GREGG POPOVICH HA AVUTO UN ICTUS: LA NOTA DEI SAN ANTONIO SPURS
“Gregg Popovich guarirà completamente”: questa la nota che i San Antonio Spurs hanno emesso ieri in merito al malore accusato dal loro allenatore, avvenuto lo scorso 2 novembre al Frost Bank Center, il palazzo presso il quale gioca la franchigia NBA del Texas. Per qualche giorno c’è stato mistero sulle reali condizioni di salute di Popovich: si sapeva solo che il coach di San Antonio avesse avuto un problema di salute, e del resto si era notata la sua assenza sulla panchina degli Spurs. Poi, il comunicato della società che certifica come Popovich abbia già iniziato il programma di riabilitazione; a oggi non c’è ancora una data certa per il ritorno, ma è già questa una buona notizia.
I San Antonio Spurs hanno anche confermato come il loro allenatore abbia avuto un ictus: la speranza è che si possa davvero riprendere del tutto perché vogliamo rivederlo in panchina e in buona salute, per portare a termine il compito di riportare San Antonio dove è stato in grado di condurla per anni, cioè a vincere titoli NBA. L’occasione dunque è buona per ripercorrere la carriera di quello che da molti viene considerato il miglior coach di sempre almeno oltre oceano, di sicuro uno dei più longevi visto che siede in panchina dal 1996, con la particolarità di averlo fatto sempre con la stessa franchigia.
LA CARRIERA DI GREGG POPOVICH
Era appunto il 1996: Gregg Popovich agli Spurs era già stato come assistente, ruolo che aveva poi ricoperto in una Golden State molto meno vincente rispetto a quella di Steve Kerr (che è stato suo vice, tra le altre cose). La particolarità è che, essendo tornato a San Antonio come general manager e vice presidente, era stato lui a nominarsi head coach: licenziato Bob Hill si era messo in panchina. Possiamo dire che le cose gli siano andate decisamente bene: sotto la sua guida gli Spurs hanno vinto cinque titoli NBA creando una vera e propria dinastia, aiutati (come del resto tutti) dalla fortuna di pescare una prima scelta assoluta come Tim Duncan (e prima ancora David Robinson).
Tuttavia, Popovich e il suo staff sono stati anche lungimiranti: le scelte di Manu Ginobili e Tony Parker, ma anche lo scambio per Kawhi Leonard e altri colpi, sono arrivate con decisioni impopolari e piene di scetticismo, a volte anche dello stesso Pop che ad esempio non era troppo convinto di Ginobili, ma ha avuto il merito di saperlo aspettare e plasmare. Quello che sta provando a fare oggi con Victor Wembanyama, peraltro reduce dalla prima partita da 50 punti con almeno 5 triple (ne ha messe otto): il francese, rookie dell’anno nel 2024, è la ragione per cui Gregg Popovich ha scelto di fare qualche altro anno in panchina. Ora potrebbe aspettare il ritorno al titolo che agli Spurs manca dal 2014: sarebbe una favola straordinaria.