Sembrerebbe essere tornato il sereno fra gli Stati Uniti e la Danimarca dopo l’affaire Groenlandia. Il numero uno a stelle e strisce, Donald Trump, aveva spiegato di essere interessato all’acquisto della nota isola ghiacciata, trovando però l’accoglienza freddina (giusto per rimanere in tema) dei danesi che la controllano. Incidente diplomatico subito rientrato, come ha fatto capire il segretario di stato Usa, Mike Pompeo; quest’ultimo ha avuto una conversazione telefonica con il ministro degli esteri della Danimarca, Jeppe Kofod, in cui lo stesso esponente dell’amministrazion Trump ha “espresso apprezzamento per la cooperazione della Danimarca”. Nel contempo lo stesso Kofod, come ha fatto sapere attraverso Twitter, ha apprezzato il dialogo “franco, amichevole e costruttivo”. Resta da capire a questo punto se si terrà o meno l’annunciata visita del tycoon Usa in terra danese, in programma il prossimo 2 settembre poi cancellata dagli stessi Stati Uniti dopo il rifiuto della Danimarca a vendere la Groenlandia. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
GROENLANDIA, TRUMP VS DANIMARCA
Donald Trump ha annullato la visita ufficiale in Danimarca dopo il Groenlandia-gate scoppiato negli ultimi giorni per volontà dello stesso Presidente americano: dopo il secco no ricevuto dalla premier danese Mette Frederiksen, il n.1 della Casa Bianca ha twittato irritato «Visti i commenti del primo ministro Mette Frederiksen che ha detto di non essere interessata, rinvierò il nostro incontro». E via ad un altro possibile incidente diplomatico cui ormai Trump ha abituato gli analisi in questi primi 4 anni di Presidenza: ricorderete negli scorsi giorni il tentativo non nascosto del tycoon repubblicano di voler proporre alla Danimarca l’acquisto della maxi isola artica, dopo aver saputo che la gestione e i costi economici per il piccolo stato scandinavo erano un vero problema per le casse di Copenaghen. Di recente però la Premier di Danimarca ha respinto ogni possibile intento di acquisto “da Risiko” il che non è piaciuto per nulla a Trump e all’intero stato maggiore americano.
TRUMP ANNULLA VIAGGIO IN DANIMARCA: IL PERCHÈ DEL NO ALLA GROENLANDIA
«La Groenlandia non è danese. La Groenlandia è groenlandese. E spero che tutto ciò non sia qualcosa che venga davvero preso sul serio» ha affermato con chiarezza la Frederiksen facendo cosi decidere in poco tempo a Trump l’annullamento improvviso del suo viaggio istituzionale in Danimarca previsto per il prossimo 2 settembre. Il Presidente degli Stati Uniti avrebbe dovuto incontrare proprio la Premier danese nelle prossime settimane, ma non solo: Trump aveva in agenda l’incontro con Kim Nielsen, la premier della Groenlandia (che è un territorio autonomo di proprietà della Danimarca da cui dipende solo per Esteri e Difesa) la quale anch’ella si era espressa contraria alla proposta di acquisto di Trump «La Groenlandia è aperta agli affari ma non è in vendita». Così oggi la serie di tweet dalla Casa Bianca che di fatto aprendo allo scontro istituzionale: «La Danimarca è un Paese molto speciale con un popolo incredibile ma sulla base dei commenti del primo ministro Mette Frederiksen, che non ha alcun interesse a discutere l’acquisto della Groenlandia, posticipo ad un altro momento il nostro incontro previsto tra due settimane». Come però aveva ben illustrato sul Sussidiario qualche giorno fa Giuseppe Gagliano (fondatore del Centro studi strategici Carlo de Cristoforis) il vero motivo delle mire di Trump sulla Groenlandia sarebbe da ricercare nella Cina: «necessario tenere presente che la Groenlandia possiede risorse considerate strategiche sia sul piano militare che sul piano civile: il ferro, le terre rare, i giacimenti di uranio, i giacimenti diamantiferi, il piombo e naturalmente le risorse petrolifere: non dimentichiamoci che la Groenlandia viene considerata una delle più grandi aree petrolifere del mondo. Ebbene, proprio per questa ragione la Cina è interessata a sfruttare non solo le risorse relative all’uranio, ma anche quelle petrolifere e quelle relative alle terre rare». Xi Jinping ha inserito la Groenlandia in un’ipotetico sviluppo “artico” della Via della Seta e per questa ragione Trump ha voluto accelerare per provare ad inserire nella “trattativa di influenza”: per ora non c’è riuscito ma la partita rimane tutt’altro che chiusa.