Quale futuro hanno i ghiacci della Groenlandia? E quale sarà soprattutto il futuro per le zone costiere limitrofe? Il cambiamento climatico sembra avere un impatto più incisivo del previsto sulla calotta artica, con conseguenze che potranno essere gravi anche per le zone limitrofe e per l’intero ecosistema. A rivelarlo è stato un recente studio pubblicato sulla rivista Science, come apprendiamo da Le Figaro e da Usa Today. Ma il clima sarebbe principalmente influenzato da “modifiche nella distribuzione del soleggiamento dovute alla configurazione di l’orbita e l’asse di inclinazione del Terra”.
In pratica dallo studio emergerebbe come le emissioni di CO2 non sarebbero la principale causa dello scioglimento dei ghiacci della Groenlandia. “Circa 400.000 anni fa infatti ci si è già trovati di fronte ad un periodo interglaciale, con un clima abbastanza paragonabile a quello che conosciamo oggi e con temperature medie di 1,5°C al di sopra dei valori preindustriali, nonostante una concentrazione di CO2 in atmosfera inferiore di circa il 30% rispetto ad oggi”. Questo è quanto ha spiegato il paleoglaciologo e direttore di ricerca presso il CNRS Pierre-Henri Blard, coautore del citato studio.
SCIOGLIMENTO GHIACCI GROENLANDIA E RISCHIO INNALZAMENTO LIVELLO DEL MARE
“Un livello di temperatura appena superiore al clima attuale, persistendo per decine di migliaia di anni, porterebbe a una grande deglaciazione della Groenlandia“, ha affermato Valérie Masson-Delmotte. Stessa preoccupazione è stata manifestata anche da Pierre-Henri Blard, coautore dello studio, che ha posto l’accento sul potenziale innalzamento del livello del mare globale di quasi 7 metri se fossimo di fronte a uno scioglimento completo. Per il momento le stime prevedono tra i 30 cm e 1 metro entro la fine del secolo. Ma la situazione potrebbe aggravarsi.
Lo studio in definitiva vuole dimostrare che i cambiamenti climatici da sempre possono presentarsi nel corso della storia. Ma l’incremento di inquinamento da cui siamo caratterizzati nel periodo odierno fa sì che l’anidride carbonica traini maggiori quantità di calore, rendendo la calotta artica più sensibile allo scioglimento e in minor tempo. Insomma, quello a cui stiamo assistendo sarebbe un vero e proprio segnale d’allarme con ampie perdite calotta glaciale se non ci decarbonizziamo.