CONSERVATORI SORPASSANO I LIBERALI (CHE TRATTANO PER NUOVE ADESIONI): COSA SUCCEDE NEI GRUPPI NEL PARLAMENTO UE

Se dopo i risultati delle Elezioni Europee 2024 di due settimane fa lo scenario per la composizione del nuovo Parlamento Ue (che si insedierà a metà luglio) vedeva Popolari, Socialisti e Liberali come prime forze in grado di allearsi per eleggere la nuova Commissione Europea, la situazione dei gruppi politici che si stanno formando con i nuovi eletti è mutata in maniera significativa. La destra di ECR infatti, guidata da Giorgia Meloni, sorpassa Renew-Alde di Macron e si candida ancora di più a giocare un ruolo tutt’altro che da comprimario per le trattative verso le nomine dei vertici Ue.



La composizione del Parlamento Ue emersa l’indomani dei risultati elettorale vedeva lo scenario seguente: PPE (Popolari) con 186 seggi, S&D (Socialisti) con 134, Renew Europe (Liberali) con 79 seggi, appena dietro l’ECR (Conservatori) con 72, ID (Identità e Democrazia-Sovranisti) con 58 seggi, Verts-ALE-G-EFA (Verdi) a 53 seggi, LEFT (Sinistra) con 36, non iscritti 46 e altri non ancora schieratisi erano i restanti 55 seggi dei 720 totali. Ebbene, con le evoluzioni dei gruppi politici che si vanno formando in queste ore lo scenario mutua radicalmente: gli 11 nuovi eurodeputati portano i conservatori di Giorgia Meloni a ben 83 nuovi europarlamentari, il che significa sorpasso pieno dei liberali di Macron che hanno pure perso il gruppo ceco ANO. Di contro, Renew ha fatto sapere i essere in trattative per acquisire nuovi europarlamentari, puntando al “controsorpasso” ai danni di ECR, anche se al momento i numeri li smentirebbero.



DAI SEGGI ALLE ALLEANZE: PROSEGUE LA PARTITA PER IL NUOVO PARLAMENTO UE. CHI ENTRA E CHI ESCE

Ricordiamo che la composizione definitiva dei gruppi iscritti al nuovo Parlamento Ue dovrà essere sancita il 26 giugno prossimo, con anche la prima elezione dell’ufficio di presidenza di ogni singolo partito europeo. Ecco dunque i vari ingressi e abbandoni – alcuni anche clamorosi – alle soglie del nuovo Parlamento Ue; per diventare il terzo gruppo più numeroso nella prossima Eurocamera i Conservatori e Riformisti Europei (ECR) hanno visto l’ingresso di:

– Danimarca: Kristoffer Storm dei Democratici Danesi (Da)
– Bulgaria: Ivaylo Valchev di Itn
– Lituania: Aurelijus Veryga dell’Unione dei contadini e dei verdi di Lituania (Lvžs)
– Romania: Claudiu-Richard Tarziu, Gheorghe Piperea, Maria-Georgiana Teodorescu, Adrian-George Axinia e Serban Dimitrie Sturdza, tutti dell’Alleanza Per l’Unione dei Rumeni (Aur)
– Francia: la nipote di Marine Le Pen, Marion Maréchal, con Guillaume Peltier e Laurence Trochu, tutti espulsi da Reconquete di Zemmour e intenti a formare un nuovo gruppo di destra nazionalista conservatore



Gli 11 nuovi membri ECR fanno il paio con i 4 già entrati la scorsa settimana, ovvero:

– Croazia: Stjepo Bartulica del Movimento Patriottico (Dp)
– Cipro: Geadi Geadis del Fronte popolare nazionale (Elam)
– Lettonia: Reinis Poznaks di Lista Unita (As)
– Lussemburgo: Fernand Kartheise del Partito Riformista di Alternativa Democratica (Adr)

«Penso che qualche sorpresa sulle maggioranze che si costruiranno sui vari dossier al Parlamento Europeo potrebbe arrivare»: così Giorgia Meloni, intervenuta alla festa per i 50 anni de “il Giornale” ha lasciato intendere che la questione dei numeri dei gruppi nel Parlamento Ue può avere una diretta conseguenza anche sulle trattative per la Commissione Ue. «Il mio ruolo oggi – ha detto ancora la leader di FdI ed ECR – è organizzare un fronte alternativo alla sinistra, dialogare con tutti. Oggi il gruppo dei Conservatori europei che presiedo è diventato il terzo gruppo per numero di parlamentari in Europa». Piccola grana diplomatica è rappresentata dalla situazione dell’ex PPE Viktor Orban (stretto alleato di Meloni in Europa) che con il suo Fidesz ungherese cerca di entrare nei gruppi del Parlamento Ue: «Il partito rumeno AUR, noto per la sua posizione estrema anti-ungherese, si è unito al gruppo ECR al Parlamento europeo. Fidesz non condividerà mai una fazione con un partito del genere nel Parlamento europeo. Questo non è negoziabile», così racconta alle agenzie Ue il leader di Fidesz, Máté Kocsis.

Di contro Renew sta puntando ad acquisire alcuni fuoriusciti da altri partiti nazionali, come ad esempio il belga Yvan Verougstraete di Les Engagés – partito liberale belga ritiratosi dal PPE – e altri potenziali tra i non-iscritti, «La corsa è partita, non finisce oggi, siamo bene allenati e vedremo chi arriva meglio alla fine, da veri liberal-democratici a noi la competizione piace moltissimo», spiegano i vertici di Renew Europe all’agenzia LaPresse. Nel frattempo però pesa e non poco il ritiro dei 7 europarlamentari del partito ceco ANO 2011, guidato dall’ex Premier di Praga Andrej Babis: «Si tratta di un divorzio atteso da tempo: Ano ha scelto un percorso populista che è incompatibile con i nostri valori e la nostra identità», ha commentato la presidente di Renew Europe Valérie Hayer. Con Von der Leyen che continua a mantenere la barra dritta sull’accordo PPE-PSE-Renew, i numeri della destra in aumento non fanno che indebolire ulteriormente la linea della Commissione Ue uscente, intenta ad andare contro le indicazioni emerse dalle urne pur di escludere l’area considerata “troppo estrema”. Non tutti i popolari sono concordi e questo aumenta le possibilità e i rischi per Von der Leyen di incappare in “franchi tiratori” nelle votazioni per la nomina della nuova Commissione Europea.