Attacca Davigo, giudica molto grava la scelta del pm Storari e considera l’intera vicenda Amara-Eni-Ungheria un fatto assai grave che potrebbe vedere l’intenzione latente di colpire la Procura di Milano: parla a 360° il procuratore capo Francesco Greco, indagato per atto dovuto dalla Procura di Brescia dopo il caso sulla presunta Loggia Ungheria. Lo fa a Milena Gabanelli sul “Corriere della Sera” e si tratta di una intervista a suo modo “storica” visto l’usanza di Greco, assai restio a interviste o ospitate ma anche ad autobiografie-verità (come suoi diversi colleghi magistrati, ndr).
Parte dall’atto di Storari, ovvero la condivisione dei verbali su Amara con l’ex Csm Davigo, l’invettiva del procuratore: «Tutti eravamo preoccupati, anche di capire il senso della collaborazione di Amara, ma aver fatto uscire dal perimetro del segreto investigativo dei verbali secretati è un atto irresponsabile, tanto più per un magistrato inquirente, e ha pregiudicato le indagini». Greco ricorda come vi sia ancora dubbi e misteri sul quando Davigo e Storari si sono incontrati e scambiati i verbali, e aggiunge «l’uscita era nell’interesse di Davigo che non si è preoccupato assolutamente della sorte del procedimento e quando ha lasciato il Csm quei verbali li ha abbandonati. Fatto imbarazzante». Ai pm di Brescia, Paolo Storari ha raccontato che una certa “inerzia investigativa” sarebbe stata condotta dalla procura di Milano perché aprire procedimenti sull’avvocato Amara avrebbe comportato uno “stop” al processo su Eni-Nigeria, dove il lobbista era uno dei principali testimoni dell’accusa. La replica di Greco è netta: «la versione di Storari contrasta con la ricostruzione storica dei fatti,che ho documentalmente provato. Nessun sollecito, nessun contrasto, nessuna inerzia è emersa perché non c’è mai stata. Anzi faccio notare che è stato il sottoscritto a sbrogliare la questione delle iscrizioni imponendo quella di Amara e dei suoi sodali per Ungheria, mentre Storari le aveva volontariamente omesse».
LA VERSIONE DI GRECO: ENI, AMARA E…
Se però anche vi fosse stata un qualcosa che non torni nell’azione di una data procura, il comportamento di Storari non viene comunque perdonato lavorativamente dal procuratore Greco: «La consegna clandestina infatti ha consentito di costruire una narrazione totalmente priva di riscontri, poi crollata come un castello di sabbia. Quando i magistrati violano le regole che agli altri si impone di rispettare, è un fatto gravissimo e pericoloso». Per Greco l’atto di Storari è stato come una «coltellata nella schiena» che non si sarebbe atteso visto il buon rapporto presente tra i due, ma allontana l’ipotesi di “manipolazione” fatta da Davigo sul pm, «Non lo so e non mi interessa». Il procuratore capo milanese ammette di aver fatto numerosi errori nell’intera gestione della vicenda, facendo però sempre il proprio corretto dovere, «Si seguono le regole e si mette tutto per iscritto. Storari non ne ha rispettata nessuna». Nella replica ai colleghi magistrati che sono scesi in prima linea per la difesa di Storari contro l’ordine di trasferimento (poi bloccato, ndr), Greco non le manda a dire dalle colonne del “CorSera”: «colpire la procura di Milano? Questa Procura ha sempre rappresentato l’indipendenza e la libertà dei magistrati. È questo simbolo che deve essere abbattuto. Io non ho mai visto una campagna mediatica quotidiana così compatta e violenta come quella che è in corso in questi mesi, utilizzando la vicenda Storari e l’assoluzione in primo grado dell’Eni». Non solo, per il giudice «Se stiamo ai fatti la Procura di Milano rappresenta da decenni un’anomalia, per la capacità di svolgere un ruolo cruciale e sempre innovativo sia sul fronte della legalità politica ed economica nazionale e internazionale, che nei fenomeni criminali che accompagnano il costume sociale […] Per alcuni questa anomalia deve finire».