In una recente intervista rilasciata per il Sole 24 Ore, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, anche ex ministro dell’Economia durante il secondo governo Conte, ha parlato del superbonus e della decisione, recente, del premier Giorgia Meloni di interromperne l’erogazione. “Il 110% è stato una misura anticiclica straordinaria, utile in una fase economica eccezionale”, ma nel tempo sarebbe stato svuotato e rovinato.
In particolare, ad aver infierito sugli esiti del superbonus, secondo Roberto Gualtieri sono “le proroghe e gli allargamenti della platea che sono stati alla base dello sforamento rispetto alle risorse stanziate“. Parla chiaro, però, nonostante gli esiti (forse disastrosi) del superbonus, potesse tornare indietro lo rifarebbe, perché “è stato un tassello di una strategia di politica economica più ampia, che nel complesso ha determinato una crescita formidabile del Pil e un aumento altrettanto rilevante delle entrate, salvando il tessuto sociale, produttivo e finanziario”. Arrivò, infatti, spiega ancora Gualtieri, in un momento in cui “occorreva dare una spinta alla crescita e questo non poteva avvenire solo con ristori e sussidi: bisognava sostenere subito (..) gli investimenti”.
Gualtieri: “Troppe proroghe e emendamenti nel Superbonus”
Tornando un passo indietro, però, Roberto Gualtieri racconta anche che il Superbonus era pensato come “misura temporanea, che sarebbe terminata nel 2021 e non avrebbe dovuto essere prorogata perché dal 2022 sarebbero arrivati il Pnrr e gli altri copiosi investimenti pubblici”. E fu una misura efficiente, perché fin da subito ci fu “un rimbalzo senza precedenti dell’indice delle costruzioni che (..) trainò il Pil in uno spettacolare rimbalzo del 14,5%“.
“Il problema”, rincara Gualtieri, “sono quindi le proroghe e gli allargamenti della platea, alla base dello sforamento rispetto alle risorse stanziate“. Venne, infatti, scostato circa 1 miliardo per la proroga fino al 30 giugno 2022, “ma la fortissima coalizione parlamentare che spingeva per ulteriori proroghe e allargamenti non si fermò”. Ci fu una seconda proroga del superbonus fino alla fine del 2022, continua a spiegare Gualtieri, e poi un allargamento della platea e “l’aumento degli interventi fu esponenziale“. E si arrivò al terzo problema, “l’equità distributiva (..) minata quando il Parlamento inserì le seconde case”, inserendo originariamente nell’emendamento anche “ville e castelli“.