Si parla di Green Deal a La Verità con una intervista ad Antonio D’Amato, presidente di Seda International Packaging Group, leader internazionale nella produzione di imballaggi alimentari, presidente della Fondazione Mezzogiorno e past president di Confindustria. Secondo lo stesso D’Amato la politica dell’Ue andrebbe ripensata in maniera radicale, sottolineando come negli ultimi 15 anni e in particolare con la legislatura Ue attuale, “Si è andato sempre più rafforzando un vero e proprio processo di deindustrializzazione dell’Europa. Negli ultimi cinque anni l’ideologia del Green deal ha fortemente accentuato questa deriva, perseguendo il mito della cosiddetta decrescita felice, minando la competitività del sistema economico e industriale europeo e mettendo a serio rischio sia la tenuta sociale sia la stessa sostenibilità ambientale”. D’Amato precisa come siano state portate avanti una serie di iniziative legislative che “in assenza di ogni neutralità tecnologica e soprattutto prive di ogni validazione scientifica del loro impatto ambientale, hanno fortemente compromesso intere filiere industriali”, come ad esempio l’automotive, l’agroalimentare, il packaging e il farmaceutico.



Una serie di norme, quelle del green deal, che stando allo stesso presidente di Seda hanno creato “un clima di incertezza che ha sempre più paralizzato, se non addirittura disincentivato, gli investimenti produttivi”. Nel contempo gli altri competitor internazionali stanno andando avanti senza particolari divieti ambientalisti: “Le altre grandi potenze economiche del pianeta hanno portato avanti una forte politica di rafforzamento del loro tessuto industriale e della loro competitività”, con la conseguenza di una guerra economica a cui gli europei sono esposti in maniera significativa e rispetto a cui “dobbiamo saperci immediatamente attrezzare, recuperando una nuova strategia di sviluppo industriale e competitivo. Naturalmente, facendo leva su industrie di qualità, sostenibili e innovative, come sappiamo di poter fare”.



GREEN DEAL, D’AMATO: “IL VENTO IN UE STA CAMBIANDO…”

Secondo D’Amato il vento di recente è comunque cambiato, “e l’onda della demagogia e dell’estremismo ambientale si infrange contro l’evidenza dei danni prodotti, innanzitutto all’ambiente e all’autonomia strategica dell’Europa. Come dimostrano, ad esempio, gli interventi legislativi fatti sull’automotive, sull’energia e sulla tassonomia. Come dimenticare che solo quattro anni fa Greta Thunberg e i suoi seguaci si incatenavano davanti alle centrali nucleari chiedendone la chiusura e solo pochi mesi fa facevano altrettanto di fronte alle centrali a carbone reclamando la riapertura delle centrali nucleari?”.



L’Europa deve quindi rafforzarsi dal punto di vista economico, ma resta una serie di “scorie legislative e ideologiche accumulate in questi anni. C’è anche da far luce sull’ingerenza impropria di quelle organizzazioni non governative che, in maniera non trasparente e fortemente ideologizzata, hanno condizionato i processi legislativi creando le distorsioni a cui abbiamo assistito in particolare, in quest’ultima legislatura”.

GREEN DEAL, D’AMATO E LA NUOVA LEGGE SUL PACKAGING

Il Parlamento Ue ha di recente approvato il regolamento sugli imballaggi che secondo D’Amato rappresenta una vittoria dell’Italia: “È una grande vittoria dell’Italia che ha con determinazione difeso l’economia circolare di cui il nostro Paese ha il primato in assoluto, contrastando derive ideologiche prive di ogni fondamento scientifico”. In ogni caso, secondo l’imprenditore, ormai Bruxelles non è più in tempo per riparare i danni: “Ne abbiamo fatti anche fin troppi, non so quanti per ingenuità e quanti, invece, per interesse”.

Chiusura dedicata all’auto elettrica, che non trova d’accordo D’Amato: “Andrebbe rivisto l’intero impianto che ha portato ad una scelta priva di neutralità tecnologica come quella dell’auto elettrica riaprendo opzioni tecnologiche diverse che potrebbero sicuramente ridare slancio ad un settore nel quale l’Europa ha avuto per decenni un assoluto primato tecnologico che nel corso degli ultimi anni abbiamo seriamente compromesso a favore, soprattutto, dell’industria cinese”.