Nella serata di lunedì Matteo Renzi ha telefonato al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ed ha ufficialmente comunicato la sua decisione di lasciare il Partito Democratico per fondare un nuovo soggetto politico e soprattutto, immediatamente, nuovi gruppi parlamentari all’interno dei quali dovrebbero confluire venti deputati e dieci senatori dell’area renziana, anche se voci insistenti parlano di alcuni elementi che resteranno all’interno del PD, come Guerini e Lotti. Tutti i particolari saranno comunque sottolineati da Renzi in un’intervista che uscirà nella mattinata di martedì sul quotidiano Repubblica, in cui probabilmente verrà svelato anche il progetto politico dell’ex Premier. (agg. di Fabio Belli)



CHI SEGUIRA’ L’EX PREMIER FUORI DAL PD

Di sicuro Maria Elena Boschi, Ettore Rosato e Davide Marattin, ma anche Roberto Giachetti, Ivan Scalfarotto e Teresa Bellanova: sono solo alcuni de nomi che faranno parte del nuovo partito in via di annuncio di Matteo Renzi. Al netto delle tempistiche della “nuova cosa renziana” (domani a Porta a Porta o il 19 ottobre alla Leopolda), l’aria di scissione è tema ormai certo in seno al Partito Democratico: il dramma politico consumato nelle nomine dei Sottosegretari (sempre che sia questo il vero motivo dietro alla “mossa” dell’ex Premier) sembra aver portato, quantomeno in Parlamento, due gruppi distinti tra renziani e Pd. Alla Camera bisogna raggiungere quota 20 deputati per poter formare un gruppo ed è per questo che tra centristi e Forza Italia gli animi si “agitano” per possibili movimenti nelle prossime ore: ci saranno anche Bonifazi e Lucia Annibali, mentre il “niet” è giunto dai sindaci renziani (Giorgio Gori e Dario Nardella, che restano nel Pd), dai Ministri Guerini e Bonetti e dall’ex Giglio Magico Luca Lotti. Secondo quanto riportato dal quotidiano “Open”, Renzi nelle prossime ore tornerà a Roma dopo un impegno a Londra e chiamerà Conte per annunciare la nascita di nuovi gruppi parlamentari che appoggeranno il Governo giallorosso in maniera “esterna” al Partito Democratico. Domani a Porta a Porta dovrebbe formalizzare i contorni della “proposta” che non avrà, questo pare certo, il nome “L’Italia del Sì”: da ambienti renziani, si vocifera che un nuovo partito non può nascere nell’ottica di una battaglia persa come quella del Referendum 2016, segnata proprio da quel motto.



GIACHETTI LASCIA LA DIREZIONE PD

Svolta in casa Pd: sembra sempre più vicina la scissione in casa dem, con Matteo Renzi pronto a mettersi in proprio ed a lanciare il suo nuovo partito. Un ulteriore segnale è arrivato pochi minuti fa: Roberto Giachetti ha annunciato le sue dimissioni dalla direzione del Partito Democratico. «Non posso rinnegare le mie convinzioni sul Movimento 5 Stelle e su tutto quello che è successo in questi anni, sono cose che mi pesano», le parole del dem in un lungo video pubblicato su Facebook, con l’ex candidato sindaco di Roma che ha poi evidenziato: «Io sono stato il frontman della campagna che negava qualsiasi chance di fare un accordo con il M5s, mi sono candidato alla segreteria del partito contro questa ipotesi. Vista questa situazione, è inevitabile che ne debba trarre le conseguenze». Per lui si apre un futuro nel nuovo movimento di Renzi? Impossibile escludere ipotesi, anche se continuano ad arrivare messaggi all’ex premier: «Il suo addio al Pd sarebbe un errore gravissimo, non buttiamo tutto all’aria per un litigio», le parole di Debora Serracchiani a Quotidiano. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



RENZI, SCISSIONE DAL PD: L’ANNUNCIO A PORTA A PORTA?

Secondo fonti renziane ad Huffington Post sarà domani alle ore 18 nella registrazione della puntata di Porta a Porta che Matteo Renzi farà il suo annuncio definitivo di scissione dal Partito Democratico: «è pressoché certo, anche se con Matteo non si sa mai fino all’ultimo», confermano all’Huffington Post alcuni suoi fidati collaboratori. L’intento di anticipare il “me ne vado” rispetto alla Leopolda viene descritto dai renziani proprio come l’obiettivo di vedere poi chi verrà alla manifestazione di Firenze, una sorta di “conta” per chi è per/contro di lui. «La rottura è stata sul governo, nella fase finale della trattativa sui sottosegretari», pare la motivazione addotta dai renziani stessi dopo che solo poche settimane fa Matteo Renzi invitava l’intera base del Pd a votare tutti assieme per un Governo di unità con M5s contro Salvini. Nel frattempo, in attesa dell’annuncio, domani potrebbe arrivare anche la fase operativa della scissione in Parlamento con 20 deputati e 6 senatori che sono pronti a lasciare il Pd: «La decisione di andarcene è presa. Che senso ha aspettare ancora? Per ascoltare l’ennesimo appello, magari nemmeno del tutto sincero, all’unità?», spiega un big renziano intervistato da Adnkronos. Tra i nomi che si fanno degli scissionisti troviamo Ettore Rosato, Maria Elena Boschi, Ivan Scalfarotto, Anna Ascani, Michele Anzaldi, Luciano Nobili, Luigi Marattin, Silvia Fregolent, Mauro Del Barba, Carmelo Miceli, mentre non dovrebbero esserci Lotti, Guerini, Morani e Orfini secondo gli ultimi “retroscena” di Adn e Huffington Post.

“FARÒ UNA RENZATA..”, ANNUNCIO A BREVE?

Ormai non sono solo i retroscena a parlare della possibile scissione di Renzi dal Pd, ma da ambienti molto vicini all’ex Premier si tratta l’argomento come fosse ormai “cosa imminente”: secondo quanto riportato dal Messaggero, non si attenderà neanche la Leopolda del 18 ottobre per l’annuncio ma potrebbe già avvenire nei prossimi giorni dopo la formazione dei nuovi gruppi parlamentari legati alla sua corrente. «Sento l’entusiasmo della nostra gente. E non farò di certo un partito di centro o una nuova Margherita. Farò un partito totalmente innovativo, una cosa che non si è mai vista in Italia», avrebbe spiegato Renzi ai suoi, aggiungendo «farò una renzata». Il nome del nuovo partito potrebbe variare tra un “Italia del Sì” e “Italia in crescita” ma al momento ogni qualsiasi altra informazione viene tenuta “secretata” in attesa dell’annuncio che lo stesso Renzi vorrà fare. Cresce l’ansia nel Pd per un partito che ora potrebbe ritrovarsi al Governo con i M5s (c’è già) ma con una nuova scissione interna che li spingerebbe ancora più verso sinistra perdendo di attrazione per l’ala riformista-centrista che è una delle parti integranti del Partito Democratico. Per Enrico Letta «la scissione di Renzi dal Pd? Una cosa non credibile, non c’è alcuno spazio per una separazione a freddo o per una separazione consensuale», ma in realtà l’agitazione interna agli ambienti dem è tutt’altro che minima. Anche il Governo trema temendo di perdere una parte della maggioranza già piuttosto risicata in Parlamento: su questo Renzi avrebbe spiegato ai suoi, sempre per il Messaggero, «nei prossimi giorni voglio incontrare personalmente Conte per dargli tranquillità. E se non sarò io, sarà Marattin a incontrare Di Maio per rasserenare pure lui. Noi scherzi non ne facciamo».

ZINGARETTI “SAREBBE UN ERRORE GRAVISSIMO”

Dopo Franceschini, dal “membro” più rilevante del Pd nel Governo arriva l’appello del Segretario Zingaretti dalla Festa dell’Unità di Torino rivolto a Renzi e ai suoi gruppi che sarebbero pronti ad una imminente scissione da annunciare alla prossima Leopolda: «Dividersi è un gravissimo errore che l’Italia non capirebbe. Poi chiunque si prenderà le sue responsabilità», sentenzia il Governatore del Lazio, aggiungendo subito dopo «Mi auguro che non ci sia perché un Pd unito serve alla democrazia italiana e alla stabilità del governo». Per provare a “stuzzicare” Renzi, il leader dem sottolinea anche i numeri del recente passato: «A marzo 2028 ricordo un Pd al 18%, un Pd marginale, un centrodestra unito e un governo gialloverde trionfante che stava conquistando la maggioranza del paese – dice Zingaretti – Ora vedo un Pd intorno al 24%, che è tornato a essere il partito più votato dai giovani, che governa il paese». In attesa di vedere la prima replica del diretto interessato che ancora è rimasto in “silenzio” in questa domenica di tensioni interne al Pd, il partito si divide sulla presenza o meno di Renzi all’interno del futuro Partito Democratico. A livello ufficiale, fanno tutti appello affinché l’ex Premier non lasci la truppa ma non sono pochi i parlamentari che si ritrovano del tutto divisi su quale scelta prendere per i prossimi mesi, se tentare l’azzardo renziano o rimanere nell’alveo di Zingaretti e della attuale maggioranza dem.

FRANCESCHINI, APPELLO A RENZI “NON ANDARE VIA”

Il Pd è una polveriera: pur essendo arrivato al Governo senza passare dalle Elezioni, i gruppi di Zingaretti invece che rinsaldarsi rischiano di sfaldarsi dopo la paventata scissione di Matteo Renzi e dei suoi Gruppi in Parlamento. Dal palco di Cortona per la festa dell’AreaDem, il Ministro Dario Franceschini lancia un appello al suo ex Segretario: «Lo dico a Renzi: non farlo. Il Pd è la casa di tutti, è casa tua e casa nostra. Il popolo della Leopolda è parte del grande popolo del Pd. Non separiamo questo popolo, non indeboliamoci spaccando il partito di fronte a questa destra pericolosa». Sempre secondo Franceschini, nel recente passato il più fermo sostenitore della necessaria alleanza Pd-M5s (ora anche per le prossime Regionali in Umbria, ndr) «l’unità del Pd è indispensabile. La nascita del governo è passata anche dalle interviste di Renzi e di Bettini, non si era mai visto un voto unanime in direzione. Per questo non voglio credere a questa storia della scissione o quel che ho letto sui giornali, questa storia ridicola della separazione consensuale. Quando spacchi un partito è sempre traumatico, come si fa a pensare che sia consensuale?». Per Siamo Europei di Calenda invece la strada di Renzi non vedrà lo stesso obiettivo comune «Si fa un Governo con i 5S, dopo aver detto mai con i 5S, promettendo unità e poi si fa una scissione presentandola come “consensuale” dopo aver occupato i posti di Governo. Al fondo esistono solo agende di potere personale nascoste dalla scusa di difendere il “bene del paese”. Tutto questo rafforzerà la destra becera e sovranista […] la nostra strada è opposta. Costruire un movimento fondato sulla concretezza delle proposte, la serietà dei comportamenti e la mobilitazione di una classe dirigente capace».

PD, NUOVI GRUPPI RENZI IN PARLAMENTO

Ancora non sarà nuovo partito, ma vi sia una separazione di Matteo Renzi dal Pd ormai è cosa imminente: dopo l’intervista di Ettore Rosato ieri a Repubblica e dopo la “conferma” avuta dall’ex Premier che nella prossima Leopolda farà il suo annuncio politico, le acque dei dem si agitano in Parlamento, preludio di quello che potrebbe avvenire tra qualche mese. Come ormai riportano tutti i retroscena principali, la scissione dei gruppi di Renzi dal Pd è quasi fatta: alla Camera e al Senato stanno per nascere i segmenti di quello che potrebbe essere nel futuro prossimo la “nuova casa” dell’ex Segretario Pd che così direbbe addio a quel partito che lo ha fatto emergere e allo stesso tempo distruggere in termini di consenso. Secondo le stesse fonti renziane, i nuovi gruppi non nascono contro il Governo bensì a suo sostegno (garantendo così un’alleanza più solida tra Pd e Leu, come riferito ieri dal capogruppo di Sinistra Federico Fornaro): «Di politica nazionale parleremo alla Leopolda e sarò chiaro come mai in passato» si è limitato a dire il protagonista n.1 che nelle “trame contro” la Segreteria di Zingaretti ormai non smentisce neanche più.

RENZI, LA SCISSIONE ALLA LEOPOLDA?

«Non un partitino del 3% ma un soggetto che parli al Paese», è quello che spiegano le fonti renziane al Corriere della Sera, anche se al momento il progetto di Renzi sembra distanziarsi da quello di Calenda-Richetti, fuoriusciti dal Pd ma molto critici sulle ultime mosse del loro ex alleato-Premier. «Toglierebbe anche a Zingaretti l’alibi di non controllare i parlamentari: uscirebbero Renzi e Bellanova e magari si preparerebbe l’ingresso di Calenda e Bersani», ragiona uno dei renziani all’Ansa. Secondo i primi calcoli, al Senato i renziani – e lo stesso Renzi – passerebbero al Gruppo Misto dato che non è concesso la formazione di un nuovo gruppo che non abbia partecipato alle ultime Elezioni, mentre alla Camera i renziani sarebbero circa una 20 e si staccherebbero dal Pd per formare un gruppo autonomo. Luigi Marattin potrebbe essere il “capogruppo” mentre la capo delegazione di Renzi al Governo potrebbe essere la Ministra Teresa Bellanova. Da ultimo, Ettore Rosato secondo Tg Com24 potrebbe essere il nuovo coordinatore del soggetto politico che poi alla Leopolda dovrebbe essere annunciato da Matteo Renzi in persona. «Il Pd dovrebbe discutere di come affrontare i problemi del Paese governando, non di come e se dividersi», attacca Andrea Orlando, seguito da Franceschini che si dice «indignato» dall’ipotesi scissione. Del resto le ultime polemiche di Maria Elena Boschi sulla mancanza di “toscani” nel Governo e le battute a distanza tra Renzi e Zingaretti ormai sembrano aver sancito quello che da qui a pochi mesi avverrà, la tanto temuta eppure sussurrata scissione.