Greta Momesso fu vittima di uno degli attentati di Unabomber all’età di 6 anni. Era il 13 marzo 2005 quando un ordigno esplosivo nascosto in una candela nel Duomo di Motta di Livenza, in provincia di Treviso, esplose provocandole danni permanenti alla mano sinistra. Oggi è protagonista di un importante capitolo potenzialmente in grado di portare alla svolta nel caso irrisolto del misterioso dinamitardo che, con attacchi condotti tra il 1994 e il 2006, seminò feriti e terrore nel Nord Est italiano. Con lei un’altra delle vittime, Francesca Girardi, e il giornalista Marco Maisano hanno presentato alla Procura di Trieste una istanza per la riapertura delle indagini accolta nel 2022: la storia di Unabomber, dopo l’archiviazione della pista sbagliata che portò l’ingegnere Elvo Zornitta alla gogna mediatica da innocente, potrebbe avere un finale con l’individuazione del vero responsabile.



Se lo augura Greta Momesso, che in una intervista a La Stampa ha parlato del suo percorso dopo l’attentato che le ha cambiato la vita costringendola a fare i conti con un dolore e una limitazione quotidiani. Ancora oggi fatica, come ha raccontato lei stessa, a usare la mano sinistra e sostiene sia giunto il momento di “dare un nome al colpevole“. Un orizzonte che potrebbe concretizzarsi 16 anni dopo l’ultimo attacco attribuito a Unabomber grazie al contributo delle nuove tecnologie per le analisi dei reperti dell’epoca.



Greta Momesso vittima di Unabomber: il racconto e la speranza di trovare il colpevole

Da quando Greta Momesso rimase ferita in uno degli attacchi con ordigni esplosivi attribuiti al misterioso Unabomber, la sua vita è cambiata e non avrebbe più ripreso piena funzionalità della mano sinistra. Nel 2005, in chiesa, una candela elettrica sarebbe esplosa provocandole gravi lesioni e oggi il suo nome torna sulle cronache per la potenziale svolta che un’istanza, firmata da lei con il giornalista Marco Maisano e un’altra delle vittime, Francesca Girardi, potrebbe consegnare alla storia. Grazie alla loro tenacia, il caso Unabomber può dirsi riaperto e ora la Procura di Trieste lavorerà per capire se alcuni reperti piliferi su un uovo inesploso possano condurre sulle tracce del responsabile (o dei responsabili) di quell’era di terrore che sconvolse l’Italia e in particolare le regioni del Nord Est. 



Greta Momesso era una bambina di 6 anni e fu la vittima più giovane degli attentati. Queste le sue parole, riportate dal Corriere della Sera: “La riapertura delle indagini è una notizia meravigliosa, sono contenta. Ho fiducia nella magistratura, anche se non sappiamo se Unabomber sia ancora vivo. Non ho l’esigenza di conoscerlo, non provo nè rancore nè rabbia, solo un sincero disinteresse. Però è giusto e doveroso, per le vittime e per la collettività, trovare il colpevole, una persona in difficoltà. Credo molto nell’aspetto rieducativo del carcere e poi non si può scrivere la parola fine finché davvero non si arriva alla fine di una storia, è una causa da portare avanti fino in fondo“. La notizia della riapertura delle indagini sulla scia di terribili attacchi è stata commentata anche da Elvo Zornitta, l’ingegnere che finì nel cono dei sospetti e che poi uscì di scena perché non coinvolto. Queste le sue parole, riportate da Tgr Friuli Venezia Giulia: “Spero con tutto il cuore che serva a trovare questo malfattore. Non posso che considerarmi una delle vittime anche se non ho avuto danni fisici. Spero che questa sia la volta decisiva in cui venga trovato il colpevole”.