IL NUOVO ATTACCO DI GRETA THUNBERG A ISRAELE (ASSOLVENDO, IN PARTE, HAMAS)
Non è la prima volta e probabilmente non sarà neanche l’ultima: Greta Thunberg non ha mai nascosto, dall’inizio della guerra in Medio Oriente, la sua personale posizione di netta condanna alle azioni dello Stato di Israele, in difesa invece della popolazione civile palestinese. La questione non avrebbe particolare rilevanza – al di là dei giudizi che si possono avere, è una tesi personale che come tale può essere discussa ma ha il suo senso d’essere – se non fosse che coinvolge un “simbolo” elevato dalla società moderna in temi di lotta per l’ambiente e i diritti “climatici”.
Greta Thunberg, ormai maggiorenne, da mesi vive un costante fermento all’interno del vasto mondo ambientalista per le sue posizioni politiche che spesso “sconfinano” dal tema del cambiamento climatico: spesso tra l’altro si è vista esporsi contro Israele e il Governo ebraico per le azioni di guerra contro Hamas nell’enclave palestinese della Striscia di Gaza. L’ultima polemica deriva dall’articolo scritto con gli altri portavoce del movimento Fridays for Future di Svezia: «Il tasso di mortalità a Gaza è ai massimi storici, con migliaia di bambini uccisi in poche settimane. Chiedere la fine di questa violenza ingiustificabile è una questione di umanità fondamentale. Il silenzio è complicità. Non si può restare in silenzio davanti a un genocidio in corso». L’articolo pubblicato sull’Aftonbladet e sul Guardian (tradotto in Italia da “La Repubblica”) vede Greta scatenarsi contro Israele, in parte assolvendo le azioni di Hamas: la condanna contro gli attacchi palestinesi del 7 ottobre arriva, ma non viene considerata legittima fino al grado di risposta messo in campo da Israele.
GRETA, LA GIUSTIZIA CLIMATICA E L’ANTISEMITISMO: È CAOS NEL MONDO AMBIENTALISTA
«Gli orribili assassini commessi da Hamas contro civili israeliani non possono in alcun modo legittimare i crimini di guerra in corso da parte di Israele. Il genocidio non è auto difesa, ne è in alcun modo una risposta proporzionata», così Greta Thunberg nell’articolo sul Guardian che tante polemiche ha riacceso all’interno del mondo “green” dopo che nelle scorse settimane alcuni manifestanti ambientalisti le strapparono il microfono durante un comizio ad Amsterdam dicendole «basta parlare di politica, siamo qui per le lotte climatiche».
Greta considera invece diversamente la sua battaglia contro il cambiamento climatico, sposando le tesi politiche e la difesa dei diritti (quelli che le stanno a cuore, va però sempre ricordato ndr.) e inglobandole nella grande “battaglia della giustizia climatica”: «La lotta per la giustizia climatica in sostanza nasce dall’interessamento per le persone e i loro diritti umani. Questo significa farsi sentire quando le persone soffrono, quando sono costrette a scappare dalle loro case o sono uccise, a prescindere dalla causa», scrive ancora la giovane attivista svedese. Non deve avere fatto breccia l’invito dell’eco-attivista israeliana Shaked Shefy Cohen, sopravvissuta all’attacco di Hamas sferrato contro il kibbutz Nir-Am: in una lettera scritta a Greta Thunberg nelle scorse settimane dopo le prime manifestazioni pro-Gaza della ragazza svedese, l’attivista ebrea sottolineava «Ho letto le parole e la solidarietà che hai espresso a Gaza e ad Hamas, e non provo alcuna rabbia. Davvero no. Solo un dolore profondo e pietoso. Dolore per la dolorosa cecità nella quale tu e molti come te siete caduti. La vostra cecità deriva dall’ignoranza e dalla dipendenza dai media che sono disinformati, fuorvianti, provocatori e, soprattutto, violenti e corrotti da interessi politici e finanziari». Cohen invitò Greta a venire in Israele per rendersi conto delle tracce dei massacri compiuti dai terroristi in nome di quella “Palestina Libera” invocata anche da parte delle piazze ambientaliste di Fridays for Future: quella stessa sigla accusata tra l’altro di antisemitismo dai media tedeschi dopo i comunicati in difesa dei palestinesi e contro ogni azione di Israele. «Non si può essere neutrali quando è in corso un genocidio», insiste Greta Thunberg, considerando però solo una delle parti in causa nella infinta guerra drammatica nel Medio Oriente.