luce della terra, il riflesso sugli scafandri e poi ne parliamo. Per non parlare del rendering immane che in termini di tempo occorre.
Un applauso a Cuaron che ha anche partecipato al montaggio, e poi ci ha stupito nel 2018 con Roma.
La proiezione aveva fatto storcere il naso agli addetti per il Cloney/Kowalsky un po’ troppo gigione, ma è invece il contraltare della Bullock/Dott.ssa Stone tutta compita e seria. Lui è alla sua ultima missione e poi andrà in pensione a vedere i cantieri, mentre per lei è la prima missione.
Accade che mentre sono all’esterno dello Shuttle per delle riparazioni al telescopio spaziale Hubble (sostituito il 24 dicembre 2021 dal telescopio intitolato a James Webb) si innesca una pioggia di detriti spaziali provocati da un razzo russo che ha colpito un satellite ormai abbandonato nello spazio. In breve, restano vivi solo le due nostre star e qui dopo i primi 12 minuti iniziali con sequenza unica e poi con le scene della tempesta, Clooney si sacrifica lasciandosi andare alla deriva per salvare l’inesperta Bullock dandole delle dritte. Questi arriva da sola soletta a una stazione orbitante russa, da qui con poco carburante raggiunge una navicella cinese e poi sulla terra.
Fantastico e banale? Americanata a tutto spiano? No. La Bullock capisce il sacrificio di George, lei a cui è morta una figlia in tenera età, ma non reagisce (sicuramente una situazione difficilissima). Quando è nella stazione russa le appare Clooney che la incita e la scuote. Si risveglia dalla visione E guardando gli strumenti di guida vede un santino con San Cristoforo che porta Gesù Bambino in spalla, ed esclama: Io non ho mai pregato, non so pregare, nessuno può pregare per me. Ma è come se fosse un’invocazione a qualcuno che avvolge l’infinito spazio dove si trova sola con se stessa. E piange, ma al contempo l’urlo diventa desiderio di vivere. Ripensa alla figlia e al gesto di Clooney e si muove. Quando ammara ed esce dalla capsula per risalire in superficie le si affianca una rana, forse segno per Cuaron della vita che rinasce.
Un paio di note a lato. La pettinatura della Bullock ricorda quella della nostra Samantha Cristoforetti e il suo abbigliamento è forse per esaltare le sue forme da pin up. Certo è che ormai, e in pochi lo sanno, gli astronauti indossano invece dal 2015 in assenza di gravità delle tute nere (a vederle sembrano calzamaglia) prodotte dalla nostra Dainese, quella delle tute da moto.
In ultima, i russi han fatto disastri e la Bullock si è salvata con una navicella cinese. Sperem che accada anche con l’Ucraina.
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