Un luogo da favola immerso in un territorio che offre diversi scorci paesaggistici in cui il tempo sembra essersi fermato e dove a suo tempo i suoi ideatori diedero vita a quello che oggi può essere a buon diritto definito come una sorta di esperimento di urbanistica ante litteram, il cui fascino si è conservato praticamente intatto: siamo nella provincia di Piacenza, in Emilia-Romagna, e il piccolo paesino in questione è quello di Vigolzone, o sarebbe meglio dire la sua frazione di Grazzano Visconti, dove ha sede un bellissimo castello omonimo che proprio dal nome tradisce la sua nobile origine. Infatti il piccolo borgo, a differenza del castello di cui parliamo in seguito, sono stati concepiti e realizzati in epoche completamente diverse e quindi una visita in questo angolo di Emilia rappresenta una sorta di doppio viaggio nel tempo, come se due realtà temporalmente lontane potessero coesistere assieme. Andiamo dunque alla scoperta di quello scrigno tipicamente medievale di Grazzano Visconti e del suo palazzo fortificato.
GRAZZANO VISCONTI IN EMILIA-ROMAGNA
Come detto del comune di Vigolzone fa parte la frazione di Grazzano Visconti (il nome “Graccus” deriverebbe da un personaggio mitico che si perde nella notte dei tempi), un borgo in stile neo-medievale davvero suggestivo e che ad oggi ospita meno di 200 abitanti: anche se di questo insediamento si hanno le prime notizie ufficiali all’anno 1114, a essere realizzato prima fu il Castello. La sua storia è interessante: questo edificio in pietra e laterizio fortificato fu costruito nel 1395 su una vecchia struttura da Giovanni Anguissola, marito di quella Beatrice che era celebre per essere la sorella di Gian Galeazzo Visconti, il primo Duca di Milano: il castello restò di proprietà dei Visconti fino alla seconda metà del 1800, conservando anche la sua struttura originaria ovvero con una pianta quadrangolare e le torri quadrate e cilindriche a coppia, eccetto che un ponte levatoio di cui restano purtroppo solo alcune tracce. Di particolare pregio è anche il parco che sorge attorno all’edificio, con tanto giardini, chiesetta e un belvedere davvero suggestivo, senza contare anche un curioso labirinto che fa pure parte del percorso guidato che viene organizzato alla scoperta del Castello (oggi ancora di proprietà privata) e degli altri ex possedimenti dei Visconti.
UN BORGO DA FAVOLA E IL SUO CASTELLO MEDIEVALE
Diversa invece è la storia di questo borgo della Val Nure che nacque addirittura diversi secoli dopo, in epoca contemporanea, tanto che il nome di Grazzano venne usato per la prima volta agli inizi dello scorso secolo e questo su impulso di Giuseppe Visconti di Modrone, papà del regista Luchino, che non solo si occupò di restaurare e ridare vita al castello ma di creare ex novo un vero e proprio borgo che sembra essere stato trasportato con una macchina del tempo direttamente dal Quattrocento, stravolgendo totalmente le vecchie abitazioni ad eccezione appunto del Castello e della Chiesetta di Sant’Anna. Cominciati nel 1906, i lavori diretti dall’architetto Alfredo Campanini per dare vita a questo piccolo esperimento urbanistico a ferro di cavallo e in stile medievale, studiato a tavolino per ricreare un borgo costellato di botteghe e in cui i suoi abitanti si dedicassero a tutte le attività artigiane e ai mestieri di una volta (creando occupazione pure per i giovani del luogo), terminarono circa dieci anni dopo. Come nota curiosa va ricordato -oltre alla presenza di un pozzo su cui campeggia lo stemma dei Visconti e che secondo la tradizione porterebbe fortuna a chi vi lanci una monetina ed esprime un desiderio- anche la presunta presenza di un fantasma: lo spettro in questione sarebbe quello di tale Aloisa, una donna vissuta secoli fa che venne tradita dal marito e morì di dolore, cominciando da allora a fare visita in veste eterea tra gli altri anche al Duca Giuseppe che ne realizzò pure un ritratto su cui poi si sono basati coloro che ne hanno realizzato delle statue oggi disseminate per il borgo.