Greta Thunberg, nota ecologista che ha portato l’attenzione del mondo sulla questione ambientalista con la poteste Fridays For Future, è stata arrestata in Norvegia durante un sit in davanti al palazzo che ospita sei ministeri governativi. Una protesta, peraltro, legata ad una questione piuttosto importante che riguarda la costruzione di un parco eolico all’interno dei confini norvegesi, che però toglierebbe ai pastori Sami un importante appezzamento di terra utilizzato per il pascolo delle renne, animali fondamentali nella società Sami. L’ambientalista, assieme ad un gruppo di attivisti Sami, è stata fermata dalla polizia, che l’avrebbe poi rilasciata poco dopo.
Greta Thunberg e la protesta in Norvegia
Insomma, Greta Thunberg non starebbe scontando nessuna pena in carcere, e l’arresto è peraltro una circostanza piuttosto comune durante le sue proteste. Dopo un breve fermo in questura, la ventenne e il gruppo di ambientalisti fermati con lei sono stati rilasciati, mentre l’allontanamento dal palazzo governativo sarebbe stato necessario esclusivamente per permettere ai funzionari di accedere agli uffici.
La questione dietro alla protesta di Greta Thunberg riguarda la costruzione di un grosso parco eolico a Fosen, nel centro del paese. Il progetto era stato messo in campo diversi anni fa, facendo subito scattare la reazione della popolazione Sami (indigeni noti, erroneamente, con il nome di làpponi) che quei terreni li utilizza per far pascolare le renne. Secondo le tradizioni culturali dei Sami le renne sono fondamentali per le pelli, utili a costruire le tende in cui vivono e gli abiti, ma anche per la carne, le ossa e le corna. Venne tirata in mezzo la Corte Suprema che ritenne una violazione la costruzione del parco, progetto che tuttavia ancora oggi rimane attivo. Greta Thunberg, e il gruppo di ambientalisti, hanno allora optato per il sit-in davanti al palazzo governativo, chiedendo risposte e l’abbandono definitivo del progetto, marchiato come “colonialismo verde”, ovvero l’utilizzo di progetti ecologici al fine di togliere terreni alle popolazioni indigene. Secondo l’attivista sarebbe uno “scandalo internazionale” che la Norvegia stia ignorando la sentenza della Corte.