PERCHÈ DARANNO LA LAUREA IN TEOLOGIA HONORIS CAUSA A GRETA THUNBERG

Il prossimo giugno l’Università di Helsinki conferirà la laurea honoris causa in Teologia a Greta Thunberg, la giovane attivista svedese che da anni ha “acceso” la problematica mondiale della lotta al cambiamento climatico. Sì, teologia, avete letto bene: la notizia non è nuova, ce ne rendiamo conto, ma sono state rese ora note le “motivazioni” che porteranno la giovanissima Greta a ricevere la sua seconda laurea ad honorem a soli 20 anni.



«Scegliendo Greta come accademica onoraria, esprimiamo il nostro desiderio di essere coraggiosi e di impatto come lei», ha spiegato a “Helsingin Sanomat”, il professor Martti Nissinen. Sulla stessa linea il giudizio del prof. Tuomas Heikkilä che in merito alla laurea honoris causa a Greta, attivista sul clima, addirittura in Teologia spiega «La Facoltà di Teologia studia le questioni centrali dell’umanità. Le più grandi speranze e paure. Le maggiori minacce odierne, come il cambiamento climatico, la perdita della natura e le guerre, sono problemi causati dall’uomo».



GRETA, DIO E LA TERRA: LE CONTRADDIZIONI DELLA MODERNITÀ “CORRETTA”

Ora non è né il luogo né abbiamo il tempo (e la voglia) di metterci a fare la contrapposizione ideologica che subito è scattata sui social tra gli “adepti” del “climatismo” che idolatrano Greta Thunberg, e chi invece nel mondo della destra conservatrice si è limitato a battute del genere «L’unico grande merito di Greta è stato quello di marinare regolarmente la scuola». Andiamo invece un pelo in profondità e partiamo da quanto dice ancora il professor Martti Nissinen, teologo finlandese e dal 2007 professore di studi dell’Antico Testamento presso la Facoltà di Teologia dell’Università di Helsinki: «l’attivismo ambientale si collega alla teologia in quanto la Terra è una creazione di Dio e noi ce ne prendiamo cura». Nella nostra beata ignoranza, se volete anche ingenua, ci pare un filino “sempliciotta” come spiegazione quell’assimilazione di “occuparsi della Terra” uguale “studiare la Teologia”, la scienza che studia Dio per eccellenza.



Ma ammettiamo pure che questo assunto scelto per descrivere la figura di Greta Thunberg possa anche essere accettato, siamo davvero sicuri che funga da esempio mondiale per lo studio e la ricerca sulla divinità una ragazza attivista che solo pochi giorni fa ha cancellato un suo tweet passato del 2018 perché scriveva bellamente «Un importante scienziato del clima avverte che il cambiamento climatico spazzerà via l’intera umanità se non smetteremo di usare i combustibili fossili nei prossimi cinque anni»? Quei 5 anni sono passati, siamo nel 2023, problematiche con l’ambiente e il clima le vediamo e non siamo “negazionisti” ma ecco, ancora siamo qua a parlarne e nessuna umanità è stata “spazzata via”. Piuttosto, la cura e la scelta accademica di selezionare esempi e modelli ci sembra ecco in “LIEVE” crisi. «Dove scompare Dio, l’uomo cade nella schiavitù di idolatrie, come hanno mostrato, nel nostro tempo, i regimi totalitari e come mostrano anche diverse forme del nichilismo, che rendono l’uomo dipendente da idoli, da idolatrie; lo schiavizzano»: lo diceva un (vero) teologo come Papa Benedetto XVI, recuperando indirettamente un antico aforisma attribuito al genio cristiano di Gilbert Keith Chesterton, «Da quando gli uomini non credono più in Dio non è vero che non credano più in nulla: credono in tutto». Creare una “religione” sul clima, con tanto di precetti, “sacerdoti-sacerdotesse”, dove domina quel “politicamente corretto” che mette al bavaglio idee che dissentono con la narrazione climatista ufficiale (i vari prof. Franco Battaglia o Franco Prodi, giusto per citare due esempi italiani): ecco, ci chiediamo, è questo che intendiamo come esempio e modello di studio teologico tanto da conferire una laurea honoris causa per chi come Greta Thunberg “incarna” quel fronte di nuova “religione mondiale” che è ormai divenuto l’ambientalismo radicale?