Una “tempesta perfetta”. È la situazione in cui si trova oggi il settore della logistica in Italia. A definirla così, senza mezzi termini, è Renzo Sartori, presidente di Number1 – società leader in Italia nel settore della logistica del grocery – e vicepresidente di Assologistica. “Dobbiamo scontrarci ogni giorno con troppi problemi: carenza dell’offerta di trasporto; aumenti dei costi operativi, non solo del trasporto su gomma ma anche dei noli marittimi, tanto che non si trovano neppure i container, e del costo dell’energia; prezzi delle materie prime che salgono senza freni. Il risultato finale? Una tratta che prima costava 400 euro oggi è praticamente raddoppiata. E non abbiamo neppure autisti a sufficienza, anzi con l’obbligo del green pass ne avremo ancora meno. La situazione è molto, molto delicata”. E Sartori lancia un grido d’allarme: “Come imprenditore non sono incline al pessimismo e al catastrofismo, ma vedo una concentrazione di fattori negativi che mi fanno rabbrividire. Ho l’impressione che quando ci troveremo ad annaspare in mezzo al guado sarà troppo tardi”. Il rischio? Che, impantanata la logistica, si rallenti pure la produzione industriale e il tasso di crescita del paese.
Che cosa sta succedendo?
Che siamo alle prese con una concomitanza di problemi gravissimi.
Quali?
Dopo una crisi che aveva provocato un crollo pesantissimo del nostro Pil, siamo passati a un “rimbalzone” superiore al 5%. Il tutto però in modo repentino e questo ha messo in fibrillazione i committenti della logistica, perché tutti si sono messi in moto.
Dove sta il problema?
Che tutto è avvenuto non in un contesto conosciuto, ma all’interno di uno schema di gioco che non è più quello di prima.
Cosa è cambiato?
Tutto. Sono cambiati, innanzitutto, i costi delle materie prime, schizzati all’insù, con un aumento generalizzato dei fattori produttivi. Oltre ai prezzi, dobbiamo far fronte anche a crescenti difficoltà di approvvigionamento delle commodities.
Può citare qualche esempio?
Prendiamo il legno. Un pallet, che prima costava 8 euro, oggi costa 20 euro. Altro esempio: l’acciaio, di cui c’è grande carenza, tanto che oggi è difficile reperire le scaffalature, che hanno raggiunto prezzi inimmaginabili. Oppure, il petrolio, arrivato a 80 euro al barile, con conseguente aumento dei costi dell’energia. E gli esempi potrebbero continuare.
Qual è l’impatto sul mondo della logistica?
In una fase inflazionistica, questi aumenti si sono abbattuti sulla logistica, in modo diretto, tutti insieme. Ma non è finita qui. Vogliamo parlare della carenza di autisti dei camion?
Parliamone.
La pandemia ha fatto strage di tante piccole aziende di autotrasporto. In secondo luogo, c’è stato un cambio generazionale, molti autotrasportatori sono andati in pensione. Terzo: molti degli autisti dei paesi dell’Est non sono più tornati in Italia. Quarto: l’esplosione dell’e-commerce ha cambiato il mercato dei trasporti, spingendo molti autisti a spostarsi dal segmento primario, quello dell’autotrasporto sui camion, a quello secondario, le consegne dell’ultimo miglio.
L’esito di tutto questo?
In Italia abbiamo 17mila autotrasportatori in meno.
Che cosa si rischia?
Ogni punto percentuale di Pil crea una richiesta di autisti pari a 1,9 punti percentuali. Siccome l’emorragia non è finita e la crescita continua, in questa situazione rischiamo di trovarci, in un futuro non troppo lontano, con un buco che può arrivare fino a 30mila autisti in meno. E, last but not least, da venerdì 15 ottobre entra in vigore l’obbligo di green pass.
Questo può complicare ancora di più i problemi?
Questa è la mazzata definitiva. Premesso che sono assolutamente favorevole a vaccinazioni e green pass, se è vero che il 20%, stima prudenziale, dei trasportatori non ha il certificato vaccinale, vuoi perché non vuole vaccinarsi, vuoi perché si tratta di stranieri, è facile immaginare come, applicando in modo rigoroso il decreto sul green pass, come si dovrebbe giustamente fare, noi ci troveremo di fronte a un problema enorme. Insomma, rischiamo di impantanare tutto il sistema logistico.
Lei è presidente di Number1, che opera come vettore logistico per un settore delicato come il grocery. Quali sono le vostre maggiori difficoltà?
Già adesso non riusciamo a star dietro a una capacità di trasporto in grado di soddisfare la domanda dei committenti, e da venerdì lo saremo ancora meno. Nel nostro caso vorrà dire non riuscire a rifornire adeguatamente i punti di distribuzione dei prodotti alimentari. L’aumento dei costi produttivi, abbinato alla carenza di offerta, sta inevitabilmente creando dei disservizi rispetto a quanto previsto nei contratti attualmente in essere. E questi aumenti abnormi dei costi arrivano anche ad azzerare i margini. Rischiamo di morire.
Ne risentirà l’economia nel suo complesso?
Certamente. Basti pensare che la carenza di chip sta facendo chiudere molte imprese dell’automotive, tanto che in alcuni casi per acquistare un’auto nuova bisogna aspettare fino a un anno. C’è addirittura da chiedersi se la crescita nel 2021 sarà davvero del 6%…
Intende dire che potrebbe essere una crescita macchiata da qualche scoria di troppo?
Come hanno efficacemente mostrato alcuni articoli pubblicati proprio dal Sussidiario, l’aumento del Pil viene attutito da un’inflazione indotta dai prezzi dell’energia, da un alto costo delle materie prime e dal possibile aumento dei tassi d’interesse. A questo va poi aggiunto un contesto internazionale molto complesso, a causa dello scontro geopolitico in atto fra Stati Uniti e Cina, che mette a rischio gli stessi scenari di crescita e di sostenibilità dei conti pubblici italiani.
Questa situazione potrebbe riversarsi anche sui consumatori?
Assolutamente sì. Tenga conto che già in questo momento i produttori stanno ritoccando all’insù i prezzi dei prodotti alimentari o stanno battagliando, soprattutto con la grande distribuzione, per ottenere degli aumenti.
Fino a quando potrà resistere la logistica a tutto questo?
Qualche mese, non di più.
Ma si vedono spiragli?
Il punto più drammatico è proprio questo. Non si vede la luce in fondo al tunnel.
Si può uscire da questa situazione? In che modo?
Come Assologistica abbiamo un’interlocuzione molto stretta con il governo e con i ministeri competenti. Credo comunque che da una situazione così si viene fuori solo se tutti gli attori della filiera si mettono insieme attorno a un tavolo e ciascuno fa la propria parte, senza esibizioni muscolari da parte di nessuno.
(Marco Biscella)
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