Susanna Tamaro, giornalista del “Corriere della Sera”, ha scritto un articolo che è una vera e propria lettera aperta al presidente del Consiglio, Mario Draghi, per effettuare una riflessione insieme a lui sul Green Pass. “Sono, per formazione, una naturalista, dunque osservo la realtà senza pregiudizi né veli ideologici, ma soltanto nella logica coerenza dei fatti”, ha esordito. “Da molti anni trascorro qualche settimana tra gennaio e febbraio in un piccolo paese sulle Alpi, perché ho bisogno della quiete data dalla neve per raggiungere la parte più profonda della creatività, e così ho fatto anche quest’anno. Ero partita con degli scarponcini quasi rotti pensando di sostituirli in montagna nel negozio in cui mi servo da anni, dato che reputo la fedeltà agli esercenti un piccolo atto di resistenza umana, ma non mi è stato possibile perché il mio Green Pass era scaduto da un giorno”.



Di conseguenza, tutto il suo soggiorno creativo si è trasformato in quello che la stessa Tamaro non ha esitato a definire un esilio civile: niente caffè al bar, nessun conforto in una baita, neppure comprare francobolli alla posta. “Il mio crimine? Essermi fidata di quello che mi aveva garantito lo Stato, vale a dire che le persone vaccinate dopo agosto 2021 sarebbero state coperte per nove mesi. Questo – ha incalzato – mi porta al cuore della questione, cioè al caos e all’irrazionalità che ci hanno dominato in questi due anni. Possibile che nella mitica cabina di regia, nel momento in cui sono state decise le misure per limitare il raggio di azione dei no vax, nessuno si sia alzato in piedi a dire: scusate un momento, ma se equipariamo i vaccinati con due dosi ai no vax non stiamo lanciandoci un boomerang?”.



SUSANNA TAMARO: “HO AVUTO IL COVID A GENNAIO 2020”

Nel prosieguo del suo intervento sul “Corriere della Sera”, Susanna Tamaro dice di non avere mai avuto paura del Covid-19, che avrebbe contratto nel gennaio del 2020 prima che scoppiasse la pandemia, con il suo medico, che è cinese, che le telefonava per dirle che la cosa più importante da fare era indossare la mascherina. Che quella specie di raffreddamento fosse il Covid la giornalista l’ha capito mesi dopo perché, per diverse settimane, è stata privata del gusto e dell’olfatto.

Il punto, però, è un altro: “Se cammino in perfetta solitudine in un bosco è impossibile che mi contagi, mentre se entro in un locale affollato con l’aria viziata è molto probabile che mi ammali, soprattutto se il mio sistema immunitario è debole. Questa è la realtà fisica […]. Si confonde il fisico con il metafisico. Il virus non è più un virus, bensì un’incarnazione del demonio, e questa incarnazione porta come conseguenza la necessità di un capro espiatorio, il no vax, e la divinizzazione del suo antagonista, il vaccino […]. Non posso non pensare alla povera famiglia Mancuso di Enna sterminata dal virus, non perché fosse ideologizzata dal web, ma semplicemente perché aveva paura. Quanti come loro, sono stati abbandonati ai loro fantasmi, senza nessuno che li prendesse per mano? Perché, ovviamente, ai giudizi spesso sprezzanti degli scienziati si è unito il coro degli esperti di rimbalzo, capaci di insultare chiunque esitasse a vaccinarsi con i toni di livida rabbia che si concede soltanto agli ubriachi al termine della notte”.



SUSANNA TAMARO: “RIPRENDIAMOCI LA VITA”

Nella porzione finale del suo appello a Mario Draghi mediante “Il Corriere della Sera”, Susanna Tamaro si chiede che senso abbia contagiarsi tutti in continuazione, visto che con il Super Green Pass, magari illimitato, una persona può sentirsi troppo sicura e abbandonare le cautele che, di fronte a un’epidemia così insidiosa bisognerebbe pur sempre continuare a mantenere: “Se il Green Pass è così essenziale era così difficile immaginarne uno ‘indebolito’, che impedisse la partecipazione ai grandi eventi, ai concerti, agli stadi, permettendo ai ‘fully vaccinated’ con due dosi di poter continuare con dignità la propria vita?”.

Ora, l’Italia, a giudizio di Tamaro, “ha di lasciare alle spalle il dolore, la paura, l’impotenza, gli ossessivi controlli polizieschi per permettere alle energie vitali di rinascere e affrontare il periodo comunque economicamente difficile che ci aspetta. Verranno nuove epidemie, certo, ma tutti i viventi lottano costantemente contro gli agenti patogeni. In questo caso però la pandemia è alle spalle e continuare a ipotizzare catastrofi future è, da tutti i punti di vista, una follia. Comunque una profezia la posso fare anch’io. Prima o poi moriremo tutti. Intanto però sarebbe bello che potessimo riprendere a vivere”.