Dunque don Camillo batte Guglielmo da Baskerville 4 a 3: un risultato impressionante, che ricorda l’arcifamosa Italia-Germania del ’70… Ma stavolta la vittoria del pretone di Mondo piccolo è ancora più clamorosa, perché nessuno si sarebbe sognato mai nemmeno di mettere sullo stesso piano Don Camillo e Il nome della rosa, né dal punto di vista intellettuale, né tampoco da quello letterario. Di sé Guareschi diceva di avere un vocabolario che contava sì e no 200 parole (anche se non era vero) ed affermava che i critici letterari gli avevano concesso solo di essere contemporaneo, ma non scrittore. E ancora ribadiva che i suoi libri erano stati tradotti nelle principali lingue del mondo, eccettuata la italiana e per questo i critici italiani non avevano mai preso in considerazione i suoi scritti.



Questa serie di avvertimenti, però, non sono bastati a Giorgio Dell’Arti che, su Robinson, l’inserto culturale di Repubblica, ha pensato questa specie di torneo letterario ad eliminazione: l’ideatore, infatti, ha affidato ai lettori il compito di scegliere fra i due libri e, come è quasi sempre accaduto, sono stati i lettori a votare Guareschi.



Giovannino, in uno dei suoi famosissimi racconti, afferma che, a un uomo di campagna, quando muore, spiace soltanto di non poter più tirare il fiato, mentre uno di città è assalito da mille dubbi e rimpianti: la cultura – dice Giovannino – è quella cosa che, dopo la vita, riesce ad amareggiarti anche la morte. D’altronde un altro grandissimo contemporaneo di Guareschi, Indro Montanelli, aveva scritto: “Se ci date degli intellettuali, vi quereliamo!” Ma adesso è ora di fare il tifo, perché, superati i sedicesimi, agli ottavi di finale Giovannino e il suo Don Camillo dovranno vedersela nientepopodimenoché con Piero Chiara e il suo libro Il piatto piange. E, come si dice in questi casi, vinca il migliore!

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