Grilli e cavallette non sono eco-green come sostiene la Commissione europea, che sta spingendo affinché questi possano arrivare nelle tavole dei diversi Paesi che ancora non ne usufruiscono. A denunciarlo a Libero è stato Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia. “Nessunno pensa che gli insetti, a differenza del cibo sintetico, rappresentino una minaccia per il made in Italy. In effetti, però, è falso che sia questa la strada per salvare l’ambiente e il clima”, ha puntualizzato l’esperto.
“Oggi i novel food sono una curiosità, hanno sistemi di produzione artigianali e perfino nei Paesi dove fanno parte della cultura alimentare, vengono mangiati saltuariamente. Se qualcuno vuole sostenere che attraverso essi si possa sfamare a basso impatto ambientale 9 miliardi di persone dice il falso. Per farlo bisognerebbe passare a una produzione intensiva”. Nel caso in cui ciò dovesse avvenire, però, gli insetti come nuova frontiera del cibo perderebbero la caratteristica della sostenibilità. “Secondo l’Università di Davis, ci sarebbero una serie di conseguenze”.
Grilli e cavallette non sono eco-green: cosa accadrebbe con un consumo elevato nell’Ue
Se grilli e cavallette dovessero comunemente diventare dei cibi presenti nelle tavole delle popolazioni di Paesi membri dell’Ue, smetterebbero presto di essere eco-green. I motivi, come spiegato da Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, sono diversi. “In primo luogo il massiccio impiego di antibiotici necessari per evitare una serie di patologie di origine batterica per questi animali. Antibiotici vietati nelle produzioni zootecniche tradizionali”.
Ma non solo. “In secondo luogo se volessimo allevare i grilli nel nostro Paese dovremmo impiegare tantissima energia per creare condizioni artificiali di temperatura e umidità che non ci sono normalmente. Terza considerazione: l’unico modo perché questi animali abbiano un indice di conversione proteica conveniente, vale a dire il rapporto fra quel che mangiano e le proteine che sviluppano, sarebbe alimentarli con la soia o altri cereali simili. Ma così si perderebbe il valore di economia circolare”, ha concluso.