GUARDIOLA ATTACCA LA SUPER LEAGUE
Pep Guardiola contro la Super League. Anche lui come Jurgen Klopp, secondo un caso singolare: lo ha definito scomodo, perché di fatto è il manager di una delle squadre che hanno fondato la Super Lega e, dunque, tecnicamente le sue dichiarazioni dovrebbero andare a sostegno dell’iniziativa, che rischia di portare un terremoto nel calcio europeo. Eppure, Guardiola afferma di essere prima di tutto un uomo con le sue opinioni: nel corso della conferenza stampa pre-Aston Villa (anche la Premier League ha il turno infrasettimanale), l’allenatore del Manchester City si è schierato apertamente contro la Super League, o meglio ha detto che ne vuole capire meglio i meccanismi.
“Il presidente del comitato dovrebbe spiegare come si è arrivati a questa decisione” ha detto, prima di confermare l’amore al City e il suo sostegno al club; ammettendo di non avere tutte le informazioni, Guardiola si è comunque chiesto perché alcune società siano state selezionate e altre no e poi ha firmato il passaggio che ci sentiamo di sottolineare come titolo, ovvero “non è più sport quando la vittoria è garantita e non importa se perdi”. Girato nell’altro senso, no alla Super League perché non ci si può qualificare (non è del tutto vero, ma il concetto è chiaro e ragionevole).
GUARDIOLA CONTRO LA UEFA
Dunque Pep Guardiola è contrario alla Super League: verrebbe da pensare a questo punto che le sue posizioni appoggino la Uefa, e invece l’allenatore del Manchester City ne ha anche per la federazione europea. Nel mirino i troppi impegni: “Nella parte più importante della stagione, in cui ci giochiamo i titoli, il Bayern non aveva Robert Lewandowski contro il Psg perché si è infortunato in nazionale”. Citato ad esempio il bomber polacco, effettivamente assenza devastante nei quarti di Champions League, e ovviamente il riferimento di Guardiola – non è difficile, ne aveva parlato pochi giorni fa in toni anche più forti – è il fittissimo calendario cui la Uefa costringe i suoi tesserati. “La Uefa ha deciso così perchè ognuno pensa a se stesso”. Come dire: usciamo dalla dicotomia buoni contro cattivi, allontaniamoci dall’idea che la Uefa sia il personaggio positivo da preservare a tutti i costi e i fondatori della Super League i cattivoni da film epico americano che non conoscono il concetto di bene. Guardiola lo sa bene: il discorso è molto più complesso di così, e infatti lui stesso ammette di non essere in possesso di tutte le informazioni. Di sicuro però, fosse lui a decidere, la Super League non la giocherebbe…