Sono sempre stati un a parte nel mondo Marvel, al netto degli innesti negli Avengers, e non poteva essere altrimenti per I guardiani della galassia. Un po’ perché sono sempre stati considerati e pensati come outsider, eroi di serie B, un po’ perché il loro mondo è quello della space opera più che del supereroismo; e poi anche, forse soprattutto, perché nella loro versione cinematografica sono figli di una precisa personalità, quella del regista James Gunn. Oggi che Gunn è pronto a salutare Marvel per andare a dirigere l’universo cinematografico dei rivali DC, anche il nuovo film della serie, il volume 3, assume l’aspetto di un addio e anche della chiusura di un’era.



Nella terza avventura di questo ridicolo e adorabile mucchio selvaggio, scritta dallo stesso regista, Rocket è in gravissimo pericolo: l’Alto evoluzionario, il creatore del super-procione, vuole rientrarne in possesso per migliorare le sue tecnologie “eugenetiche” e costruire un mondo migliore distruggendo tutti gli altri mondi da lui creati, ma lo manda in coma. Starlord e soci dovranno proteggere l’amico e salvare, di nuovo, l’universo.



Il mix del nuovo film della serie è più o meno lo stesso dei precedenti, ovvero avventura spaziale scanzonata, spirito guascone, fantasia ai confini del camp e del trash ma gestita con serietà professionale, spettacolo a misura di pubblici eterogenei e soprattutto, visto che nel terzo film è l‘ingrediente a maggior dosaggio, il sentimento. Che però non è semplicemente la linea amorosa con cui ogni film hollywoodiano fa i conti, è un modo di pensare i valori diverso da ogni altro film dell’MCU e che lo rende contemporaneo, dentro il suo tempo ma condivisibile da chiunque, ma al tempo stesso uno dei motivi per cui forse questa trilogia resisterà allo scorrere degli anni.



Al centro di Guardiani della galassia vol. 3, ci sono sentimenti come l’affetto e la cura più che l’eroismo o il sacrificio, il modo in cui sono declinati non è quello tipico dei fumetti in cui al di sopra di tutto c’è un bene comune e superiore a cui delegare ogni emozione, ma è più facilmente riscontrabile nella vita comune, il bisogno di amici, la capacità di relazionarsi con loro, il peso che gesti e parole hanno nella loro vita. Certo, in mezzo ci sono avventure mirabolanti, ma prima di salvare il mondo ai Guardiani importa salvare il loro mondo, i loro amici, coltivare con amore la propria comunità.

Il talento di Gunn come narratore sta nel rendere questo sostrato per nulla lezioso, nel dargli energia, umorismo e fascino visivo, soprattutto nel dipingere questo gruppo di reietti (nei flashback di Rocket piccolo c’è anche una forte polemica animalista e anti-specista) che allo spettatore paiono le persone più importanti del mondo, minuto dopo minuto, film dopo film; in tre opere, Gunn ha creato un rapporto tra personaggi e pubblico che i 30 restanti film Marvel non sono riusciti a creare. Non è un caso che il personaggio chiave del film sia Drax, un distruttore stolido e violento, che ha un innato talento per far ridere i bambini e far loro da padre: plauso a Dave Bautista che lo rende mescolando genialmente idiozia e tenerezza.

E poi c’è tutto il resto, il collante fantasioso che lega i sentimenti, gli effetti speciali barocchi e umoristici che ricordano il passato di Gunn nella Troma, quindi tentacoli melmosi, materie viscide e liquide, colori iper-pop e forme stravaganti e tutte le diverse forme d’azione. Questo terzo film è forse meno equilibrato degli altri due della serie, ma dopo aver visto gli ultimi film Marvel e aver assistito al loro debito d’ossigeno, Guardiani della galassia vol.3, sembra una boccata d’aria fresca.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI