In un retroscena di ieri il Corriere della Sera aveva ipotizzato un cambio clamoroso di strategia della Lega in vista del voto in Senato di mercoledì 12 febbraio sul caso Gregoretti: come noto, Matteo Salvini è indagato dal Tribunale dei Ministri di Catania (dopo che il pm aveva archiviato la sua posizione, ndr) per sequestro di persona tra il 25 e il 31 luglio 2019 di circa 130 migranti a bordo della nave militare Gregoretti, salvati in acque Sar tra Libia e Malta diversi giorni prima. Lo stesso Tribunale ha chiesto la richiesta di procedere al Parlamento e dopo il voto in Giunta che ha visto la Lega stessa votare a favore della richiesta, dopodomani il Senato dovrà ratificare o respingere tale ipotesi. Ebbene, secondo il CorSera Salvini avrebbe chiesto ai suoi senatori di disertare il voto in Aula, cambiando del tutto strategia rispetto al voto in Giunta per le Immunità: stamattina però da Trieste, impegnato nelle commemorazioni per il Giorno del Ricordo delle Foibe, il leader smentisce tale ricostruzione «Mercoledì vado in Aula assolutamente tranquillo. E’ sicuro che passerà la richiesta di processo ai miei danni. Spero solo che facciano in fretta». Per l’ex Ministro degli Interni, il caso Gregoretti e le indagini a suo carico non lo spaventano: anzi, «Non vedo l’ora di andare in tribunale e guardare negli occhi quel giudice e spiegargli che difendere i confini del mio Paese era un mio diritto e un mio dovere e non un crimine».



GREGORETTI-SALVINI, IL “CONSIGLIO” DI GIULIA BONGIORNO

Ancora Salvini ribadisce poi in conclusione come sia giusto che gli italiani «sappiano se difendere i confini è un diritto e un dovere di un ministro o seppure è un crimine». Quindi, ha puntualizzato il leader della Lega, «non ci sarà nessuna richiesta di negare questa possibilità di giudizio»: ergo, i senatori e lui medesimo dovrebbero votare a favore del processo a carico esattamente come le forze di Governo (Pd-M5s-Leu-Italia Viva) con il paradosso è che la restante parte del Centrodestra invece voterà contro la stessa richiesta di procedere. Caso finito? Per niente, visto che proprio stamattina a tornare a “suggerire” un comportamento diverso mercoledì al Senato è l’ex Ministra della PA in quota Lega, l’avvocato Giulia Bongiorno: «Spero davvero che il leader della Lega decida di non avallare la linea dell’autorizzazione a procedere nei suoi confronti», ribadisce nell’intervista al Corriere della Sera, spiegando poi il cortocircuito che si creerebbe dopo un voto del genere «È evidente – prosegue – che il Parlamento abbia abdicato al potere di legiferare in alcune materie sensibili e che per una sorta di pudore abbia rinunciato a tutelare la sua indipendenza». La stessa Bongiorno, riferendosi direttamente a Salvini, conclude il suo “consiglio”: «Lui pensa di andare in aula e dimostrare davanti a tutti in tempi brevi che ha ragione. Però, questo rischia di non succedere. I tempi potrebbero essere lunghissimi e c’è il problema di restare bloccati per anni, ostaggi del processo».

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