Se Turchia significa Europa allora migliaia di migranti in fuga dalla Siria sono entrati in Europa. Ma se il sogno neo-ottomano di Erdogan allontana la Turchia dall’Occidente diventano allora quelli della Grecia i confini ultimi da superare per i tanti in fuga da Idlib, dove Ankara e Mosca si fronteggiano sul filo del rasoio di una guerra dall’altissimo valore geopolitico. E come sempre ha fatto dall’accordo del 2015 in avanti, per ottenere aiuto dall’UE nella partita che ritiene decisiva, il Sultano apre il rubinetto dell’immigrazione, lasciando alle guardie di frontiera greche il compito di respingere per tutta la notte almeno 4 mila migranti, tra cui molte famiglie con vecchi e bambini. Prima insulti, poi colluttazioni, lanci di pietre e gas lacrimogeni per arrestare la spinta dei profughi in attesa di un segnale – che non è arrivato – per fare il loro ingresso in Occidente. Con la Grecia ritrovatasi d’improvviso perno geopolitico non solo americano in ottica di contenimento russo, ma pure ultima frontiera europea.
GRECIA, SCONTRI CON MIGRANTI AL CONFINE TURCO
Ad Atene è chiaro il ruolo difensivo esercitato nei confronti dell’UE, in reazione all’ennesima mossa del nemico storico turco. Non è un caso che il ministro della Difesa ellenico, Nikos Panayotopulos, abbia annunciato l’intenzione del governo di rafforzare il confine, inteso come greco ed europeo. Concetto ribadito dal portavoce dell’esecutivo conservatore presieduto da Mitsotakis, Stelios Petsas, che ha dichiarato: “La Grecia ha dovuto affrontare un tentativo organizzato, di massa e illegale di violare i nostri confini e l’ha sventato. Abbiamo protetto i nostri confini e quelli dell’Europa. Abbiamo impedito oltre 4.000 tentativi di ingresso illegale nei nostri confini”. Erdogan dal canto suo aveva annunciato il via libera ai rifugiati come conseguenza del mancato supporto occidentale alle mire ottomane in Siria: “Lasceremo aperte le frontiere con l’Europa per permettere di passare alle decine di migliaia di rifugiati in fuga dalla Siria. La Ue non fa abbastanza per aiutare Ankara. Noi non chiuderemo le porte. Da venerdì già 18 mila persone hanno oltrepassato i confini turchi“. Da Bruxelles avevano interpretato il messaggio di Erdogan per ciò che era, “un ricatto“. Ma il Sultano non sente ragioni, chiede invece che vengano ascoltate le sue: “Purtroppo alcuni ancora non hanno capito il senso della nostra presenza a Idlib. Abbiamo 3, 7 milioni di profughi siriani in Turchia, 1,5 milioni al confine di Idlib in fuga, ma sono in 4 milioni a rischio. Con Idlib è partito un gioco per metterci all’angolo e farci pressione, cercando di farci rinunciare a quello che abbiamo ottenuto in Siria, dove sono stati i siriani a invitarci e non andremo via fino a quando non ci diranno che il lavoro è finito“. Per lavoro finito, Erdogan intende regolare i conti con Damasco. Telefonare Putin, per capire come andrà a finire…