Retromarcia del governo sul “green pass globale“. Il ministro della Salute Orazio Schillaci – in seguito alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del nuovo decreto Pnrr, che consente il riutilizzo della piattaforma per altre eventuali certificazioni in futuro – precisa che l’esecutivo «non ha alcuna intenzione di aderire al cosiddetto green pass globale dell’Oms». Pertanto, in sede di conversione del decreto-legge, «verrà presentato un emendamento per riformulare il testo e ricondurre la norma agli obiettivi Pnrr in tema di salute, a partire dalla piena operatività del fascicolo sanitario elettronico».



Al ministro ha fatto eco a stretto giro il sottosegretario alla Salute Gemmato. Il caso è nato da un articolo contenuto nel decreto legge che mirava a rifinanziare la piattaforma nazionale digital green certificate, da cui venivano generati i green pass durante l’emergenza Covid, con un finanziamento tra l’altro, come riportato dalla Verità, che veniva fatto dal fondo destinato agli indennizzi per i danni da vaccino.



COS’È GREEN PASS GLOBALE DELL’OMS E A COSA SERVE

Il “green pass globale” nasce da un’accordo del giugno scorso tra l’Oms e l’Unione europea. L’adesione, però, è volontaria per gli Stati membri dell’Ue. La raccomandazione del Consiglio, adottata il 27 giugno 2023, incoraggia gli Stati membri ad aderire al sistema dell’Oms e a continuare a rilasciare certificati Covid su richiesta. Il green pass globale è una sorta di libretto sanitario elettronico, come quello fornito dalle Asl, ma può essere verificato e accettato in tutto il mondo. A livello pratico, è un’estensione e digitalizzazione della cosiddetta “carta gialla“, necessaria per verificare l’avvenuta vaccinazione contro alcune malattie pericolose; inoltre, viene richiesto l’ingresso in alcuni paesi. Dunque, è una specie di passaporto sanitario.



L’Oms aveva precisato che questo strumento non metterebbe a rischio la privacy e i dati sanitari personali. Il green pass globale rientra nella strategia digitale dell’Oms, illustrata nel 2020, per ampliare la sicurezza sanitaria globale e assicurare migliori trattamenti sanitari in tutto il mondo attraverso le nuove tecniche di telemedicina, che consentono la cura dei pazienti a distanza, anche in contesti difficili e di isolamento. L’obiettivo è creare una banca dati globale al servizio della ricerca scientifica, per favorire l’integrazione con altri sistemi e sviluppare nuove cure, nuove politiche sanitarie in base alle esigenze delle persone e usare l’intelligenza artificiale per accelerare la ricerca.