Sul green pass Draghi ha seguito Speranza, ha detto Salvini ieri in un’intervista al Corriere della Sera. Se anche non fosse, il risultato è identico. No vax, dubbiosi sul vaccino, semplici fautori della libertà vaccinale: persone con opinioni diverse che Draghi ha tutte accomunate sotto un “appello a morire” che ancora brucia nella Lega, ma fa anche scendere migliaia di persone in piazza, da Torino a Bologna. Tra l’altro, Draghi ha anche condito la bocciatura dei “free vax” con un errore marchiano: il green pass come “garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose”. Falso, perché la vaccinazione evita (per ora) di ammalarsi gravemente, ma non impedisce affatto il contagio.



Giulio Sapelli, economista, è favorevole al green pass, ma non risparmia critiche al governo: paghiamo errori che sembrano essersi trasmessi da Conte e Draghi. “Abbiamo curato la pandemia negli ospedali, invece di affrontarla sui territori. Ci voleva meno sanità, più sanificazione di ambienti e trasporti e più intelligenza sociologica degli italiani”.



La stretta operata dal governo corrisponde all’emergenza reale?

Può anche darsi che non sia un’emergenza reale. Ma bisogna difendere la salute e la sicurezza. Detto questo, ci sono alcuni problemi, certo.

A che cosa si riferisce, professore?

Stiamo ancora rincorrendo il virus. Parlo di Conte, ma è un rischio che corre anche Draghi. C’era un’alternativa al lockdown ma non l’abbiamo applicata. Bisognava mettere gli italiani in condizione di vivere ugualmente.

Come?

La parola d’ordine non doveva essere “state a casa”, ma “lavorate con prudenza”. Come hanno fatto Sud Corea e Giappone. Bisogna evidentemente mettere gli italiani in condizione di poterlo fare. Abbiamo aziende all’avanguardia, dovevamo sanificare ambienti comuni – le scuole – e i mezzi pubblici con i gas speciali. Ci siamo affidati alle mascherine e non abbiamo messo in sicurezza i trasporti.



Neppure questo governo lo sta facendo.

Infatti. Abbiamo curato la pandemia negli ospedali, invece di affrontarla sui territori. E poi c’è un problema di conoscenza: ci mancano cluster significativi dal punto di vista statistico. E protocolli precisi. Infine, resto della mia idea.

Quale?

La Costituzione prevede il Consiglio supremo di difesa, presieduto dal presidente della Repubblica. Doveva essere lo stato maggiore dell’esercito a dirigere tutte le operazioni di contrasto alla pandemia fin dall’inizio.

Non crede che la democrazia sarebbe stata in pericolo?

Assolutamente no. Zero. Invece ci siamo affidati ai colori delle regioni, abbiamo perso tempo e non si è capito più nulla.

Il decreto legge approvato in Cdm ha cambiato criteri. Molto meno i contagi, l’Rt, e più le ospedalizzazioni.

Giusto provvedimento. Bisogna però spiegare bene le cose alla gente. La variante è contagiosa, ma si può curare a casa. Non ci si ammala più come prima, questo Draghi in conferenza stampa lo ha detto. L’altra cosa buona è che le discoteche restano chiuse.

Perché le vengono in mente le discoteche?

Quando l’estate scorsa il governo Conte le ha riaperte, si è subito avuto un incremento forte dei contagi. Speranza però è rimasto al suo posto.

“L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire o a far morire” ha detto Draghi in conferenza stampa. Non è un allarme esagerato?

Non sono favorevole né all’allarmismo né alla paura, ma non mi pare un allarme esagerato. Green pass e tracciamento sono indispensabili per riprendere a lavorare in sicurezza e io sono favorevole.

Allora ha ragione Confindustria?

Confindustria e sindacati avrebbero dovuto trovare un accordo e proporre insieme una soluzione per lavorare senza mettere gli altri in pericolo. Un sindacato intelligente e partecipativo, come la Cisl di una volta, avrebbe dialogato con gli industriali senza cercare visibilità e sarebbe probabilmente riuscita a portarsi dietro i sindacati di base.

Dunque il pass obbligatorio non rischia di essere un grimaldello per licenziare?

No, non c’è bisogno del green pass. Oggi alle multinazionali per licenziare basta una mail. Da questo punto di vista, mi sembra più pericoloso lo smart working.

Cosa rimprovera al governo?

Semmai, di essere troppo morbido. Sono per la massima risolutezza ma anche per l’intelligenza sociologica, che manca. Scontiamo l’illusione positivistica di combattere la pandemia con la sanità. Non basta, serve la sociologia. Bisogna conoscere l’Italia e gli italiani.

Che cosa significa in concreto?

Come ha fatto Israele a vaccinare i giovani? Con una promozione efficace, fatta di informazione e vaccinazione nei pub con birra in omaggio. Chi scese in strada a Roma dopo il bombardamento americano? Né il re, né Badoglio, ma Pio XII. Meglio comunque le parole di Draghi che le chiacchiere inutili di Conte.

Dopo le parole di Draghi Piazza Castello a Torino si è riempita in in un attimo. “Ognuno dev’essere libero di scegliere”, il messaggio degli organizzatori.

È la prova di quello che dico. Chi non vuole vaccinarsi va convinto con la pacatezza e gli argomenti. Sappiamo da anni che ci sono famiglie che non fanno vaccinare i figli. Serve una politica pubblica di convinzione, non la repressione. Forse anche degli incentivi.

Il commissario straordinario Figliuolo ha detto riferendosi ai docenti: “entro il 20 agosto voglio gli elenchi dei no vax”.

Mi ha stupito, perché un militare fa, ma non parla. Se vuole le liste, se le prenda in silenzio.

“Propongo una colletta per pagare ai novax gli abbonamenti Netflix per quando dal 5 agosto saranno agli arresti domiciliari chiusi in casa come dei sorci”. È un tweet del virologo Roberto Burioni.

Ignobile.

(Federico Ferraù)

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