Sarà uno dei nodi più spinosi da affrontare per la maggioranza e per paradosso potrebbe non esservi nemmeno una linea comune contro Matteo Salvini: l’affaire legato alla nave Gregoretti ha visto oggi l’ex titolare del Viminale e leader della Lega presentare una memoria difensiva presso la Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato che presto dovrà dare o meno il via libera al Tribunale dei Ministri di Catania per l’eventuale rinvio a giudizio di Salvini con l’accusa di sequestro di persona. Il diretto interessato ha allegato al documento sette scambi di mail in cui, secondo la sua versione, la scelta di bloccar la nave della Guardia Costiera italiana poi arrivata nel porto di Augusta sarebbe stata presa collegialmente e col premier Giuseppe Conte, e non solo, che avrebbero avvallato la linea dura dell’allora Ministro dell’Interno. “Ho difeso i confini e la sicurezza nazionale” ha ribadito oggi Salvini che nell’attaccare quello che per lui è il voltafaccia di Conte ha tirato in ballo pure Luigi Di Maio e Alfonso Bonafede citandone alcuni interventi per mostrare come non si sia trattato solo di una sua decisione. Tuttavia dall’esame dei documenti alcuni osservatori sui quotidiani oggi danno notare ci sarebbero solo riferimenti in relazione alla ricollocazione dei 131 migranti a bordo ma non vi sarebbero email o altri messaggi in cui si parla esplicitamente di negare l’attracco alla nave Gregoretti. (agg. di R. G. Flore)



LEADER LEGA, “FU SCELTA COLLEGIALE”

Sul caso Gregoretti è stata una scelta collegiale: così Matteo Salvini nella memoria difensiva presentata alla giunta per le immunità del Senato. Oltre alle 7 e-mail presentate nel dossier, l’ex ministro dell’Interno ha fatto riferimento anche ad alcune dichiarazioni rilasciate dai suoi ex colleghi di Governo: da queste si evincerebbe il sostegno alla sua linea politica. A partire da una frase del ministro della Difesa Alfonso Bonafede: «Il dialogo tra i ministeri delle Infrastrutture, dell’Interno e della Difesa in quei giorni era in atto». Queste, invece, le parole di Luigi Di Maio: «L’Italia non può sopportare nuovi arrivi di migranti, devono andare in Europa». Non ci resta che attendere il prossimo 20 gennaio 2020, giorno del voto della giunta per le immunità del Senato: in primo luogo sarà un voto politico e, proprio per questo motivo, non è possibile escludere una vibrante ripercussione sull’esecutivo giallorosso… (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



GREGORETTI, SALVINI TIRA IN BALLO CONTE

Questa mattina l’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini ha presentato in Giunta per le autorizzazioni parlamentari del Senato la memoria difensiva di circa 30 pagine sul caso della nave Gregoretti: l’imbarcazione della Marina italiana era arrivata in acque nostrane a fine luglio 2019, quando al Viminale c’era ancora il leader della Lega, con a bordo 131 migranti rimasti a bordo nel porto di Augusta per 6 giorni per effetto del Decreto Salvini. Dopo l’indagine a suo carico scattata a fine dicembre, i prossimi passi istituzionali vedono la discussione del via libera o meno al processo presso la Commissione per le autorizzazioni a procedere per il prossimo 20 gennaio (e poi eventualmente, con il via libera, si arriverà anche in Aula al Senato, ndr). Dopo il cambiamento di posizione del M5s rispetto al simile “caso Diciotti”Di Maio si è già espresso per il «sì al processo, ha deciso lui autonomamente senza coinvolgere il Governo» – la Lega ha iniziato a preparare un dossier che presenterà in Giunta nel giorno della discussione. Intanto però Salvini ha presentato la memoria difensiva dove torna ad attaccare il Premier Conte «Appoggiava la mia linea, ecco le 7 mail che lo provano». Il Messaggero ha pubblicato il testo integrale della memoria difensiva di Salvini (qui l’indirizzo) dal quale si evincono 4 punti principali avanzati dal leader della Lega in merito al caso Gregoretti.



LA MEMORIA DIFENSIVA DI MATTEO SALVINI IN 4 PUNTI

La tesi di Salvini è quella di aver agito in maniera del tutto sovrapponibile al caso Diciotti, dove il 20 marzo 2019 il Senato aveva votato per negare l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’allora titolare del Viminale: nella memoria-Gregoretti, il leader della Lega sottolinea e mostra con 7 mail scambiate tra il 25 luglio e il 31 luglio 2019 «il ruolo attivo della presidenza del Consiglio dei ministri anche per coinvolgere i Paesi europei nella redistribuzione». In particolare, Conte viene tirato in ballo in una mail dove si dimostrerebbe che Palazzo Chigi abbia «avanzato della questione alcuni Stati membri: Germania, Francia, Portogallo, Lussemburgo e Irlanda. Un accordo per l’accoglienza era stato raggiunto anche con la Cei. Il tutto dopo una riunione di coordinamento del 2 agosto 2019 convocata dalla Commissione Europea». I 4 punti principali, riassunti da Repubblica, partono dal fatto che in quei giorni non vi è stato nessun atto ufficiale della persona Matteo Salvini sul fronte Gregoretti; «tutte le decisioni sono state adottate nella sua qualità e nei suoi poteri di ministro dell’Interno». In secondo luogo, Conte e i ministri competenti sono stati avvisati passo dopo passo nei giorni caldi del caso Gregoretti; terzo punto di difesa, pur essendo di dominio pubblico lo stallo della nave a Catania prima ed Augusta poi, «non è giunto alcun ordine in direzione opposta da parte di Palazzo Chigi». Da ultimo, punto quarto, proprio il precedente Caso Diciotti che ha già respinto l’autorizzazione a processare Salvini.