Mentre osservavo il mio “EU Digital COVID Certificate” di cui mi ero fatto una stampa a colori, il Governo annunciava la sua obbligatorietà per tutta una serie di attività. In quel preciso momento mi sono fatto alcune domande sul green pass.
La prima: come faranno gli esercenti o gli organizzatori di un evento a controllare (mi immagino la Sagra della Cozza che si svolge in un paese vicino a dove vado in vacanza)? Dovranno inevitabilmente organizzarsi con l’App VerificaC19 che il nostro Governo ha messo a disposizione. Alternative non esistono poiché falsificare i dati sul documento in PDF è decisamente una banalità. Posso immaginare quanto saranno felici della soluzione, soprattutto quelli della Sagra della Cozza.
La seconda: chi non dispone di strumenti tecnologici come ottiene il certificato? Allo stato attuale si può scaricare dopo avere ricevuto un sms dal ministero della Salute che fornisce il codice di autorizzazione, a quel punto con la propria tessera sanitaria basta collegarsi al sito e scaricare il pdf. I problemi sono due. Da un lato ci sono decine di migliaia di anziani che non hanno PC o smartphone e nemmeno la connessione internet, ma vogliamo dire che ci pensano figli, nipoti o amici. Dall’altro qualcuno potrebbe già essere in vacanza, magari in una splendida località dimenticata da Dio e dal mondo, ma soprattutto dalla Rete (in Italia sono molte di più di quanto si possa immaginare). Nel caso non potrebbe scaricare nulla.
In una situazione del genere si potrebbe immaginare che anche chi deve fare i controlli avrà i suoi problemi. Forse, perché in realtà l’App VerificaC19 funziona anche in modalità offline. Si potrebbe quindi obiettare che nel momento in cui gli serve probabilmente si troverà in un luogo in cui la benedetta connessione sarà presente. Forse, ma deve essere possessore di uno smartphone o avere portato con sé un notebook o un tablet.
La terza: se qualcuno si trova nelle condizioni di cui sopra, non è ancora vaccinato e per fare alcune attività deve farsi periodici tamponi, come si regola? Posso immaginare che in questa categoria rientreranno molti giovanissimi che non sono mai stati una categoria prioritaria per il vaccino e rispetto ai quali i genitori non si sono ancora attivati, quindi al massimo il problema riguarda una minoranza piccolissima.
In definitiva, a parte qualche disagio per gli esercenti e una minoranza di italiani che subirà una certa limitazione delle proprie libertà personali, sembra che questo provvedimento sia equo anche perché stiamo parlando di salute pubblica. A questo punto mi è venuta in mente una quarta domanda: ma la legge non deve essere uguale per tutti? Sulla risposta sto ancora riflettendo, mentre osservo, adesso con deferenza, il mio “EU Digital COVID Certificate”.
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