Sono ore di tensione all’interno del MoVimento 5 Stelle: aspettando Rousseau, per parafrasare “Aspettando Godot”, tra i pentastellati la sensazione è quella che ci si trovi a vivere un passaggio cruciale. Ecco perché può capitare ciò che è successo tra Beppe Grillo e Luigi Di Maio: che si consumi, cioè, una frattura prima che politica forse addirittura umana. Secondo un retroscena de “La Repubblica”, sarebbe stato questo il motivo di fondo di una telefonata infuocata che il Garante e fondatore avrebbe rivolto ieri al capo politico. Grillo è infuriato per la scelta del quesito:”Sei d’accordo che il MoVimento 5 Stelle faccia partire un governo, insieme al Partito Democratico, presieduto da Giuseppe Conte?“. Secondo il comico genovese dovrebbe mancare il riferimento al Pd, si tratta di una trappola che può spingere gli iscritti a votare no. Per questo prima chiama Casaleggio, poi si rivolge a Di Maio:”Vuoi sabotare l’accordo?”.



GRILLO CONTRO DI MAIO: E LUIGI…

Di Maio si difende, chiama in causa l’umore di una base divisa, conferma lo scetticismo di fondo che ha sempre caratterizzato il suo atteggiamento nell’aprire una trattativa col Pd. Ma Grillo non arretra: questo governo s’ha da fare. E quando il fondatore fa un passo in avanti chiedendogli ufficialmente un passo indietro, togliendolo di mezzo dalla partita per restare vicepremier, Luigi Di Maio si sente profondamente tradito. Per questo per alcune ore ventila lo spettro delle dimissioni da capo politico: un passo indietro per mostrare il suo disinteresse alle poltrone e per marcare la distanza da quell’alleanza coi dem che va delineandosi. Scavalcato da Conte, considerato da Grillo più di quanto il comico abbia mai considerato lo stesso Di Maio, il leader M5s si ritrova nella sua battaglia affiancato da due alleati improbabili. Uno è Paragone, il parlamentare vicino a Salvini che avrebbe voluto un bis del governo gialloverde ma che fino a poche settimane fa chiedeva a Di Maio di mollare alcuni incarichi. L’altro è Di Battista, il gemello diverso con cui alle Europee aveva litigato e che adesso riceve l’offerta di entrare nel governo come ministro agli affari Europei. Quasi un modo per non sentirsi solo, più solo di adesso, e condividere con l’erede designato alla leadership del MoVimento (Conte permettendo) l’onere di un governo che non condivide.

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