Tra la giovane attivista Greta Thunberg e la Cina sembra esserci qualche problema di comunicazione. Alla base dello scontro, le diverse posizioni sui temi ambientali tanto cari a Greta. Pechino, come spiega Libero Quotidiano, avrebbe velatamente accusato l’attivista svedese di essere ingrassata mangiando carne e mentendo sul suo stile di vita vegetariano, certamente meno impattante sull’ambiente rispetto all’alimentazione carnivora. E così ad attaccare Greta Thunberg ci ha pensato quotidiano statale cinese China Daily. In un articolo della scorsa settimana a firma di Tang Ge, Greta sarebbe stata attaccata e derisa per il suo peso ed etichettata come una “principessa ambientale”.
Il tutto sarebbe nato dopo che la giovane aveva esortato la Cina a ridurre le sue emissioni e fare qualcosa in più nei confronti del problema del cambiamento climatico. “Anche se dice di essere vegetariana, giudicando dai risultati della sua crescita, le sue emissioni di carbonio devono essere in realtà non basse”, aveva attaccato il giornale governativo.
GRETA THUNBERG VITTIMA DI FAT-SHAMING DAL CHINA DAILY
L’autore Tang Ge originariamente aveva pubblicato il suo articolo contro Greta Thunberg solo sui social ma poi le sue parole sono state riprese da China Daily. Lo stesso Ge ha anche accusato l’ambientalista di avere “doppi standard” nel richiamare la Cina ma senza bacchettare allo stesso modo anche lo stile di vita europeo e americano (“quello che inquina di più la Terra”). “La principessa non ha mai piantato un albero nel deserto. Al contrario, è andata in giro, tenendo in mano diversi cartelli di protesta che hanno inquinato l’ambiente”, ha proseguito l’autore. Il pezzo è stato scritto dopo un tweet di Greta nel quale all’inizio di maggio l’attivista aveva postato un articolo che sosteneva che la Cina nel 2019 avesse emesso più gas serra di tutti i Paesi sviluppati auspicando in un cambio di rotta. Dopo l’ultimo articolo sul suo conto, la Thunberg ha commentato sempre via Twitter: “Essere vittima di fat shaming dai media statali cinesi è un’esperienza piuttosto strana anche per i miei standard”.